L’importante è vincere

di Enrico Galoppini

Ma chi l’ha detto che “l’importante è partecipare”? Lo deve aver pensato e poi ripetuto alla massa qualcheduno che aveva il proposito di celebrare l’apoteosi della mediocrità e dell’appiattimento verso il basso.

Che senso ha preparare un podio per il primo, il secondo e il terzo classificati? A me il secondo arrivato ha sempre dato l’impressione di quello che è rimasto più scornato di tutti.
A rimettere le cose a posto, qui come su altri aspetti oggidì “dis-ordinati”, c’è il Palio di Siena, che a chi arriva secondo assegna la “purga”. Il che è tutto dire.

Il trionfo, la gloria e dunque “l’immortalità” spettano solo alla contrada che vince. Degli altri non resta memoria (non esiste manco un “ordine d’arrivo”): potranno solo radunarsi con le loro bandiere attorno alla contrada baciata dalla Fortuna tramite la quale, comunque, la Città intera “trionfa immortale” (cit. Silvio Gigli). 

Solo la vittoria nella Festa rigenera a “nuova vita”: ne sono un segno i ciucci che i contradaioli festanti portano appesi ai loro fazzoletti, mentre alla contrada che non vince da più tempo va la “cuffia”, simbolo di vecchiaia e dunque di “morte”.

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