Non viviamo in tempi come tutti gli altri.

Tempi nei quali le categorie fondamentali dell’esistenza erano in ordine. Tempi nei quali era chiaro a tutti ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Il vero e il falso non erano due opinioni intercambiabili sottoposte al giudizio d’incompetenti maggioranze, né di pretesi “intellettuali”.

La vita, in mezzo al normale succedersi di gioie e dolori, tra vizi e virtù variamente distribuiti, si svolgeva lungo entro i rassicuranti argini costituiti da certezze che non potevano essere scalfite in alcun modo. Queste certezze, che riguardavano Dio, il proprio posto nel mondo e l’organizzazione della comunità, sono sempre state indiscusse ed indiscutibili. Non sono mai state negoziabili, fino all’avvento della cosiddetta “era moderna”.

Ad un certo momento, qualcosa è successo. Forze tremende ed impazienti che premevano da sempre, ma che erano state tenute provvidenzialmente a freno, hanno cominciato a penetrare, attraverso appositi ‘varchi’, in questo mondo, prima in maniera subdola e selettiva, poi fino a prenderne quasi l’esclusivo controllo sciamando dappertutto.

L’attività umana, da che era rivolta al Cielo, s’è rinserrata negli angusti spazi dell’umano fine a se stesso, di un uomo che ha addirittura preteso di sostituirsi a Dio, al suo Creatore, o ha fatto finta che Egli non ci fosse e non gli avesse in qualche modo ‘parlato’, lasciando perciò libero spazio ad ogni influenza nefasta e disgregatrice.

A furia di vedere solo l’uomo, con tutti i suoi pretesi “diritti”, il mondo è diventato letteralmente disumano.

Non vogliamo piangere una “Età dell’oro” che pure c’è stata. Ma per chiunque non abbia abdicato alle sue vere facoltà intellettuali è innegabile il fatto che il cosiddetto “mondo moderno” è un concentrato di falsità, di errori e di disordini veicolati nei più disparati domini dell’esistenza, ripercuotendosi fin nell’intimo degli esseri umani.

Profanando quindi ciò che nell’uomo vi è di più sacro, e che lo rende, secondo tutte le tradizioni religiose, “ad immagine di Dio”, e non una delle tante specie animali che abitano il pianeta.

L’uomo, infatti, è il ricettacolo designato per accogliere la presenza reale, in questo mondo, dello Spirito, di cui tanto si parla a sproposito senza disporre di sicuri riferimenti.

Una volta stabilito che l’azione delle forze infere mira a quel “tempio”, a quel “sancta sanctorum” che alberga in ciascun essere umano, tutto il resto si offre agli occhi di chi sa vedere come una mera applicazione, o manifestazione, in un preciso ambito, e con distinti ma convergenti obiettivi, di un’unica coerente azione volta alla dissoluzione e alla dannazione dell’essere umano.

Che non volendo più seguire gli esempi numinosi e luminosi ha finito per seguire il più pericoloso consigliere che esista: il proprio ego perennemente insoddisfatto.

C’è chi lo chiama “il Diavolo”, anche se per sentirsi “moderni” si deve dar mostra di non crederci. Eppure, è noto che uno dei primi inganni dell’Ingannatore per antonomasia è quello di far credere che “il Diavolo non esiste”… Così come non dovrebbero più esistere l’Inferno e le relative pene.

Tutti coloro che ci hanno preceduto si sono sbagliati? Hanno creduto a delle “leggende”? È veramente arduo e presuntuoso pensarlo, anche solo in via teorica, ma appena ci si addentra nei meandri della cosiddetta “modernità”, nei suoi differenti ambiti di applicazione, ci si rende conto che l’unica vera “leggenda” destituita d’ogni fondamento è la “modernità” stessa, se con essa si designa un modo di pensare e di vivere che prescinde completamente dall’esistenza di Dio, di tutto ciò che è “invisibile” ma terribilmente “reale” e di un Giudizio che attenderà tutti quanti noi, inesorabilmente.

Il “discrimine” che qui viene posto, perciò, lungi dall’essere quello che i moderni, adusi ad un linguaggio emotivamente corrotto intendono, vuole essere quello del corretto discernimento, che è una delle espressioni dell’intelligenza vera. Discriminare posizioni differenti è difatti alla base del perseguimento della giustizia e dell’equità. Si tratta dunque di un concetto fondamentale, rintracciabile in ogni tradizione, ed è per questo che a simbolo di questo sito è stata elevata la bilancia.

In altre parole, discriminare significa anche tracciare una linea di demarcazione, tra ciò che è vero e falso, o meglio reca in sé il marchio della verità o della falsità. Tra ciò che è giusto e sbagliato, senza possibilità di mescolare le carte. Tra ciò che è ordinato e ciò che è disordinato, perché esiste un ordine naturale delle cose.

Sarà infine questione di stabilire, in ogni singolo ambito in cui si espleta la vita umana, chi si pone da una parte e chi dall’altra, decantando così le vocazioni e le attitudini, in tempi nei quali persino gli eletti rischiano di perdersi, vista la potenza e la pervasività delle tentazioni e dei traviamenti.

In linea di principio non verrà tralasciato alcun particolare settore, se questo richiederà delle messe a punto, cercando, nei limiti delle nostre possibilità, di cogliere sempre il generale a partire dal particolare, poiché quest’ultimo è interessante solo nella misura in cui fornisce una lezione ed accresce la nostra conoscenza utile per un ‘viaggio’ che non si esaurisce in questo mondo. Un “mondo” che, intendiamoci bene, pur non essendo l’unica “realtà” ma anzi una porzione veramente minima di essa, non è da disprezzare e svilire considerandolo una scusa per dare libero sfogo ad ogni insana passione.

Tutti i veri uomini di ogni tempo e luogo, hanno piuttosto saputo darsi un’etica, tenere a freno le proprie passioni fissando un limiti alle loro pretese. E, pur agendo nel mondo, l’hanno utilizzato, grati, per sviluppare quelle virtù che avvicinano l’uomo a Dio, rendendo Questi soddisfatto della Sua creatura.

“Il Discrimine”, infine, essendo un sito italiano, si occuperà con un’attenzione particolare della nostra Patria, della Terra degli avi, che merita tutto il rispetto che le è dovuto, specialmente mentre col pretesto di una cosiddetta “crisi” è in corso un tentativo di mandarla completamente in rovina.

A questo ci opponiamo con tutte le forze, sia perché persino Dante pone i traditori nella più infima bolgia dell’Inferno, sia perché il tradimento di se stessi e delle proprie origini rappresenta un venir meno alla missione di cui ciascuna Nazione è stata incaricata dall’Alto.

Questo sito, pertanto, non farà alcuna concessione ad alcuni feticci moderni quali: l’ateismo (ma anche certo “misticismo” equivoco e la religione come “ideologia identitaria”), il laicismo (ma anche l’assurda pretesa che basti parlare “in nome” di una religione per avere l’ultima parola su tutto), il progressismo (ma anche il reazionarismo ingessato), l’economicismo (ma anche l’idea che il denaro sia solo “sterco del demonio”), lo scientismo (stando attenti a non contrastarlo con le fantasie più sfrenate), l’individualismo (ma anche il collettivismo e l’idea che il singolo individuo non valga nulla), la libertà fine a se stessa (ma anche ogni ingiusta oppressione, ovunque si manifesti), il razionalismo (ma anche il suo preteso opposto, l’irrazionalismo), l’intellettualismo (senza per questo fare l’elogio dell’ignoranza), il cosmopolitismo (ma anche l’esclusivismo etnico-razziale), il relativismo (ma anche l’esclusivismo ideologico e religioso), il moralismo (ma anche il superomismo amorale), l’ideologia di genere (senza che questo giustifichi accanirsi sulle singole persone), l’animalismo (ma anche l’abuso della posizione privilegiata dell’uomo sugli altri esseri), i diritti umani (ma anche la finzione che tutto vada bene dove non se ne parla), l’occidentalismo (senza scadere nell’odio di sé), il terzomondismo (ma anche l’idea che fuori dall’Occidente siano tutti “indietro”), il buonismo (senza per questo svalutare i buoni sentimenti).

Come si può ben capire, le idee qui esposte non saranno né “di destra” né “di sinistra”. Due modi, come qualcuno ha detto, di definirsi dei cretini. Potrebbero essere semplicemente idee dettate dal “buon senso”, anche se l’intenzione, sperando di non disattenderla, è quella di esprimere “idee forti”, “a posto” o “fondamentali”.

Si cercherà altresì di andare oltre tutta una serie di false opposizioni e dicotomie, che sussistono per il semplice fatto che il più delle volte ci si pone, con spirito di fazione, “da una parte” contro “un’altra”, scontrandosi e polemizzando da posizioni falsate in partenza perché determinate dall’accettazione di quegli stessi errori moderni che sommariamente abbiamo elencato.

La partigianeria è dunque quanto di più lontano dal nostro sentire. Quello è l’ingiusto discriminare. La “modernità” discrimina continuamente, sulla base di veri e propri errori. E ciò genera una perenne conflittualità di tutti contro tutti, nonché il proliferare di “categorie” poste arbitrariamente.

A noi invece interessa unire. Ma non sulla base di un errore, sia chiaro.

A noi interessa fondamentalmente svolgere un servizio. Che è quello di discriminare per meglio esprimere un giudizio e dunque stare quanto più è possibile dalla parte della Verità. Perché con la Verità non si scherza: quella è il vero Discrimine.