Le radici “sovversive” della contestazione contro il Palio

di Enrico Galoppini

animalisti_palioLa notizia ha fatto un certo scalpore perché, per la prima volta, il giorno del Palio, una contestazione di “animalisti” è stata ammessa a Siena. È vero che i contestatori potranno accomodarsi solo a debita distanza, in periferia, tuttavia questa, per loro, è un’innegabile vittoria concessa da chi, invece, avrebbe dovuto solo pensare a tutelare la Festa.

Che non si difende dimostrando “tolleranza” o “rispetto” per le “idee altrui”, per gli altri “punti di vista”. Primo perché quando le “autorità” non intendono fare concessione alcuna a ciò che ritengono “indegno” ed “immorale” sfoderano la proverbiale “tolleranza zero” (si pensi a ciò che viene sbrigativamente bollato con determinati “marchi” infamanti, al solo scopo d’impedire la diffusione di alcune idee “scorrette”). Secondo poiché quand’anche il punto di vista degli “animalisti” avesse una sua ragion d’essere, non si capisce proprio perché proprio il giorno del Palio si debba ammettere una contestazione di elementi giunti a convegno con l’unico e palese intento di provocare e di creare un “precedente”, dopo il quale diventerà sempre più “imbarazzante” opporre un diniego in occasione delle prossime edizioni della Festa paliesca.

abolire_rincorsaIl circo mediatico – che a differenza di quello con gli animali piace parecchio a certi esibizionisti – sostiene sordidamente i promotori di queste “proteste”, coi vecchi trucchi che un consumato mestiere di manipolatore delle coscienze sa sfoderare per seminare disorientamento persino in certuni che, considerati i tempi di estremo disordine in ogni ambito, possono mostrare alla lunga, persino nella Città stessa, segni di cedimento.

L’obiettivo, al di là degli aggiustamenti tattici degli “animalisti” e di chi gli tiene bordone, è – diciamocelo senza tanti giri di parole – l’abolizione pura e semplice del Palio, da tutti costoro incompreso nell’essenza perché affetti (il termine non è casuale) da una mentalità “moderna” dalla quale vengono a mancare, uno dopo l’altro, tutti quei riferimenti che configurano la personalità di un uomo e di una comunità in senso “tradizionale”.

Ma l’alleanza tra questi “militanti” o “attivisti” e determinate cricche intellettualoidi dedite alla “moralizzazione” del genere umano, la quale non ha un particolare “colore” politico, è comprensibile solo se, dietro le sigle e i partiti scorgiamo gli ambienti “occulti” che dietro le quinte organizzano una capillare ed indefessa azione mirata a cancellare, dall’orizzonte esistenziale dell’uomo, tutto quello che in lui rappresenta un fattore d’ordine, anagogico, cioè traente verso l’alto e che lo eleva perciò ad uno stadio superiore a quello della mera animalità (altro termine qui non usato a caso).

Questo punto è molto importante e non verrà mai capito dagli “animalisti”, né da tutti gli altri fanatizzati a senso unico in “campagne di sensibilizzazione” intrise di un proselitismo moralistico che ad un livello paradigmatico non ha nulla di diverso da quello degli oggidì deprecati “missionari” religiosi vecchio stampo.

L’uomo, a differenza dell’animale, possiede la capacità di dotarsi di una cultura, che come esprime bene la parola evoca l’idea di un “raccolto”, di “frutti” che, dopo aver svolto con dedizione e perizia il proprio lavoro, il contadino raccoglie non solo per riempirsi il ventre o venderli (se registra un’eccedenza), ma che può ammirare estasiato come il compimento della propria opera, possibile in ultima analisi solo grazie a Colui che l’ha voluto gratificare (nel senso di concedergli una Grazia).

burckhardt_sienaPer questo, anche la Festa del Palio – al di là di tutti gli aspetti più o meno accessori e “folclorici” – è essenzialmente la Festa per antonomasia, che non a caso nasce in origine con l’offerta dei ceri in Duomo alla Vergine, cui la Città è dedicata.

Ora, di tutte queste cose, “l’animalista medio”, che pretende di assolutizzare il suo personale punto di vista e le sue opzioni morali, non può capire molto. E di questo, più che arrabbiarci, ci dogliamo, perché è preferibile essere circondati da gente fornita di comprendonio piuttosto che da individui unilaterali e fanatizzati.

Nessuno, a Siena, si sognerebbe mai di andare a contestare altre “manifestazioni” analoghe al Palio. Analoghe, ovviamente, in un senso assai superficiale, poiché per il senese – e direi giustamente – il Palio è incomparabile.

Col che dobbiamo affrontare un altro punto delicato riguardante quest’inedita opportunità elargita a chi non solo non ama il Palio, ma fondamentalmente ha in odio tutto quello che dà una “forma” ad una comunità.

Gli animali, anche se per i contestatori in oggetto rappresentano l’unica preoccupazione, sono infatti solo uno degli ‘ostaggi’ di questa forma mentis livellatrice e dissolvente. Altrove viene usata la carta della “omofobia”, apparentata a quella del “femminismo” e del “razzismo”. E la lista dei difetti da cui questa umanità andrebbe “purgata” non finisce qui, secondo gli intendimenti di tutti gli “attivisti” che in ogni dove intendono far baccano ed imporre la loro opzione.

E guai a chi protesta, perché per lui son pronti il bollo dell’infamia e l’ostracismo politico e sociale.

mappa-contrade-di-sienaOra, però, si dà il caso che a Siena il giochetto sia un po’ più complicato, perché sul Palio il 99,99% della popolazione (calcolo presumibilmente per difetto) non è disposto ad ammettere alcun tipo di manifestazione di dissenso. Il Palio è dei senesi, che su altre questioni oggi purtroppo ipermediatizzate si divideranno come altrove, ma su un punto sono inamovibili: guai a chi ci mette il becco da fuori.

D’altra parte, anche dal punto di vista delle preoccupazioni “animaliste”, il Palio, negli anni, ha fatto registrare numerosi progressi. Ma son quelle migliorie che i senesi stessi hanno ritenuto di poter approntare senza che per questo ne andasse del significato della loro Festa.

Un conto, dunque, è prendere atto che c’è un problema, più o meno urgente, che va risolto. Un altro un attacco pregiudiziale all’arma bianca, davanti al quale non si può che opporre un netto rifiuto o, meglio ancora, una sovrana indifferenza (non dimentichiamoci che ogni “attivista” in servizio permanente effettivo non aspetta altro che farsi fotografare con un occhio nero dagli “autorevoli” giornali).

Abolire il Palio (ché, ripetiamolo, questo è l’intendimento ultimo dei contestatori) equivale alla morte di una comunità. Che ha il sacrosanto diritto di difendersi, fregandosene del “moralmente corretto”, della Brambilla, dell’Unesco e di quant’altro possa recare un danno non più riparabile.

vergine_protegge_sienaSe almeno qualcuno a Siena, e tra gli appassionati di Palio, comprendesse che questi attacchi non sono nella loro essenza poi così diversi da quelli portati in giro per il mondo dall’Occidente attraverso le sue Ong e veicolati dai loro media servili, sarebbe davvero importante perché realizzerebbe che Siena e il Palio, di fronte al rullo compressore della “modernità”, di una mentalità corrosiva e unilaterale che pretende di gabellare per “universale” ciò che invece è di molto “particolare”, ecco, se qualcuno riuscisse a collegare le due cose si sarebbe raggiunto un buon risultato.

Ovvero, lo smascheramento, proprio nel cuore di quella parte di mondo che si è soliti considerare “Occidente”, di come sia “l’Oriente” che “l’Occidente”, che un’interessata propaganda punta a tenere separati ed in conflitto, soffrano un attacco condotto coi metodi che, di volta in volta, le centrali della Sovversione ritengono i più adeguati per condurre la loro opera infame di azzeramento di ogni “cultura”, ovvero di ogni “forma” che consente all’uomo, a Siena come altrove, di distinguersi dall’animale e di dare vita ad una comunità coesa, solidale e dunque protetta dalle più temibili insidie del mondo moderno.

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There are 4 comments for this article
  1. Bennato Bennati at 11:03 am

    Dobbiamo però riconoscere che se nella “muraglia” rappresentata dalle ” Contrade” si sono aperte o si stanno aprendo delle fessure ( vedi la ” concessione” che quel tal Neri avrebbe fatto alle proteste animaliste, concessione che del resto aveva già trovato un suo luogo quando ai purosangue berberi furono sostituiti gli attuali più tranquilli ” mezzosangue”, di tal che vi fossero meno probabilità che alla Curva di San Martino, trascinati dal loro abbrivio , seguissero la tangente ) , ciò è dipeso e dipende anche dal fatto che, lungo il filo del tempo, si è costruito e si continua a costruire fuori dalla cerchia delle antiche mura, per cui è fatale che, pian piano, chi si è trasferito all'”Acqua Calda” o a ” Vico Alto” , non viva pià la “tradizione” contradaiola e paliesca con la intensità dei suoi antenati ( osservazione che già fece Guido Piovene, a metà degli anni ’50, nel suo ” Viaggio in Italia”) , aprendosi così alle influenze dissolventi della modernità.

  2. il discrimine Author at 12:01 pm

    Esatto, queste “fenditure” si aprono volenti o nolenti, in maniera inesorabile.
    Già negli anni Settanta andare all’Acqua Calda era come recarsi su un altro pianeta. Zona “residenziale”, “senz’anima”, caratterizzata dalla presenza di impianti sportivi.
    Vico Alto idem, e forse anche peggio. Oltre il ponte di Malizia ti sentivi che chiudevi con Siena.
    Semmai ci sarebbe da dire che la “politica” degli alloggi in centro avrebbe dovuto seguire una ben differente impostazione.
    Il boom dell’Università, compresa quella, prestigiosa, “per Stranieri”, ha fatto parecchi danni, complessivamente, al di là delle palanche che si son fatti coloro che affittano gli alloggi. Comprare casa a Siena è, per i “comuni mortali”, pura fantascienza.
    Giusto due giorni fa, sul canale 49 “Fine Living”, hanno fatto vedere due coniugi che volevano comprare una seconda casa a Siena. Ora, per carità, gli affacci erano spettacolari, e le mura trasudavano storia, ma da lì a spendere circa 500.000 euro per alloggi di nemmeno 100mq, beh, mi sembra una follia senza senso. Col risultato che dei veri contradaioli magari non si possono permettere di stare in contrada, a tutto vantaggio di forestieri.
    Per quanto riguarda l’abitare extra moenia, c’è da dire chi fin dagli anni Settanta sono sorte delle “Società di Contrada”, che proprio per mantenere il legame del contradaiolo con la contrada stessa hanno lavorato bene, creando molte occasioni conviviali, lungo tutto il corso dell’anno, rintuzzando come meglio si poteva i danni prodotti da una contrada che non vede più il grosso dei suoi contradaioli entro il proprio perimetro.

    • Bennato Bennati at 4:43 pm

      Un’altra causa delle “fenditure” è stata la dissoluzione degli Ordini sociali ( nobiltà, borghesia -professionale, commerciale , impiegatizia- popolo minuto , plebe ) un tempo ( a Siena ne noto qualche traccia ancora sopratutto nei giorni di mercato ) rappresentanti una ben marcata articolazione della società, ciascuno con una propria psicologia, i propri modi di fare, un proprio linguaggio, propri ” miti” e “tradizioni”, sostituiti da quella pappa informe, senza anima e senza nerbo che è l’attuale classe unica, parodia crepuscolare di hamsa , la casta unica delle origini, quando l’umanità non presentava differenziazioni , siccome ancora prossima al Principio.
      Ricordo di avere visto qualche anno fa su di una tv di Siena, vecchi filmati ( anni ’70 credo ) di personaggi caratteristici della città di allora , quali ” Sunta dell’Oca” , una anziana contradaiola ( il babbo – diceva- si era suicidato , affogandosi nella vasca di Fontebranda, quando aveva scoperto che la moglie gli ” metteva le corna” ) che ai ” citti ” delle altre contrade sconfinanti nella sua , gridava di ritornarsene a casa propria ! O quale un , anche lui anziano, raccoglitore di ferrivecchi, stracciarolo ecc., che all’intervistatore diceva di non avere, negli ultimi trent’anni, più assistito al Palio, in quanto la Questura, perché non provocasse disordini, lo prelevava il giorno prima della corsa, per ridargli la via il giorno dopo !!
      Grande popolo d’antan, altro che la pappina d’oggi !

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