L’Italia, una Ferguson al contrario

di Enrico Galoppini

andrea_soldi1Ora che è diventato un caso nazionale, vorrei dire la mia.

Mi riferisco alla morte di un uomo, italiano, di 45 anni, avvenuta a causa di un TSO presumibilmente operato con troppa “energia”.

Dico la mia perché questo brutto episodio è avvenuto praticamente sotto la mia abitazione.

Andrea Soldi io non lo conoscevo, ma me lo ricordo bene perché lo vedevo praticamente tutti i giorni nei paraggi di un bar gestito da cinesi.

Sicuramente, anche se dichiarato “schizofrenico” (dai soli giornali?), non ha mai dato noia a nessuno, e se in molti nel quartiere gli volevano bene un motivo ci sarà.

Conosco diversi di questi casi. Di ragazzi, cioè, che cominciano a star male in giovane o giovanissima età, e poi si ritrovano adulti a trascorrere le giornate nell’inerzia e l’intera esistenza da eterni “adolescenti”. In casa coi genitori, sperando che quelli campino il più possibile, perché poi, un giorno che non ci saranno più quelli, che fine faranno questi che – è bene non dimenticarselo – sono persone da rispettare come e forse anche più degli altri che son stati più fortunati di loro?

Ma quando uno è “pazzo” non c’è più alcun rispetto. Basta che – forse complice il caldo insopportabile anche per la gente “normale” – lo sventurato dia qualche segno di squilibrio che subito scatta la macchina repressiva.

Uno stuolo di forze dell’ordine e operatori sanitari che non si scorge mai, invece, per situazioni che richiederebbero, quelle sì, il pugno duro.

Mi riferisco, sempre nella medesima piazzetta dove si è consumata la tragedia, all’accampamento costante di stranieri sfaccendati intenti a consumare bevande alcoliche vendute da uno “spaccio” gestito anch’esso da stranieri extracomunitari e che con tutta probabilità non possiede la licenza per somministrare bevande fresche. Ma lì costano meno, e allora il via vai a rifornirsi del bombo è ininterrotto.

spacciatoriDall’altra parte del corso che delimita quello che definire un “quartiere” è quantomeno avventuristico, staziona – quantiquattr’ore su ventiquattro – una nutrita pattuglia di africani, che non è dato sapere se muniti di regolare permesso di soggiorno. Fatto sta che a parte stazionare lì non fanno altro, tutto il giorno, e tutti sappiamo nel commercio di quale merce sono specializzati. Non male, per “migranti” che erano venuti qui a cercare una “vita migliore”, se questo non significasse rovinare quella degli autoctoni indotti a drogarsi anche dalla presenza di questi delinquenti.

Nel mezzo – tra la piazzetta teatro della morte di Andrea Soldi e questo “suq della pera” – c’è un’area ex industriale riqualificata a giardinetto, che se di giorno (a parte i “bisognini” dei troppi “amici a quattro zampe”) pullula di ragazzetti che giocano a pallone, la sera vede, almeno per i miei gusti, troppi individui “multietnici” intenti a scolarsi le solite tre-quattro birre d’ordinanza, con qualcuno che, vicino alla fontanella (il “toretto”, dalla testa di toro da cui zampilla l’acqua), ne approfitta per farsi subito il “buco” dopo esser passato dai negretti piazzati appena di là dal “passante ferroviario” che per ora – Deo gratias! – non essendo ancora ultimato previene la nostra zona dal diventare definitivamente una brutta copia del Bronx. Ma che sarà di noi una volta che l’allegro mercatino della droga sarà praticamente sotto casa?

Ora, in tutto questo – mentre il solito “multiculturalista” si sarà già infastidito (e chi se ne frega) – quello che vorrei far notare è il doppio standard usato: da una parte, decisione e mano ferma per intervenire contro un italiano che forse quel giorno stava peggio del solito ma che – e va sottolineato – non ha mai fatto del male a nessuno; dall’altra, la completa assuefazione ed accondiscendenza delle cosiddette “istituzioni” verso un degrado mostruoso dovuto essenzialmente alla presenza di una massa incontrollata di immigrati senza arte né parte ma che dobbiamo “accogliere” perché ce lo impongono tutti, da “Papa Francesco” all’ultimo deficiente “alternativo”.

E questo mentre le “forze dell’ordine” – da me interpellate – ammettono di non poter far nulla perché manca la volontà politica di fare “pulizia”, né sono sorrette da adeguati strumenti normativi che, come sappiamo, consentono a chi viene preso con le mani in pasta di ritornare subito a spargere il male tra chi, per forza o per amore, si trova costretto ad “accoglierlo”.

Nessuna pietà, al contrario, per un italiano affetto da disagio psichico che non sta minacciando nessuno. Si arriva di gran carriera, lo si schiaccia a terra e lo si soffoca, come si sta cercando di capire con un’inchiesta che potrebbe condurre a qualche clamorosa condanna.

andrea_soldi2Ma al di là della verità su cosa è stato fatto ad Andrea Soldi, quello che dovrebbe far suonare un campanello d’allarme in tutti noi è questa smaccata ed insultante propensione a trattare coi guanti di velluto l’“ospite”, qualsiasi cosa combini, riservando agli italiani i peggiori maltrattamenti.

Forse per questo ci fanno vedere (nemmeno fosse una bega nostra) il dramma della “discriminazione razziale” in America.

Là il “negro”, anche solo sospettato di creare dei problemi, viene fatto fuori. Risultato mediatico: unanime esecrazione verso l’agente “bianco” e compassione verso la vittima “di colore”.

Qua, una specie di Ferguson all’incontrario, dove le vittime siamo noi italiani. Ammazzati durante un TSO e colpiti dal  “latinos” col machete sul treno, sperando di non incontrare qualche emulo di Kabobo, che a mio modesto modo di vedere mi pare d’aver già scorto in zona.

Quante famiglie italiane alle prese con figli affetti da disagio psichico sono praticamente abbandonate a loro stesse? Eh, “non ci sono i soldi”, e così si va avanti per inerzia, con una “udienza” una volta ogni morte di papa e le immancabili “pasticche della felicità” a risolvere tutto.

Un settore, quello dell’assistenza ai disabili mentali più o meno gravi per il quale le risorse non si trovano perché – fatte salve le palanche che macinano le case farmaceutiche – il problema non fa girare il dio quattrino.

La pensione d’invalidità per queste persone è praticamente una “paghetta” e non è decente quantificare la cifra corrisposta per il cosiddetto “inserimento lavorativo”, per cui soprassediamo. Stiamo parlando di soggetti che stanno discretamente bene, altrimenti non potrebbero in alcun modo lavorare, seppure a ritmi ridotti e considerando tutte le loro difficoltà. Gli assistenti sociali, il più delle volte inerti dall’alto del loro posto fisso, completano un quadro sconfortante.

Al quale vanno aggiunti i traumi dei ricoveri nei cosiddetti “reparti chiusi”, dove anche una persona non particolarmente malata di mente, una volta soggetta a TSO, può essere sbattuta dentro e tenuta lì per giorni, ingozzata di psicofarmaci e praticamente terrorizzata alla vista di altri soggetti effettivamente pericolosi, oltre che trattata male da qualche “professionista”.

Ricapitolando, per gli italiani che soffrono di qualche patologia mentale, fichi secchi e pugno di ferro.

Rosarno-rivoltaPer i “migranti” (forse perché si spostano da un crocicchio all’altro?) intenti a danneggiare gli italiani e a degradare il loro habitat, risorse inesauribili e una comprensione che oltrepassa la follia.

Ecco, i “pazzi” non sono quelli come il povero Andrea. Sono quelli che hanno perso il contatto con la realtà. Che vanno in brodo di giuggiole per l’immigrato, a prescindere, e scansano come la peste l’italiano che non sta tanto bene. Che trovano 30 euro al giorno per chiunque arrivi – pardon, venga portato in Italia – e mostrano la borsa vuota quando famiglie italiane alla disperazione chiedono una mano.

Alcuni, paventando scenari da incubo, profetizzano che tra qualche anno anche qui avremo scene in stile Ferguson. Ma per come la vedo io, non è questo il pericolo: essendo il “migrante” intoccabile, sono gli italiani, troppo fessi e confusi, a svolgere la parte della vittima, che in una situazione disordinata e degradata come questa, qualcuno deve pur subire.

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There is 1 comment for this article
  1. davide at 11:22 pm

    Tutto profondamente vero.
    Mi capitò circa 20 anni fa.
    Avevo circa 30 anni.
    15 gg da incubo, d’estate.
    L’esperienza più traumatica della mia vita.
    Sentenziata, con una leggerezza e superficialità spietate, da un annojato psichiatra dell’ausl di bologna, in una calda mattina di fine luglio.
    Menato dalla polizia (introdottasi, forse legalmente ma sicuramente illegittimamente, nel mio appartamento).
    Un’esperienza che ricordo, tuttora, letteralmente con terrore.
    Leggendo quello che è capitato a questo povero ragazzo, mi ritengo molto fortunato.
    Grazie per l’articolo.

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