Gli italiani sono così innamorati della “democrazia”?

di Enrico Galoppini

vignetta-krancicCi si rifletta bene. Gli ultimi tre presidenti del Consiglio italiani sono tutti dei nominati. Nessuno di loro è il vincitore di “democratiche” consultazioni elettorali.

Ora, ci rammentano fin dall’asilo che il massimo esercizio di “democrazia” si svolge nel “segreto dell’urna”.

Ma l’ultimo capo di governo uscito dal voto popolare è stato Berlusconi.

Che non è mai stato accettato in quanto tale dall’elettorato avverso, tant’è che quando è stato costretto con le maniere spicce a dimettersi, quello stesso elettorato ha fatto festa, andando in brodo di giuggiole per “il professor” Monti.

Veramente strana questa gente “di sinistra”. Incomprensibile se non si tiene a mente che si tratta essenzialmente di giacobini. Per i quali la “democrazia” e le sue regole non valgono se queste vanno a loro svantaggio e producono effetti per essi sgraditi.

Così, quando a vincere sono esponenti “di destra” (semplifichiamo, perché Berlusconi ha tanto a che fare con la Destra quanto questa Sinistra ha a che fare con l’URSS o Cuba), quelli che dovrebbero, in base alla loro autorappresentazione di bravi e coerenti “democratici”, rispettare l’esito del voto, cominciano a stracciarsi le vesti ed imbastiscono per un quinquennio una lotta spietata senza esclusione di colpi, compresi quelli a mezzo magistratura.

Quando invece vince uno “di sinistra” danno per scontato che ha trionfato “la ggente”, “i lavoratori”, “il popolo”. Insomma, il meglio del meglio della nostra società, opposta agli infami ed eterni “fascisti”.

Ma se per togliersi dalle scatole l’odiato “tiranno” chi comanda per davvero ha imposto, in successione, tre presidenti del Consiglio nominati da ‘Re Giorgio’, tutto è normalissimo e ovviamente “democratico”.

Sia chiaro che non ce ne può fregare di meno, perché l’infatuazione per la “democrazia” così come il moralismo che essa genera non ci appartengono minimamente.

Ma questo significa comunque una cosa importante che, anziché scoraggiare, dovrebbe mettere il buonumore a chi giustamente non ne può più della “democrazia”, in tutte le salse.

Significa che la procedura della “democrazia” non è affatto entrata nel sentire comune e profondo delle persone. Vuol dire che se gli italiani non hanno trovato scandalosa, perché “antidemocratica”, l’imposizione di Monti, Letta e Renzi, ciò è perché se ne infischiano completamente del meccanismo attraverso cui si riproduce il “potere” (che poi in “democrazia” – che è un’oligarchia del denaro – i politici non contino nulla è un altro discorso, ma qui vale la percezione della massa, per la quale i politici contano eccome, altrimenti non le propinerebbero le fole sulla “casta”).

In altre parole, tutta quest’indifferenza per un governo guidato da un eletto o meno può anche essere vista come la predisposizione degli italiani ad accettare eventualmente anche un sistema che prescinde del tutto da partiti ed elezioni.

Questo ovviamente lo sanno bene anche e soprattutto quelli che hanno sospeso (momentaneamente?) la possibilità di votare. E su questo cercano di costruire un sistema ad esclusivo uso e consumo della speculazione finanziaria e dei traditori d’ogni specie.

Eppure non è mai detta l’ultima parola. Perché questa disaffezione, questa mancata introiezione del proceduralismo “democratico” da parte degli italiani può risolversi clamorosamente anche in un esito di segno opposto.

Si apre così uno spiraglio di luce. La speranza che, un giorno che si spera vicino, gli italiani sappiano riconoscere, stringendosi attorno a lui, un vero condottiero, il quale dovendo fare quel che dev’esser fatto non potrà certo appartenere all’attuale infida genia dei prodotti elettorali di marca “democratica”.

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