Ideologia gender: e ora pure “il toro gay”!

di Enrico Galoppini

toro_gayNon bastava tutto il resto, su cui Il Discrimine ha relazionato e continuerà a relazionare, per esempio recensendo il libro Unisex.

Adesso arriva anche la storia a lieto fine del “toro gay“, che posto di fronte all’obbligo di “montare” alcune esponenti del gentil sesso della sua specie non ne voleva assolutamente sapere.

Si venivano così a spalancare, per lui, le porte del macello, ma a tragedia quasi compiuta è intervenuto un filantropo, o meglio uno ricco zoofilo, che gli ha evitato la fine assicurata per tutti gli altri tori… “etero”!

Questa storia, se non fosse vera andrebbe inventata. Il che non esclude che storie del genere vengano inventate in tutto o in parte.

Il “toro da monta” è difatti il simbolo stesso della virilità, nel senso più animalesco del termine. Così, un toro che tergiversa e che alla fine fa cilecca è un autentico non senso, che a livello dell’immaginario scardina un’altra “certezza”.

E non importa poi se da decenni questi animali da allevamento vengono fatti accoppiare prelevando lo sperma del maschio, senza fargli vedere la femmina nemmeno col binocolo…  Ma quand’anche quest’edificante storiella fosse tutta vera, si dovrebbe anche considerare che gli animali in cattività non si riproducono se non con grande difficoltà, il che accade – ma guarda un po’ – esattamente agli esseri umani, che da quando si sono autoreclusi in un modo di vita palesemente disumano hanno perso la voglia di fare figli, moltiplicando, all’interno della loro specie, gli individui con tendenze omosessuali.

Come che sia, desumere da questo “fallimento”  che si tratti di un toro omosessuale è una forzatura bella e buona, ma tutto, oramai, sfruttando reazioni pavloviane coltivate ed incoraggiate costantemente, viene usato per indurre nel pubblico shock più o meno profondi.

Pertanto, un altro caposaldo di questa nefasta “ideologia del genere” viene consolidato: che anche gli animali prevedano individui omosessuali, anche se a questo punto, visto che tutto ciò sarebbe “naturale”, bisognerebbe chiedersi perché i paladini di codesta ideologia non si rassegnino a prendere atto che gli animali non sono affatto teneri e comprensivi coi loro simili sospettati di uscire dal seminato.

Per gli animali, infatti, vige la norma della sopravvivenza della specie. Per gli umani, invece, quella della soddisfazione delle più assurde paturnie del singolo individuo.

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