Gli italiani sono “razzisti”? No, sono solo raggirati e stufi
di Enrico Galoppini
Precisiamo, a scanso di equivoci e prima di essere “linciato” dai soliti vigilanti del moralmente corretto, che non si deve derubare, aggredire e tantomeno ammazzare nessuno per futili motivi eccetera eccetera.
Ma a me pare un tantino eccessivo che dopo l’uccisione di un immigrato africano a Fermo un’organizzazione dedita alla “accoglienza” si costituisca come parte civile, mentre tutte le volte (e sono tante) che un italiano è stato ammazzato da un immigrato non c’è mai stato lo straccio di un Comune, o altra “istituzione”, che ha compiuto il medesimo passo.
Si pensi alle aggressioni con furti in casa, nelle quali è stato testimoniato dagli aggrediti che gli aggressori urlavano, mentre li seviziavano, “italiani di merda”. Ma anche a tutte quelle volte che, senza il condimento di tali ‘apprezzamenti’, nostri connazionali sono stati picchiati e derubati, persino dai cosiddetti “profughi” in libera uscita dagli appositi “centri”.
Come mai per tutte queste terribili situazioni vissute sulla loro pelle da parecchi nostri connazionali non esiste alcuna “aggravante”? I furti in casa gli italiani se li meritano? L’immigrato che delinque ai danni di un italiano mette in opera la versione aggiornata di Robin Hood? Qualcuno, nel “palazzo” e nell’opinione pubblica benpensante, ha individuato nei “migranti” gli ultimi epigoni della mitica “giustizia proletaria”?
Queste cosiddette “leggi antirazzismo” valgono solo in un senso?
E che dire del Governo che manda il Ministro dell’Interno a Fermo per presiedere altisonanti “comitati”? Forse s’è mosso qualcuno da Roma quando, per fare un esempio, a Terni un ragazzo del posto, tranquillo coi suoi amici a sorseggiare un aperitivo, venne sgozzato con una bottiglia rotta da un immigrato ubriaco? Lo hanno “ricordato” alla Camera?
Forse la chiamano “Camera” perché lì dormono!
La questione è che Lorsignori e i “Badroni” che li pagano hanno paura che la gente finalmente esploda smettendola di credere a forme di “opposizione” a questo sistema educate ed “oneste” (guarda caso, i commenti sulla pagina dell’Ansa sono disabilitati). Così intervengono coi consueti strumenti repressivi e propagandistici, sottoponendo l’assassino a “fermo per omicidio preterintenzionale aggravato da finalità razzista” (la dinamica dei fatti è ancora da chiarire) enfatizzandone oltremodo la caratterizzazione “politica”, come se solo gli “estremisti di destra” avessero le tasche piene di una certa situazione. Il che non è vero.
Ma nessuno è esente da un controllo e da una repressione capillare quando c’è il rischio che la situazione sfugga di mano. I cinesi sono stati subito indagati appena si sono organizzati le ronde per proteggere le loro attività industriali. Li hanno subito stangati per non permettere l’emulazione agli italiani.
Che ovviamente, in quel frangente, divisi artatamente (perché ormai “programmati”) tra chi godeva nel vedere i cinesi manganellati e chi, per partito preso, stava dalla parte del “povero immigrato”, non hanno ancora ben compreso che in Italia non c’è nessun governo che fa il loro interesse e li protegge. Anzi, il governo gli rema sistematicamente contro, e sta lì a controllare che non alzino la testa.
Sono anni che un altro partito cosiddetto “di protesta”, parolaio e fanfarone, promette le ronde, ma non si sono mai viste perché ovviamente non sa farle, né può farle, mentre i cinesi, che ancora non si sono del tutto rimbecilliti, si sono organizzati per difendere le loro proprietà. Gente sana e con le idee chiare.
L’obiezione “da sinistra” è che queste cose non si fanno, ché altrimenti è “il Far West”, mentre “da destra” intortano gli italiani più sensibili al problema della sicurezza con la ricetta magica (ed irrealizzabile in questo contesto) dell’aumento delle risorse per le forze dell’ordine e del maggior controllo del territorio da parte loro.
Come se poi fosse sensatamente possibile, persino se le suddette forze disponessero del massimo degli effettivi e dell’equipaggiamento, presidiare ogni singolo casale disseminato in una terra, l’Italia, che notoriamente ha un insediamento particolarmente capillare e diffuso.
Il problema sta a monte, ed è l’aver fatto entrare alla chetichella o alla luce del sole un numero incalcolabile di persone che potevano tranquillamente vivere a casa loro. Perché fosse anche solo per un calcolo percentuale, è logico che tra queste vi sarà sempre chi va fuori controllo ed è pronto a fare qualsiasi cosa per campare, oltre a quelli che vengono qua direttamente per farci del male.
Poi, ovviamente, ci sono tra gli immigrati anche tante brave persone, come sarà stato l’africano ammazzato a Fermo, che a prescindere da considerazioni sull’opportunità o meno di una sua sistemazione in una nazione che non accenna ad uscire dalla “crisi” viene strumentalizzato oltre ogni decenza da questa classe dirigente per additare i “razzisti” di turno (che lo saranno anche, per carità), ed insinuando automaticamente che chiunque critica l’immigrazione anche con argomenti convincenti, e non tanto per blaterare e prender qualche voto, sia ipso facto “razzista” anche lui.
Il vero scopo di tutte queste lacrime di coccodrillo istituzionali è infatti impedire una pacata ma aperta discussione sull’immigrazione, per capire se ce la possiamo permettere e, soprattutto, se la gran parte degli italiani vuole tutto questo.
La risposta è chiaramente scontata: gli italiani non vogliono tutto questo. Ma attenzione, non vogliono nemmeno ammazzare ‘per sport’ gli immigrati, né sono tremendamente “razzisti” come vorrebbero insinuare certi soloni che pensano al posto di altri.
Eppure si ritrovano ogni giorno sul banco degli imputati, con scene all’ora di pranzo e cena di naufragi che non hanno certo provocato loro, e persino di ripescaggi di “barconi” effettuati in gran pompa (e gran dispendio di denaro) solo per sbattergli sul muso la loro pretesa “insensibilità” e “indifferenza”.
Tutto questo è inaccettabile. Non è accettabile sentirsi fare la ramanzina “antirazzista” da chi continua a devastare mezzo mondo per il tornaconto di una cricca di potenti. Come la Libia, che era un paese florido ed ora è un campo di battaglia. Queste “cariche” dello Stato con la lacrima incorporata devono piantarla di piagnucolare solo quando glielo prescrive la sceneggiata ben pagata che devono recitare.
Gli italiani vorrebbero solo, chi più chi meno, e con maggiore o minore consapevolezza, essere padroni a casa propria, esattamente come un proprietario di casa è libero o meno di aprire la porta o no a chi gli si presenta all’uscio. Molti, purtroppo, l’hanno dimenticato, o – mi si perdoni l’ineleganza stilistica – se lo sono fatti dimenticare, sviati e turlupinati come sono dalla mattina alla sera.
Anche il nigeriano ammazzato a Fermo, con ogni probabilità, se non fosse stato indotto da condizioni particolarmente gravi nella sua terra se ne sarebbe stato volentieri in Nigeria. Allora si dovrebbe chiedere ai suddetti ‘piagnucoloni’ se non sarebbe forse più produttivo, anziché permettere tutta questa sofferenza (che comprende la traversata del deserto e le torture degli “scafisti”), fare strage in quattro e quattr’otto di qualche esaltato religioso armato di pick-up con la mitraglietta, così la si finirebbe subito col terribile spauracchio di turno (Boko Haram) che, a sentire i grandi esperti, provocherebbe le migrazioni di gente terrorizzata dalla Nigeria. Che cosa ce le abbiamo a fare, sennò, tutte queste devastanti armi all’avanguardia? Già, per destabilizzare chi non ci ha fatto nulla, come l’Iraq, la Libia o la Siria!
Ma figuriamoci se qualche cervellone degli eserciti occidentali capisce che con un martellamento di una settimana al massimo questo “problemino” è bell’e che risolto. In un mese o due ti fanno crollare governi (Iraq, Libia) e non si può dare una spazzolata a Boko Haram? Ma cosa potrebbero raccontarci al tg dell’ora di pranzo della domenica insieme al discorso del Papa? Le “stragi di cristiani” (dell’immigrato ucciso è stata insistentemente sottolineata la religione) sono perfette per alimentare questo clima insopportabile, dove uno odia quell’altro, quell’altro odia quell’altro ancora e tutti si odiano allegramente, solo perché sono stati messi uno contro l’altro con vari sistemi, tra i quali rientrano anche queste “migrazioni”, che fino a che c’era l’Urss non s’erano mai viste in queste proporzioni, e dunque significherà qualcosa anche questo.
Con gli anni Novanta, infatti, mentre hanno cominciato a prescriverci di essere “multietnici”, hanno preso a redarguirci perché siamo “razzisti”: rafforzamento della Legge Scelba e “aggravante” per ogni atto determinato da una non ben definita dichiarazione di “superiorità etnica, religiosa e culturale”. Gli anni Novanta segnano effettivamente, per questo come per altri aspetti, una svolta ecpocale.
Per risolvere anche il falso problema del “razzismo” degli italiani (di prepotenti e violenti ne esistono di tutte le risme e con pretesti i più variegati) bisognerebbe perciò ritornare almeno agli anni Ottanta, quando lo straniero suscitava automaticamente curiosità. Perché si tratta anche di una questione di numeri: un conto è Hassan che vende le coperte al mare (la citazione è autentica), un altro una teoria interminabile di “vu’ cumprà” di ogni etnia che non ti lascia in pace un minuto.
Un conto è l’ingegnere o il medico venuto dall’Africa o dal Medio Oriente che si “integra” e convive con la popolazione locale, disposta ad accoglierlo sotto ogni aspetto, persino quello “culturale” che è quello che oggidì infiamma più gli animi. Un altro è una massa di manodopera disposta a fare qualsiasi cosa a qualsiasi condizione, mentre tutto il cosiddetto “sindacato”, ormai arcobalenizzato e regenizzato, tace profondamente.
Un conto è il “matto”, lo “scemo del villaggio”, che tutti conoscono e di cui si sopportano bonariamente le stravaganze. Un altro un numero incalcolabile d’individui fuori controllo che da un momento all’altro possono farti del male.
Tutto questo non è “razzismo”, perché a parti invertite anche gli arabi, gli africani ed i latino-americani reagirebbero allo stesso modo. Con fastidio e una rabbia montante specialmente quando ti rendi conto che in pratica va in scena sì “il razzismo”, ma al contrario, contro gli autoctoni.
Questa favola degli “italiani razzisti” la può credere solo chi non ha mai messo fuori il naso dall’Italia e si sciroppa tutta la serie di “edificanti” concezioni alla moda che una certa “cultura progressista” gli ha inculcato fin dall’asilo.
Gli italiani non sono “razzisti” (ed anche se lo fossero sarebbe un loro diritto, ché altrove – negli Stati Uniti – è concesso questo ed altro…). Sono solo esasperati e comprensibilmente preoccupati per una situazione che non accenna a modificarsi e che subiscono passivamente, tra le difficoltà della “crisi” e il ricatto della “moralina” che qualcuno, inscalfibile da ogni problema e giudizio morale, ha pensato bene d’imporgli per controllarli e costringerli al proprio tornaconto.
A proposito di “tragedie del mare”, processi, costitizioni di parte civile , vorrei dire questo (che non ha mai detto- credo- nessuno ).
Supponiamo che quest’estate , su di una qualsiasi spiaggia italiana, una madre, sotto l’ombrellone , si concentri un pò troppo sulla lettura del solito libro giallo , non facendo puù attenzione al frugoletto e che questi le anneghi ad un metro dalla battigia.
Non ci sono storie, la madre finisce subito sulle prime pagine dei giornali e sotto processo per abbandono di incapace ed omicidio colposo.
E allora io dico questo : se una madre, supponiamo africana, per sfuggire ad una situazione di guerra guerreggiata, alle pallottole che ti fischiano sopra la testa, alle bombe che cadono nel villaggio, prende la tenera prole e si imbarca su di un gommone per recarsi da noi, rischiando il purtroppo frequente naufragio, nulla quaestio, se il naufgragio si verifica davvero, con la perdita della prole, ché la condotta della madre è giustificata dallo stato di necessità, avendo dovuto sfuggire da una situazione di pericolo relativamente alla incolumità fisica propria e della prole stessa, imminente, non altrimenti evitabile, non da lei provocata, che rende plausibile il rischio che viene ad assumere.
Ma se tale situazione di imminente , grave pericolo non sussiste, ché questa madre si imbarchi per sfuggire alla ” dittatura” che c’è ( o che ci sarebbe, stando ai racconti abituali dei migranti ), alla ” polizia” ( anch’essa sempre dipinta come prepotente e dedita ad arbìtri ) o per trovare situazioni di vita, sotto l’aspetto socio economico. migliori di quelle di casa sua , per disporre anche lei dei più svariati aggeggi elettronici di ultima fabbricazione ( per sentirsi anch’essa ” moderna” e all’altezza dei tempi !!!) e per tutto ciò si espone ed espone la prole al rischio di naufragio, se questo si verifica e la prole muore, non vedo , se il naufragio avvenga in acque territoriali italiane, perché mai questa madre non debba, giudiziarmente, subire le stesse conseguenze che, subirebbe una madre italiana che, trovandosi in vacanza al mare, si fosse un pò troppo distratta ( il che servirebbe anche da salutare ammaestramento per tante altre migranti con prole ).
Gli italiani saranno stufi e raggirati su questo non ci piove, oltre questo sono degli emeriti ignavi e cagasotto con occhiali e telefonino griffato. Un fatto alquanto strano notato nei miei brevi soggiorni in patria e’ stata la televione, sempre accesa, bar, case, ristoranti. ovunque. Ma dico dove hanno le palle gli italiani? Che cosa aspettano a svegliarsi?