Il comportamento (mu‘âmala) con i non musulmani e la corretta immagine da dare dell’Islam (1a parte)

Basmala-1

Fonte: “Doctrine Malikite“, 21 luglio 2008

Libera traduzione italiana e note a cura di ‘Umar A. Frigo

Domanda

arte_islamicaSentiamo parlare, dalle varie fonti d’informazione, degli orribili atti commessi nel nome dell’Islam o degli atti di discriminazione o d’insulto o anche di omicidi che si vogliono attribuire all’Islam.

So che una parte di responsabilità di queste notizie ricade sui mezzi moderni d’informazione (media) che fanno spesso degli amalgami e confondono cultura e religione o confondono il vero Islam e i suoi principii chiari (da più di 1400 anni) con le ideologie e le varie sette che hanno solamente come scopo il potere e questo basso mondo (dunyâ). Ma penso che una parte di responsabilità ricada anche sui nostri Sapienti (‘ulamâ’) che a mio avviso non fanno abbastanza per parlarci del corretto comportamento (mu‘âmalât) del musulmano, dei principii dell’Islam, e per mostrare la ‘bellezza’ dell’Islam all’umanità intera.

L’Islam è la Religione della pace e dell’amore, la radice stessa della parola Islams-l-m” che deriva da salâm (pace) ed istislâm (sottomissione), dunque sottomissione a Dio e pace con le creature, mostra questo. I principii dell’Islam e la Storia della vita del Profeta Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine) (Sîra) e dei suoi Compagni (Sahâba), mostra con chiarezza che: l’Islam significa: «Il buon comportamento» (mu‘âmala).[1]

Avrei piacere perciò che voi, cari Sapienti, ci esponeste ciò che ha detto l’Islam a proposito delle Genti del Libro (Ebrei e Cristiani) e dei non musulmani, e come deve essere il comportamento del musulmano – soprattutto nei paesi non musulmani – dove esso è spesso visto (suo malgrado) come un ‘ambasciatore dell’Islam’.

Risposta

corano1Abbiamo parlato in modo dettagliato sull’argomento del dialogo interreligioso e del dialogo in Islam nella rubrica «dialogo interreligioso» (vedi Articolo al seguente link:

http://www.doctrine-malikite.fr/Dialogue-interreligieux_a65.html).

Così come abbiamo parlato del comportamento islamico ispirato dal nostro beneamato Profeta (il nostro modello) nella rubrica «comportamento» e nella rubrica «misericordia e saggezza nella scuola profetica» (vedi link: http://www.doctrine-malikite.fr/Comportement_a45.html).

Vedasi anche l’Articolo «Il rispetto per gli altri e per le loro opinioni e prevenire gli inconvenienti» (link: http://www.doctrine-malikite.fr/index.php?action=forum&subaction=message&id_sujet=44356).

Cercheremo qui di riassumere le ‘idee essenziali’ sul dovere del buon comportamento del musulmano verso gli altri, ivi compreso verso i non musulmani. Citiamo in prima istanza alcuni versetti coranici intorno all’argomento, i quali si rivolgono difatti all’umanità intera e non solo ai musulmani.

Allàh dice nel Corano:

Corano«O uomini! in verità Noi vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli vari e tribù, affinché vi conosciate a vicenda. In verità presso Allâh il più nobile [il più degno di onore] tra di voi è colui che ha più timore di Dio (taqwâ). Allâh è perfettamente Sapiente e ben informato».[2]

«Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida una persona senza che questa abbia ucciso un’altra o portato la corruzione sulla terra, è come se avesse ucciso l’umanità intera. E chiunque avrà salvato una persona, sarà come se avesse salvato l’umanità intera».[3]

«(…) Aiutatevi l’un l’altro a praticare la pietà (birr) e il timore di Allâh (taqwâ), e non appoggiatevi gli uni agli altri per commettere iniquità  e prevaricazioni. Temete Allâh, Egli è severo nel castigo».[4]

«Se uno degli idolatri (mushrikîn) ti chiede protezione [dovuta ai vicini], accordagli protezione, così che ascolti la Parola di Dio (kalâm Allâh), poi fallo pervenire là dove egli si trova in sicurezza».[5]

«Allâh non vi vieta di essere buoni e giusti con coloro che non vi combattono nella Religione e non vi cacciano dalle vostre case[6], perché Allâh ama i giusti (muqsitîn). Allâh vi vieta unicamente di frequentare coloro che vi combattono nella Religione e vi cacciano dalle vostre case e aiutano gli [altri] alla vostra espulsione. Egli vi proibisce di prenderli come amici intimi [alleati] e quelli che li prendono per alleati, quelli sono gli ingiusti».[7]

Il Profeta dell’Islam Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine) ha detto:

lings-Il-profeta-Muhammad«Sono stato inviato per perfezionare la nobiltà del comportamento (akhlâq karîm)».[8]

Ed anche: «Niente ha più peso per un credente, nella bilancia del Giorno della Risurrezione, di un buon carattere. Dio detesta l’uomo grossolano che pronuncia delle parole oscene».[9]

Numerosi sono i detti (hadîth) autentici del Profeta (su di lui la preghiera e la pace divine) che vietano di fare del male o di recare danno alla vita che Dio ha reso sacra. Suicidio, omicidio, farsi del male, fare il male, o dire del male, tutto ciò è chiaramente vietato nei testi del Corano e della Sunna. Perché la vita è il deposito (amâna)[10] di Dio in ciascuno di noi.

Allâh nel Corano promette l’inferno a colui che si uccide o a colui che uccide un’altra persona senza una ragione legale (come per esempio l’autodifesa): «Chi uccide un credente volontariamente ha come compenso l’inferno, dove resterà eternamente. Allâh si adira contro di lui, lo maledice e gli prepara immenso castigo».[11]

Cosi pure per quanto riguarda le Battaglie (guerre) l’Islam ha stabilito sin dal loro inizio un ‘regolamento’ che protegge: le donne, i vecchi, i civili, i bambini, gli uomini di religione e i loro luoghi di culto, così come gli alberi da frutto (o viventi) e gli animali. Anche per i prigionieri di guerra c’è l’obbligo di un buon comportamento nei loro confronti.

Si può vedere a proposito del rispetto della vita l’articolo: «La Legge divina (Sharî‘a) e la conservazione della vita e della persona», di Muhammad Tantâwî, Mufti dell’Egitto.

 

  1. Il buon comportamento verso la ‘Gente del Libro’ (Ahl al Kitâb) Ebrei e Cristiani, è un dovere.

coranoAllâh dice nel Corano: «E non disputate con la Gente del Libro se non nel modo migliore (wa lâ tujâdilû  ahl al-kitâb illâ bi-llatî hiya ahsanu)».[12]

Il Profeta Mohammad (su di lui la preghiera e la pace divine) durante la sua missione, sia come capo religioso che come uomo di stato, ha dato prova di una grande sensibilità e di rispetto nelle sue relazioni con “La Gente del Libro”, gli Ebrei ed i Cristiani. Nello spirito della Rivelazione divina, il Profeta Mohammad vietava di fare del male ai non musulmani e chiedeva ai musulmani di trattarli bene. A questo proposito egli ha detto: «Colui che fa del male ad un Ebreo o ad un Cristiano, troverà in me il suo avversario nel Giorno del Giudizio». (hadîth)

La prima cosa che il Profeta Mohammad (su di lui la preghiera e la pace divine) fece dopo essersi stabilito a Medina, dove era stato invitato come capo, fu di concludere un «Trattato»[13] tra i musulmani e la Gente del Libro (gli Ebrei e i Cristiani). Secondo questo trattato, i musulmani garantivano a ebrei e cristiani la libertà di praticare la loro religione e accordavano loro gli stessi diritti e obblighi dei quali godevano i musulmani stessi.

Quando una delegazione di Vescovi Cristiani venne a Medina provenendo da Najrân, una città del sud-ovest dell’Arabia, il Profeta li ricevette nella sua Moschea e li invitò a fare le loro preghiere dentro alla Moschea. I Musulmani recitavano da un lato della moschea le loro preghiere, e i Cristiani le recitavano dall’altro lato. Nel corso di questa visita, il Profeta discusse cortesemente con essi su numerosi argomenti.[14]

Questo prova la considerazione del Profeta per la Gente del Libro e la grande preoccupazione di stabilire una solidarietà umana tra i credenti di tutte le religioni.

negusAllâh a proposito del Nègus, il Re Cristiano dell’Abissinia al tempo del Profeta, ha rivelato: «Tra le genti del Libro, ci sono alcuni che credono in Allâh e in quello che è stato fatto scendere su di voi e in quello che è stato fatto scendere su di loro; sono umili davanti ad Allâh e non svendono a vile prezzo i segni Suoi. Ecco quelli che avranno la mercede da parte del loro Signore. In verità Allâh è rapido al conto».[15]

Il Profeta stesso ha compiuto la preghiera funebre islamica per il morto (salât janâzah) in occasione ed in omaggio alla morte del Nègus. Bisogna ricordare inoltre lo scambio proficuo tra questo Re dell’Abissinia nato nel Cristianesimo e i Compagni del Profeta, e della sua difesa dei musulmani che si erano rifugiati in Abissinia per sfuggire dai Quraisciti politeisti della Mecca, che volevano che il Re li consegnasse a loro per riportarli alla Mecca [come prigionieri].

Si potrebbe citare anche lo scambio intercorso con i Vescovi Cristiani di Egitto e il loro Re.

I comportamenti del Profeta Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine) erano sempre il modello del perdono, della misericordia e della magnanimità.

(fine della prima parte)

NOTE:

[1] «mu‘âmala» ha tra i suoi significati in italiano: relazione sociale, comportamento, pratica dei doveri comunitari, condotta verso gli altri.  Vedi anche «mu‘âmlât»: gli obblighi del credente verso gli uomini, la relazione con gli altri, gli atti con cui gli uomini entrano in contatto fra loro. Vedi inoltre «adab»: buon comportamento, buone convenienze, la buona creanza nel comportamento, garbo, cortesia, buone maniere, educazione, condotta appropriata, attitudine giusta.

[2] Corano Sura Al-Hujurât 49:13.

[3] Corano Sura Al-Mâ’ida 5:32.

[4] Corano Sura Al-Mà’ida 5:2.

[5] Corano Sura At-Tawba 9:6.

[6] La madre di Asma, la figlia di Abu Bakr, era arrivata a Medina per fare visita a sua figlia portandole inoltre dei regali. Asma non ha voluto fare entrare in casa sua madre né accettare i suoi regali in quanto sua madre era ancora pagana. È in questa situazione che è stato ispirato al Profeta questo versetto coranico, dopo il quale Asma accetta di ricevere in casa sua madre e anche i suoi regali.

 [7] Corano Sura Al-Mumtahana 60:8-9.

[8] Hadîth riportato da Al-Bukhârî in “Al-adab Al-mufrad” (273) e Ahmad Ibn Hanbal nel Musnad 2/381.

[9] Hadîth riportato da At-Tirmidhî.

[10] «Amâna»: deposito di fiducia, mandato divino, è complementare alla Luogotenenza (Khilâfa). Dice Allâh: “Noi abbiamo proposto il deposito (amâna) ai cieli e alla terra, e ai monti, ed essi rifiutarono di portarlo, e ne ebbero paura. Ma se ne caricò l’uomo (…)”. (Corano Al-Ahzâb 33:72).

[11] Corano Sura An-Nisâ’ 4:93.

[12] CoranoSura Al-‘Ankabût 29:46.

[13] «La Costituzione di Medina» o «La Carta di Medina» (Sahîfat al-Madîna), che è la costituzione del primo Stato o Comunità islamica nella città di Medina, la quale mise fine a quasi cento anni di lotte tribali tra le due tribù più importanti, quelle degli ‘Aws e quella dei Khazraj.

[14] Riferimento: ‘La Sira’ di Ibn Ishâq (vedere anche Nûr al-Yaqîn fî sîrati sayyidi al-mursalîn, di Sheikh Muhammad al-Khadrî, Ed. Dar al-Jîl, Beyrût, e Dar ammâr, Oman, 1995, p. 309.

[15] Corano Sura Âl ‘Imrân 3:199.

Gli articoli de Il Discrimine possono essere ripubblicati, integralmente e senza modifiche (compreso il titolo), citando la fonte originale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*