Il comportamento (mu‘âmala) con i non musulmani e la corretta immagine da dare dell’Islam (2a parte)

Fonte: “Doctrine Malikite“, 21 luglio 2008

Libera traduzione italiana e note a cura di ‘Umar A. Frigo

ali_muhammad«Zayd ibn Sa’na, un sapiente ebreo di Medina venne dal Profeta per esigere un suo credito. Strattonò l’abito dalla sua spalla, lo prese brutalmente al collo e gli disse con durezza: “Voi, della tribù dei Bani ‘Abdul-Muttalib, ritardate (tumâtilûn) il saldo dei vostri debiti!”. ‘Umar, che era presente, rimproverò l’ebreo con tono duro. Il Profeta sorrise e disse: «Oh ‘Umar, io e lui (l’ebreo) avevamo più bisogno di altre parole da parte tua, e cioè che tu mi raccomandassi di regolare bene il mio debito, e che raccomandassi a lui di richiedere il suo dovuto con buone maniere». Poi aggiunse: «Mancano al termine del debito, tre giorni». Ed egli ordinò a ‘Umar di pagare l’ebreo e di dargli in sovrappiù venti misure (sâ’), per averlo spaventato.

Questo ‘buon comportamento’ (mu‘âmala) del Profeta fu la causa dell’entrata nell’Islam di questo sapiente ebreo che disse: “Tra i segni della profezia di Muhammad che io conoscevo non ne mancava nessuno, ed in  lui li riconobbi tutti, salvo due: la sua magnanimità che vince la sua collera, e il surplus d’impeto d’ira cieco nei suoi confronti, che aggiunge solamente magnanimità alla sua magnanimità. Così io l’ho messo alla prova con la scusa ‘del debito’. Ed io lo trovai allora com’è descritto (nei Libri antichi) [paziente e magnanimo]. Quanto al mio debito donatelo ai poveri tra i musulmani.»[1]

muhammadIl Profeta (su di lui la preghiera e la pace divine) aveva un vicino di casa ebreo, che ogni mattina scaricava delle immondizie davanti a casa sua. Uscendo da casa il Profeta toglieva queste immondizie, senza fare il minimo rimprovero al suo vicino. Un giorno, uscendo da casa, il Profeta non trovò le solite immondizie. Chiese notizie del suo vicino di casa ebreo, e gli fu detto che era a letto malato. Il Profeta (su di lui la preghiera e la pace divine) andò allora a rendergli visita. Nel vederlo entrare, l’ebreo ebbe paura: credeva che venisse a fargli del male, o a vendicarsi di lui! Ma il nostro amato Profeta (sas) lo tranquillizzò e gli spiegò che veniva solamente per portargli sostegno e conforto per la sua malattia. Toccato da questo gesto [di generosità e di magnanimità], l’ebreo si converte all’Islam!

Si riporta anche a proposito di Abdullâh Ibn Amr (che Dio sia soddisfatto di lui) quanto segue. Quando si sacrificava un animale per farlo poi cuocere a casa sua, egli si assicurava che una parte di questa carne fosse offerta al suo vicino di casa che era ebreo, ricordando il seguente insegnamento del Profeta Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine), che ha detto: «Jibrîl (Gabriele) mi ha talmente raccomandato [il buon comportamento] a proposito del vicino di casa, che ho temuto che fosse designato come erede.» (hadîth)

 

‘Umar (il secondo Califfo) a Gerusalemme: un meraviglioso esempio

omarIl Califfo ‘Umar affidò gli affari dello stato ad ‘Alî e si avviò verso Gerusalemme. Aveva con sé come scorta solamente un servitore e un solo cammello che cavalcavano ciascuno al loro turno. Il giorno del loro arrivo a Gerusalemme era il turno del servitore di cavalcare il cammello. Questi disse al Califfo ‘Umar: «O Comandante dei Credenti (Amîr al-mu’minîn) ti cedo la montatura. Sarebbe un misero effetto agli occhi delle persone se montassi io il cammello, mentre tu lo guidi a piedi». «No! – rispose ‘Umar – Non voglio mostrarmi ingiusto. L’onore dell’Islam è ampiamente sufficiente per noi tutti».

Abu ‘Ubaid, Khalid, Yazid e gli altri ufficiali dell’esercito musulmano [già posizionati presso Gerusalemme] si erano avvicinati per ricevere il Califfo ‘Umar; tutti loro portavano delle tuniche eleganti di seta, e ciò rese il Califfo ‘Umar furioso. Fece allora dei vivi rimproveri ai suoi generali dicendo loro: «Siete dunque cosi tanto cambiati nello spazio di due anni? Che cosa è quest’abbigliamento stravagante? Anche se aveste fatto ciò 200 anni fa, vi avrei dimesso».  Gli ufficiali risposero: «Siamo in un Paese dove la qualità del vestito attesta il rango dell’uomo. Se portassimo dei vestiti ordinari ispireremmo poco rispetto alle persone. Tuttavia, portiamo le nostre armi sotto i nostri abiti di seta». Questa risposta acquietò la collera del Califfo.

In seguito il Califfo ‘Umar, dopo essere entrato a Gerusalemme senza l’uso delle armi, firmò il ‘Trattato di pace’ conosciuto fino ai nostri giorni sotto il nome di «Patto di ‘Umar» (Patto ‘Umariyya).

Si presentò come segue:

gerusalemme«Dal servitore di Dio (‘abd Allâh) e Comandante dei credenti (Amîr al mu’minîn) ‘Umar. Gli abitanti di Gerusalemme sono garantiti sulla sicurezza della loro vita e dei loro beni. Le loro chiese e croci saranno preservate. I loro luoghi di culto resteranno intatti. Essi non potranno essere confiscati o distrutti. Questo trattato si applica a tutti gli abitanti della città. Le persone saranno completamente libere di seguire la loro religione, essi non dovranno subire nessun disagio o disturbo».[2]

Il Patriarca Cristiano Ortodosso di Gerusalemme ha pubblicato il 1 gennaio 1953 una copia dell’originale del manoscritto della libreria di Al-Fanar (in uno dei distretti amministrati da Istanbul) di ciò che sarebbe «Il Patto di ‘Umar».[3]

Le porte della città di Gerusalemme erano aperte [senza l’uso delle armi, ma su ordine del Patriarca Cristiano]. ‘Umar si diresse direttamente verso il Tempio di Davide (Masjid Al-Aqsâ) e fece la sua preghiera sotto l’arcata di Davide. Visitò poi la più grande Chiesa Cristiana della città. Egli si trovò lì proprio quando venne l’ora della preghiera islamica del pomeriggio (salât al-‘asr). Il Patriarca Cristiano Sofronio disse a ‘Umar: «Puoi fare la tua preghiera nella Chiesa». ‘Umar rispose: «No!, se faccio questo, potrebbe arrivare un giorno che i musulmani prendano questa scusa per impossessarsi della vostra Chiesa».

Così, preferì fare la sua preghiera sulla gradinata all’esterno della chiesa. Di più, diede uno scritto al Patriarca Cristiano nel quale decretava che le gradinate delle chiese non dovevano essere utilizzate per la preghiera in comune né per la chiamata alla preghiera.

La Moschea di ‘Umar

cupola-della-rocciaIl Califfo ‘Umar volle costruire una moschea a Gerusalemme. Chiese prima al Patriarca Cristiano di Gerusalemme quale posto sarebbe stato più conveniente per questo suo progetto. Il Patriarca suggerì il Sakhra, vale a dire la roccia dove Allâh si rivolse al Profeta Ya‘qûb (Giacobbe). I cristiani avevano ammucchiato in quel luogo delle immondizie per irritare gli ebrei. ‘Umar accettò il consiglio ed egli stesso prese parte alla pulizia del luogo. Gerusalemme, città di Gesù, era così testimone del senso dell’equità che caratterizzava l’Islam e che è una conseguenza del buon dialogo, del rispetto, del riconoscere e dell’accettare l’altro. Quando ogni traccia d’impurità fu tolta, si costruì una Moschea in questo luogo, che esiste ancora ai nostri giorni, ed è conosciuta sotto il nome di “Moschea di ‘Umar”.

  1. Relazione con gli atei (non credenti) ei pagani

La madre di Asmâ (la figlia di Abû Bakr) venne a Medina per rendere visita a sua figlia e a portargli anche dei regali. Asmâ però non volle fare entrare sua madre in casa sua e nemmeno accettare i suoi regali, perché sua madre era ancora pagana. È in questa situazione che fu rivelato al Profeta (su di lui la preghiera e la pace divine) questo versetto coranico: «Allâh non vi proibisce di essere buoni e giusti nei confronti di coloro che non vi hanno combattuto per la vostra religione e che non vi hanno scacciato dalle vostre case, poiché Allâh ama coloro che si comportano con equità».[4]

Asmâ accettò allora di ricevere sua madre in casa e di prendersi cura di lei.

Il versetto coranico mostra bene come il dialogo vada oltre la tolleranza che è un termine estraneo all’Islam, perché tollerare è accettare a malincuore; l’Islam esalta piuttosto “l’amore” del prossimo (amare il bene per gli altri) e “la bontà”, che sono i motori del conoscersi a vicenda e del buono scambio: «O uomini! in verità Noi vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli vari e tribù, affinché vi conosciate a vicenda».[5]

Si possono citare inoltre, sempre in questo senso, anche il patto di Hudaybiyya e la delegazione di Thaqîf, ed altri esempi della Storia della vita del Profeta (Sîra).

  1. Il riconoscimento reciproco: un’altra dimensione del dialogo

Spesso il concetto di «tolleranza» è utilizzato nella cornice del dialogo interreligioso. Questo concetto, sia nel Corano sia nella Sunna, non si trova da nessuna parte. Tollerare può condurre ad accettare qualcuno a malincuore o contro voglia o con delle riserve che poi alimentano una certa distanza nei suoi confronti. Alcuni storici pretendono che questa parola è nata dai conflitti tra protestanti e cattolici.

chiesa-moscheaNell’Islam la tolleranza è sostituita dall’amore del prossimo e ad un riconoscimento reciproco, vale a dire che esso esige un dialogo permanente ed una condivisione tra le parti del dialogo. «O uomini! in verità Noi vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli vari e tribù, affinché vi conosciate a vicenda».[6]

Il credente (mu’min) grazie alla sua educazione spirituale (adab) è portato ad amare l’altro, perché il suo cuore è riempito di amore di Dio e del suo Profeta e poiché «Dio non ha posto due cuori nel petto di nessun uomo»[7] ne deriva che il credente può solamente amare le creature senza distinzione (mawaddata[8] ishfâq, una misericordia verso l’universo) e comunicare con esse senza pregiudizi.

Il ‘vero credente’, attraverso la pratica delle prescrizioni divine e dell’educazione spirituale Muhammadiana, comprende che: il solo giudice è Allâh!

Comprende anche che le credenze possono essere differenti o divergenti, ed egli comprende e comunica con l’altro amando per lui il bene e rispettandolo: perché l’essere umano, qualunque sia la sua razza o la sua religione, è generato dal soffio di Allâh.[9]

CoranoLeggiamo nel Corano come Allâh ha ordinato al Profeta Mosè e a suo fratello Aronne (su di loro la pace) di parlare bene e di essere dolci nella comunicazione (Da‘wa) nei confronti di uno dei più grandi tiranni che il mondo abbia mai conosciuto: il Faraone. «Andate da Faraone: in verità si è ribellato! Tenetegli un linguaggio dolce. Forse ricorderà o temerà [Allâh]. Dissero: «O Signor nostro, temiamo che si scagli contro di noi o che accresca la ribellione». Rispose: «Non temete. Io sono con voi ed ascolto e vedo. Andate pure da lui e ditegli: ”In verità noi siamo, tutti e due, gli Inviati (Rasûl) del tuo Signore. Lascia partire con noi i figli di Israele e non tormentarli più. Siamo venuti da te con un segno da parte del tuo Signore e sia la Pace su chi segue la retta via».[10]

Si può dire perciò, in conclusione, che il musulmano deve rispettare tutti ed usare delle buone maniere con ogni creatura di Dio. L’Islam ci ordina inoltre di rispettare il mondo animale e vegetale.  

Perché bisogna avere il “rispetto” per tutti?

Perché, tra l’altro, si potrà avere uno scambio corretto con qualcuno solamente quando si ha rispetto per lui. Senza il rispetto nessuna buona comunicazione è possibile, e il dialogo cederà allora il posto all’odio, ai pregiudizi, alla violenza, alla discordia e al disordine sulla terra.

halqa_sufiI Sufi[11] dicono: «Nell’essere umano (qualunque sia l’essere umano) c’è la Luce di Dio, “il soffio di Dio” (an-nafkh al-ilâhî), ed è a questo soffio divino che gli Angeli si sono prosternati ed è ciò che il Diavolo (Iblîs) invece non ha visto. Non ha visto nell’essere umano altro che l’argilla e fu velato [su ciò che c’era dietro e al disopra dell’argilla]».

Allâh dice a proposito della creazione dell’uomo:

«[Allâh] gli diede [all’uomo] la sua forma perfetta e ha insufflato in lui del Suo spirito (rûh).»[12]

Perché i nostri Maestri Spirituali (Shuyûkh) dicono che non occorre giudicare (o disprezzare) nessuno? Perché difatti nessuno può sapere come sarà la fine della sua vita (una buona o una cattiva conclusione – khâtima), e gli atti valgono solamente per la loro conclusione finale, come è risaputo nell’Islam. È probabile che un politeista si trasformi (per la volontà, la guida e la grazia del Signore) in un santo e giusto monoteista (muwahhid) prima della fine della sua vita. Ed è probabile che quello che era musulmano praticante muoia infine nell’idolatria o nel peggiore dei peccati (che Dio ci preservi da ciò), come viene detto anche in questo detto (hadîth) del nostro Profeta (sallâ Llâhu ‘alayhi wa sallam):

fatiha«Il concepimento di ciascuno di voi, nel ventre di sua madre, si compie in quaranta giorni sotto forma di seme, poi come grumo di sangue per uno stesso periodo e come pezzo di carne per pari tempo. Dopo gli viene inviato l’angelo che gli soffia lo spirito di vita e gli ordina le quattro parole prescritte: il suo sostentamento, il termine della sua vita, le sue azioni e la sua infelicità o felicità. Giuro su Allâh, oltre al quale non c’è altro Dio, che anche chi agisce come le genti del Paradiso, tanto da non esserci che la distanza di un braccio tra lui e il Paradiso, sarà sopraffatto da quanto è prescritto e agirà come le genti dell’Inferno e in esso entrerà. Chi agisce come le genti dell’Inferno, tanto da non esserci che la distanza di un braccio tra lui e l’Inferno, sarà sopraffatto da quanto è prescritto e agirà come le genti del Paradiso e in esso entrerà».[13]

E Dio fa ciò che vuole, guida chi vuole, Egli è il Solo a conoscere le (vere) intenzioni profonde delle Sue creature ed Egli è il Giusto, il Generoso ed il Potente.

Ciò non esclude evidentemente il buon consiglio reciproco (nasîha)[14], costruttivo, dolce e saggio, dato con le sue buone maniere e le giuste convenienze (adab) e le sue corrette condizioni.

Il nostro consiglio (nasîha) è che il musulmano deve seguire il modello del Profeta Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine) e dei suoi Compagni (Sahâba), ed avere così sempre il ‘migliore comportamento’ (mu‘âmala) ed il più bello e virtuoso carattere (akhlâq karîm)  per servire la sua Religione (dîn) e non nuocere alla sua immagine, e per essere un vero e fedele ambasciatore dell’Islâm, dovunque esso si trovi.

*

«È Allâh che dona il successo, ed è a Lui che chiedo aiuto»

«wa Llâhu al-muwaffiq, wa bi-Hi nasta‘în»

“E la lode spetta ad Allâh il Signore dei mondi”                                                            

“al hamdu li-Lllâh rabbi l-‘âlamîn”

 

Umar A. Frigo

Zâwiya Bassîriyya – Italia (Vr)

20 Aprile 2015 – 1 Rajab 1436

NOTE:

[1] Riportato da Ibn Hibbân 1/521.

[2] Rif. At-Tabarì, op.cit.2a parte, pag. 449.

[3] Biblioteca del Patriarcato di Gerusalemme, Documento n° 552.  NB- L’originale di questo Patto è ancora conservato alla Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

[4] Corano Sura Al-Mumtahana 60:8.

[5] Corano Sura Al-Hujurât 49:13.

[6] Corano Sura Al-Hujurât 49:13.

[7] Corano Sura Al-Ahzàb 33:4. Si vuole fare qui allusione al fatto che i sentimenti opposti al riguardo di qualcuno o di qualche cosa non possono coesistere  nello stesso tempo nel cuore di un uomo credente.

[8] «Mawadda» ha i seguenti significati: Amore mutuo, affetto reciproco, attaccamento; (Vedi Cor. Ar-Rûm 30:21); «Isfhâq» è la sollecitudine.

[9] Corano Sura As-Sajda 32:9: «[Allâh] gli diede [all’uomo] la sua forma perfetta e ha insufflato in lui del Suo spirito (Rûh)».

[10] Corano Sura Tâ-Hâ 20:43-7.

[11] «Sûfî» sono coloro che sono ricollegati al Tasawwuf  (Sufismo) e che praticano la “purificazione del cuore” (tazkiya).

[12] Corano Sura As-Sajda 32:9.

[13] Riportato da Abû ‘Abd ar-Rahmân ‘Abdullah ibn Mas‘ûd nel Sahîh di Al-Bukârî e Muslim. E vedi anche I Quaranta hadîth di An-Nawawî,  nr. 4.

[14] Il ‘Buon consiglio’: «nasîha».

Gli articoli de Il Discrimine possono essere ripubblicati, integralmente e senza modifiche (compreso il titolo), citando la fonte originale.

There is 1 comment for this article
  1. tango at 5:16 pm

    Salam Alaikum,
    Certamente l’articolo e’ guida di buon comportamento e rispetto nei confronti del creato.
    Cose dette e ridette all’infinito, le sentiamo in ogni sermone del venerdi’ forse con qualche variante.
    Mentre nel mondo ed in particolare in medio oriente i musulmani sono sevaggiamente trucidati, cacciati dale loro case, oppressi.

    Il musulmano di oggi, quello moderno per interderci, che si rasa la barba, si veste ad immagine e somiglianza dell’uomo occidentale, che fa di tutto per integrarsi in un mondo ‘haram’, tenuto allo scuro dalla realta’ storica in cui stiamo vivendo, convinto di essere nel giusto perche’ segue alla lettera i racconti come sopra elencati trovera’ una brutta sorpresa, perche impreparato alla fine della strada della storia. Questo grazie a quelli che si reputano le nostre guide spirituali.

    Leggiamo nel Corano come Allah ci ha ordinato:
    O voi che credete, non sceglietevi per alleati certi giudei e certi cristiani , essi sono alleati gli uni degli altri. E chi li sceglie come alleati è uno di loro. In verità Allah non guida un popolo di ingiusti. (le traduzioni in italiano omettono la parola “certi” senza la quale si intenderebbero tutti i giudei e tutti i nazzareni )
    [5:51] O you who believe, do not take certain Jews and Christians as allies; these are allies of one another. Those among you who ally themselves with these belong with them. GOD does not guide the transgressors.
    Orbene il Sublime Creatore di vieta di essere alleati e/o amici con certi guidei e certi cristiani, A chi Allah fa riferimento?
    Cosi’, parlando di buon comportamento ed ascoltando le parole dei nostri ” leader” il musulmano si trova inconsapevolmente nel campo dei “trasgressori” perdendo cosi’ il suo Islam.

    Forse e’ giunto il momento, il momento per le nostre guide spirituali di svegliarsi dall’intorpidimento e informarci delle cose come realmente stanno, dell’ imminente materializzazzione del “Al-Masih Al-Daggial”, , del crollo finanziario del dollaro americano oltre a tutta la moneta cartacea; dell’introduzione della moneta elettronica globale (aria fritta) della attuale presenza nel nostro spazio tempo di Gog e Magog, della Guerra termo nucleare, della conquista di Costantinopoli, dell’alleanza Cristiana-ordodossa musulmana ed infine il ritorno di Gesu (pbuh). Questo secondo il mio parere sono gli argomenti che si dovrebbero leggere e diffondere affinche’ i musulmani e i credenti si trovino preparati per tale e certa evenienza.
    Se poi si dovessoro citare degli Hadith del profeta (pbuh) suggerirei di cominciare dalla montagna d’oro che si innalzera’ dal fiume Eufrate, (si e’ gia’ innalzata, oro nero, petrolio ).

    Salam Aleikum

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