Evola e Guénon, questi sconosciuti
di Enrico Galoppini
Tutti coloro che, in un modo o nell’altro, sono conquistati dalla “mentalità moderna” non hanno il benché minimo sentore che esistono dei punti di riferimento – persino nel nostro mondo occidentale – per raccapezzarsi in mezzo al caos imperante in ogni dominio.
“Gerarchia”, per Evola e Guénon, significa essenzialmente riportare dentro di sé “ordine e disciplina”, riconoscendo ciò che per sua natura sta in alto e ciò che sta in basso. Dopo di che, si potrà considerare anche l’ambito delle attività “esteriori”, a partire dalla politica.
Diciamocelo francamente: uno legge anche solo questo libretto che contiene tre articoli, poi passa ai tomi da centinaia di pagine dei politologi e dei sociologi alla moda… Il risultato del confronto è disarmante!
Da una parte, in poche pagine, dirette ed essenziali, c’è praticamente tutto; dall’altra, girano e rigirano all’infinito senza arrivare a nulla, e soprattutto senza far capire nulla. Al che uno la domanda se la pone: non sarà che tutti questi “intellettuali” stanno lì per occupare uno spazio e far credere alla massa che “la cultura” può essere solo quella che propongono?
Ma chi conosce, anche solo per sentito dire, Evola e Guénon? Si faccia pure un sondaggio al di fuori della ristretta cerchia degli amici coi quali condividiamo letture ed aspirazioni, e si constaterà che per “l’uomo della strada” (anche con laurea) Evola e Guénon sono due illustri sconosciuti.
La domanda che ci si dovrebbe porre al riguardo di questi due autentici “filosofi” e della loro opera monumentale è perciò questa: come mai la scuola, l’università ed il “mondo della cultura” ignorano completamente Evola e Guènon? La risposta è semplice: perché rappresentano l’esatto contrario di quello che predicano e propinano dalla mattina alla sera!
Tutto ciò è vero, anche se sarebbe meglio fare precedere il nome di Guénon a quello di Evola, così come la metafisica precede la cosmologia, il potere sacerdotale quello regale ( nella misconoscenza da parte di Evola di una tale precedenza , risiede d’altronde la differenza fondamentale fra lui e Guénon, senza il quale, sia detto per inciso, Evola non sarebbe forse mai esistito ) .
E che dire di Nicolàs Gomez Dàvila? O Chesterton, o Bernanos? Tutti finiti nell’orwelliano “buco della memoria”.
Aggiungo che sarebbe l’ora che l’opera di René Guénon divenisse parte dell’insegnamento ufficiale universitario ed anche di quello dei licei classico e scientifico, come strumento capace sia di aprire ai discenti una visione della realtà non asfittica come quella offerta dall’insegnamento laicista e materialista, sia di fare sviluppare le loro possibilità intellettuali, di farli passare veramente dalla potenza all’atto ( la famosa ” maturità” della riforma Gentile).
Non credo vi sia comune misura tra i due uomini come la differenza che corre tra la funzione sacerdotale a quella regale, l’asse verticale a quello orizzontale, questo senza voler sminuirne i meriti di Evola.
Nel caso di René Guénon, ci troviamo davanti a un fatto eccezionale e irripetibile in questa fine di ciclo.
Opera provvidenziale e piena di straordinarie qualità, faro luminoso che dissipa le pagliacciate occultiste e le articolate messinscene raccapriccianti della contro-iniziazione che hanno assunto oggi una ampiezza sconcertante ma in linea con i tempi che viviamo…. Essa è veramente “la bussola infallibile” che ti orienta nel labirinto osceno del mondo moderno e non solo ti permette di evitare di cadere nel niente, ma ti indica il sentiero per raggiungere il culmine della Montagna in cui tutto viene contemplato sotto l’aspetto dell’eternità, e qui riecheggiano le parole del grande ghibellino: “fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza” ….
È l’esposizione della metafisica pura e delle dottrine tradizionali autentiche…