Anche in spiaggia sventola la ‘bandiera’ del politicamente corretto

di Enrico Galoppini

bandiera_confederatiNon si sa se piangere o ridere. È accaduto che in Versilia, in uno stabilimento balneare, i titolari hanno rimosso una bandiera dopo che un professore con la sua consorte afro-americana aveva protestato a causa di ciò che quella bandiera rappresenta.

Stiamo parlando della bandiera degli Stati Confederati d’America, i cosiddetti “sudisti” della Guerra civile americana (1861-1865). Quelli “che hanno perso” e sui quali, pertanto, si è abbattuta la damnatio memoriae.

E poco conta che fior di studiosi, come Raimondo Luraghi (tra l’altro, partigiano), con la sua Storia della guerra civile americana, abbiano tracciato un mirabile racconto di quel conflitto, che non fu certo tra “razzisti” ed “antirazzisti”, descrivendo in modo obiettivo le ragioni del Sud.

Il politicamente corretto è un rullo compressore che non sente rombe. Si protesta, si reclama ed immediatamente bisogna scattare sull’attenti per evitare rogne.

Sono giorni, questi, di ipersensibilizzazione verso il “razzismo”, tuttavia il clima che viviamo è quello che è ogni santo giorno. Un politicamente – e moralmente – corretto che imperversa dappertutto e non lascia più in pace niente e nessuno.

Eppure, restando al ristretto campo delle bandiere, ci sono certamente vessilli che garriscono in qua e là e che possono suscitare sentimenti negativi in qualcuno.

alemanno_pacificiPrendasi la bandiera israeliana, che sicuramente non metterà un gran entusiasmo ad un palestinese, issata addirittura sul Campidoglio ai tempi del “duo” Alemanno-Pacifici. E la bandiera americana? Sai che gusto per un iracheno o un afghano (sempre che non appartengano alla genia dei “liberati”) vederla sventolare in ogni dove ed in ogni contesto, pubblico e privato…

Oltretutto, la bandiera degli Stati Confederati sventolava in un’attività privata, aperta al pubblico in virtù di un contratto col Demanio. Comunque non credo esistano codicilli relativi alle bandiere che possono o non possono essere issate negli stabilimenti balneari (fatte salve le eccezioni per quelle “nazifasciste” in base a leggi ad hoc che non concernono specificatamente né i predetti stabilimenti né le bandiere). In spiaggia se ne vedono infatti di tutti i tipi, da quella dei pirati, a quelle delle cosiddette “grandi democrazie” che spargono milioni di morti in giro per il mondo.

Le bandiere di Francia e Inghilterra potrebbero far imbestialire persone di svariate etnie, dall’Africa all’Asia. Ma c’è da star sicuri che se si andrà avanti ancora così ci sarà il pirlone di turno che chiederà l’ammaino della bandiera russa, in base a qualche “argomento” tratto direttamente da “Repubblica” e dalla stampa “progressista”.

Anche la bandiera dell’Unione Europea, che da quando esiste non ha fatto altro che peggiorare le condizioni di molti suoi “sudditi”, non è che infonda un unanime entusiasmo, anche se è stata imposta su tutti gli edifici pubblici accanto al tricolore.

bandiera_arcobaleno_gay_pride_comune_formia-2Gli stessi edifici pubblici che han fatto sventolare, contrariamente ad ogni legge in materia, le bandiere più assurde, a seconda degli schiribizzi del “politico” di turno. Prendasi il caso delle bandiere “arcobaleno”, che non dovrebbero stare alle finestre dei municipi perché trattasi di emblema di parte che può suscitare avversione in parte della cittadinanza, oltre che evocare amletici dilemmi sull’uso privatistico che questa classe politica fa della cosa pubblica.

E se proprio vogliamo esagerare, impediamo pure ai portoghesi residenti in Italia di festeggiare la vittoria della loro nazionale di calcio con la loro bandiera, poiché anch’essa, seguendo la “logica” di ciò che è avvenuto in Versilia, è un simbolo di schiavitù e di razzismo per tutti gli schiavi deportati dall’Africa nella colonia del Brasile.

Ma la bandiera più “scorretta” di tutte è quella della Repubblica Sociale Italiana. Quando in Iraq venne ucciso Fabrizio Quattrocchi, del quale è rimasta celebre la sua ultima frase pronunciata in faccia ai suoi sequestratori (“adesso vi faccio vedere come muore un italiano”), in certi ambienti pro-resistenza irachena venne fatta circolare una foto della presunta camera del Quattrocchi stesso, la quale ritraeva, appeso alla parete, il vessillo della RSI, onde scatenare reazioni automatiche in nome dell’“antifascismo” e, in quel frangente nel quale nessuno doveva capire che cosa ci faceva davvero l’Italia a Nassiriyya, dell’anti-italianità che flagella questo Paese, dove esiste addirittura chi gode nel veder trucidato un italiano se a farlo sono dei “partigiani”.

L’Italia, oggidì, è un paese difficile in cui vivere se si hanno ancora delle “idee a posto”, ma è molto facile capirlo e comprendere che certi episodi, apparentemente insignificanti, non sono altro che segnali di una nazione che anziché voler essere grande si adagia nella mediocrità del politicamente corretto inoculato ad arte da chi è assai abile nel non farsi associare a tutto quel che la cosiddetta “coscienza moderna” concepisce come esecrabile e condannabile senz’appello.

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There are 2 comments for this article
  1. BENNATO BENNATI at 1:40 pm

    Questa storia della bandiera della Confederazione, mi fa ricordare che nei giochi di gruppo che, nel quartiere, facevamo da bambini, io ( solo, soletto ) tenevo per gli ” indiani” ( mentre gli altri erano tutti per i ” cow-boys”) e ( forse in maniera un poco contraddittoria ? ) per ” Diexeland”, gli Stati del Sud, gli yankees essendomi rimasti sempre alquanto sulle scatole ( come in genere mi sono sempre rimasti, e mi rimangono, quelli che vincono sempre, anche se a Utah, Omaha,Gold , Juno e Sword, senza pregiudizio ideologico alcuno e senza necessaria solidarietà con i loro avversari ).
    E poi di Dixieland mi piacevono i grandi edifici neoclassici, come quelli che si vedono in ” Via col Vento ” , le belle dame dagli stretti corsetti, le mamies ( che parlavano trasformando la”p” in “b” ) che amavano, riamate, le loro giovani pupille, i sentimenti cavallereschi degli uomini, i coolies che cantavano al lavoro nei campi di cotone ( coloro che lavoravano nei grandi antri fumosi delle fabbriche del nord, siamo sicuri che ad essere ” schiavi”, non fossero più loro ? ), insomma un’immagine di un mondo bucolico , agreste, di rapporti all’antica, dove la cordialità degli scambi, alla fin fine superava anche gerarchie e convenienze sociali ( tutto al contrario di oggi, dove è l’ipocrisia a farla da padrona e dove la confidenza plebea va a braccetto con le non meno plebee supponenza ed alterigia ).
    Quanto all’ostracismo dato bandiera del Sud , ad oltre centocinquant’anni dalla guerra di secessione americana (!!), rilevo soltanto che essa in quegli Stati sventola tutt’ora , su edifici pubblici e privati, accanto a quella ufficiale ” strips and stars”, per cui vietarla da noi dimostra solo una cosa , che qui vi sono sudditi che, per eccesso di zelo, finiscono, come si suol dire , ad essere “più realisti del Re” , il che per loro non è una gran bella figura.

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