Un omaggio a Carmelo R. Viola: io, vittima della “predonomia”

di Enrico Galoppini

violacarmelo01aIl compianto Carmelo R. Viola, scomparso pochi anni or sono, aveva individuato benissimo il problema con una sola parola: “predonomia”.

Ebbene, il fondatore del Centro Studi Biologia Sociale di Acireale, con “predonomia” identificava l’essenza del sistema cosiddetto “capitalistico”, nel quale unica bussola infallibile è la “legge della giungla”, ovvero l’istinto predatorio del più forte e scaltro ai danni del più debole ed indifeso (e forse con qualche scrupolo morale in più).

E tutto “a termini di legge”, beninteso, perché l’attività cosiddetta “legislativa”, in regime per l’appunto predonomico, serve a fornire un crisma di “legalità” a ciò che ripugna immediatamente e spontaneamente ad una coscienza non ancora inquinata e conquistata alla suddetta aurea norma – la predonomia – che presiede a tutto il sistema cosiddetto capitalistico.

Questa breve premessa è necessaria per comprendere meglio una disavventura alla quale è andato incontro il sottoscritto, alle prese con un noleggio d’auto.

Individuato con congruo anticipo rispetto alla partenza il più conveniente per il periodo di una settimana, ed avendo già pagato on line, su un sito “europeo” che forniva la possibilità di operare dei confronti, quanto dovuto per poter poi godere dell’auto a nolo, ho conservato la stampata della “prenotazione” da esibire poi al noleggiatore basato presso l’aeroporto d’arrivo.

Qui ho scoperto un’amara sorpresa. Non avendo una carta di credito “coi numeri in rilievo” (quindi non un bancomat e nemmeno una di quelle carte che correntemente vengono chiamate “di credito” mentre in verità sono “di debito”), e rifiutando il noleggiatore anche un deposito in contanti a garanzia di eventuali danni al veicolo, me ne sono dovuto andare con le pive nel sacco e cioè senza l’auto. Avendo tuttavia già pagato (al suddetto sito “europeo, non al noleggiatore)…

Il fatto è che nelle “condizioni”, che solitamente si accettano senza leggerle, c’era effettivamente scritto che, qualsiasi fosse il mezzo di pagamento on line, una volta presentatisi presso il noleggiatore sarebbe stata necessaria una vera e propria carta di credito.

Senza di quella il noleggiatore non ti dà l’auto, anche se hai già pagato l’intero ammontare del noleggio. Mea culpa, anche se, considerata l’estrema importanza della cosa, credo che questi siti dovrebbero evidenziare benissimo tale condizione, e non inserirla, fra le tante, in quattro-cinque pagine…

Ma a questo punto, oltre al danno, la beffa.

Non solo ho dovuto sopportare il disagio di non poter usufruire dell’auto, ma addirittura non c’è verso di recuperare i soldi già versati.

carta-creditoE questo perché – sempre nelle “condizioni” – c’è scritto che la “cancellazione” è possibile, recuperando la somma spesa, solo entro 48 ore prima dell’ora fissata per il ritiro del veicolo. Il punto, però, è proprio capire che cosa s’intende per “cancellazione”, perché essendomi presentato puntualmente all’ufficio del noleggiatore posso capire che non mi hanno dato l’auto perché, senza carta di credito, non fornivo adeguate garanzie. Ma questa – Devoto-Oli alla mano – non è una “cancellazione”!

Quindi? Becco e bastonato? Perché la domanda che anche il più distratto dei lettori si sarà fatta è: che fine hanno fatto i miei soldi?

Ed è quello che, inutilmente, ho cercato di capire dall’ufficio reclami del sito “europeo” al quale ho versato il denaro. Beninteso, non esiste nessuna sede nella quale puoi recarti di persona (magari per barricarti là dentro se non ti ridanno i soldi), ma solo un anonimo “call center”, dove dall’altra parte c’è una signora (o signorina) adeguatamente istruita a raggiungere lo scopo del suo datore di lavoro: imbonire chi protesta e, se possibile, farlo sentire dalla parte del torto.

Adesso però non capisco bene quale sia il mio torto, a parte il fatto di non essermi presentato con questa benedetta carta di credito. Che non possiedo perché ritengo che sia assurdo acquistare a credito, ovvero con soldi che non si hanno: guarda caso, l’America è la patria delle carte di credito (e della gente che va in fallimento).

Il noleggiatore in loco – da me contattato telefonicamente – mi ha espressamente detto che i soldi non li ha visti. E ciò non fa una piega, non avendomi fornito alcun servizio.

Ma anche il sito “europeo”, che invece si trattiene i miei oltre 250 euro, non è che abbia sudato le proverbiali sette camicie. Ora, potrei capire il pagamento di una “penale” giustificata in qualche modo (espletamento della “pratica” ecc.), ma da qui ad intascarsi tutto il malloppo, senza che il sottoscritto abbia messo il sedere su un’auto mi pare effettivamente troppo.

diligenzaOltre a questo, che ha tutti i contorni di una truffa legalizzata confermatami nella sua cruda “legalità” da un conoscente avvocato che s’intende di queste cose, vi sono anche altri aspetti che meritano di essere rilevati per comprendere come in questo sistema predonomico le attività economiche assomigliano sempre più all’assalto alla diligenza di certi film western.

Il giorno seguente la disavventura, la prima volta che ho parlato con l’ufficio reclami del sito “europeo” al quale avevo versato la somma on line, l’addetta ha cercato d’impartirmi una lezioncina sulla differenza tra “carta di credito” e “carta di debito”, per poi farmi ammettere di essere in torto marcio e perciò rinunciare non solo al noleggio dell’auto, ma anche alla somma già versata.

Che da parte mia insistevo a voler quantomeno sapere che fine avesse fatto: se l’è “fumata” qualcuno? ci andrà a donne il titolare? la vorrete, per favore, dare in beneficienza?

Per carità, l’umorismo in questi casi non paga, così la signorina ha fatto  “l’offesa” e praticamente ha buttato giù il telefono. Non c’è che dire, molto “professionali”, in un’epoca in cui tutti devono dare sfoggio di “professionalità” e sono “dalla parte del cliente”.

A questo punto, non mi è restato che augurare alla “premiata ditta” di dover spendere quei soldi in medicine.

Al mio rientro a casa, sbollita l’arrabbiatura, ho ricontattato l’ufficio reclami. Un’altra signorina, appena ha aperto la pratica ha visto sullo schermo del suo pc che risultavano delle “offese” alla sua collega, così la conversazione, che doveva vertere su un qualche accomodamento per recuperare almeno parte della cifra spesa inutilmente, è stata astutamente sviata su un piano umorale e sentimentale, che era quello più congeniale per non prestare alcun ascolto alle mie richieste.

Oltretutto, un “ufficio reclami” sta lì apposta per beccarsi anche gli umori di persone un po’ “incazzate”, o no?

soldiA ciò si aggiungano altre panzane, come quella – nella prima telefonata – secondo la quale “se avesse chiamato il giorno stesso avremmo potuto far qualcosa”; ma anche che “i soldi li ha preso il noleggiatore” (e non è vero); per concludere con quella più esilarante di tutte, durante la seconda telefonata: “noi non possiamo sapere adesso a chi sono andati i soldi: se la vedranno la nostra ditta e il noleggiatore”. Complimenti!

E chi dovrebbe sapere, a questo punto, dove sono finiti quei soldi? Io?

Non c’è che dire, il povero Carmelo R. Viola non aveva ragione. Aveva straragione, e questa disavventura – che si concluderà almeno con una segnalazione ad una “associazione di consumatori” – dimostra che questo sistema sarà anche “capitalistico” ma, più che altro, è intimamente e spietatamente predonomico.

Gli articoli de Il Discrimine possono essere ripubblicati, integralmente e senza modifiche (compreso il titolo), citando la fonte originale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*