Bisogna aver paura a circolare nelle nostre città?
di Enrico Galoppini
La risposta è senza dubbio affermativa, non solo a quanto si sente da notiziari e giornali, ma, in particolare, da quanto si può provare per diretta esperienza.
Ceffi poco raccomandabili che sembrano usciti or ora dalla galera; palloni gonfiati tutti tatuati col pitbull al guinzaglio (e senza museruola); fenomeni da baraccone “all’ultima moda” adusi al consumo di droghe. Individui che mescolano in un’unica persona (?) tutte queste caratteristiche nefaste, abbrutenti ed asociali.
Non sorprende perciò che un ragazzo, a Genova, sia stato pestato, perché scambiato per un “gay”, all’interno di un autobus da un branco di questi animali vestiti che, si spera, vengano presto acciuffati e puniti come meritano. Purtroppo, coi tempi che corrono, verranno riconosciute loro le solite “attenuanti”, così i bellimbusti se la caveranno con poco. Troppo poco, rispetto alla pena esemplare che meriterebbero (comprensiva di analogo pestaggio).
Qui, la questione della presunta omosessualità del malcapitato c’entra poco, perché in serio pericolo ci siamo tutti quanti. Basta che ti trovi da solo, nel posto sbagliato, incrociando gli individui sbagliati, che la tua fine è bell’e che fatta. Se poi il tuo aspetto o qualche tuo gesto non aggrada ai suddetti energumeni, non aspettarti di farla franca. Devi solo sperare di avere ottime qualità di corridore.
Ma chi dobbiamo ringraziare per questa simpatica situazione?
Certo, la colpa ha anche dei nomi e dei cognomi, ma qui più che altro ce la si deve prendere con un andazzo allegramente spensierato e permissivista che, unito ad un supremo disprezzo per la cultura (una cultura che elevi l’uomo e, essendo questo un essere sociale, gli infonda quei valori che tengono unita la comunità in cui è inserito), ha prodotto dei mostri, ovvero individui senza più nulla che non sia la pura bestialità, condita da un’eccessiva importanza attribuita alle “emozioni” di cui si nutrono anche questi elementi che diventano spietati quando agiscono in branco.
La razionalità in simili buzzurri in aumento esponenziale è un puro optional, mentre il senso del decoro e della misura appartengono al mondo delle chimere. Sono i “selvaggi con telefonino” già descritti magistralmente da Maurizio Blondet.
E non si creda che questa disperata disamina riguardi solo gli esponenti del sesso maschile, ché certe “donne” non sono da meno in ferocia belluina. Non è stata forse la ragazza di uno degli aggressori a dare il “la” all’ultimo pestaggio di Genova?
Di fronte ad una frana di tutto quello che, in altre e migliori epoche, si soleva definire “la gioventù nazionale”, il consiglio, per chi vive nelle città più a rischio d’incontri indesiderati di questo tipo è il seguente: camminare a testa bassa, ma ben coscienti di chi si ha intorno, e non reagire a qualsiasi tipo di provocazione.
E, se fossimo in America, dotarsi di un buon revolver.
Ma dell’America, come si sa, abbiamo solo il peggio. Becchi e bastonati.