Miss Italia e il 1942: peccato di lesa storiografia?

di Spectator

miss_italiaPovera Miss Italia. Non ha fatto in tempo a godersi il titolo che già deve difendersi da ogni tipo d’accusa per tre parole proferite durante il noto concorso di bellezza.

Che cosa avrà mai detto di tanto osceno? Semplicemente che se avesse la possibilità di vivere nel passato le piacerebbe trovarsi nel 1942, in piena guerra, per vivere quell’esperienza. Dopo di che ha affermato che tanto non avrebbe rischiato molto perché le donne, all’epoca, non facevano il servizio militare.

In effetti, considerato l’andazzo, ha proprio “toppato”: avrebbe potuto scegliere il ’68, sognando di trovarsi tra le sue coetanee a provare l’ebbrezza di qualche “occupazione”; e perché no gli anni Ottanta, che ha fatto in tempo a perdersi, quando il massimo dell’avventura era decidere se fare lo yuppie, il paninaro, il dark o il metallaro.

Ma che diamine, Alice Sabatini, perché sei andata a scegliere il 1942? Il Duce, in mezzo a difficoltà crescenti, è ancora al suo posto. E si prepara l’EUR per il Ventennale della Rivoluzione Fascista. Che poi non si farà, ma questa è un’altra storia…

servizio-ausiliario-rsiCome quella delle ausiliarie della RSI, perché “i libri parlano, pagine e pagine…” e – aggiungiamo noi – citano solo le “staffette partigiane”.

Probabilmente, quello che davvero non è piaciuto nella risposta della donna “più bella d’Italia” (alla quale certuni avrebbero preferito una concorrente “multietnica”) è, in mezzo alla titubanza dettata dall’emozione del momento, la motivazione addotta per la scelta del 1942: “Per vedere realmente la Seconda guerra mondiale, visto che i libri parlano, pagine e pagine…”.

Un peccato di lesa storiografia ufficiale da parte di una diciottenne, che forse avrà proprio la nonna nata nel ’42 e che dalla bisnonna novantenne avrà ascoltato chissà quante storie, probabilmente non collimanti esattamente con quanto ha dovuto imparare sui banchi di scuola.

Ma il peccato più imperdonabile è forse più sottile. Quello di aver scelto, per viaggiare nel tempo con la fantasia, un’epoca dura, antitetica a quella dei nostri ragazzi nati nella bambagia.

Un’epoca che, se le nubi che s’addensano all’orizzonte rovesceranno la tempesta che promettono, Alice e tutti noi potremo presto vivere in diretta (donne comprese, tanto ora fanno il militare), con buona pace di chi si scandalizza per tre parole di una “miss”.

Gli articoli de Il Discrimine possono essere ripubblicati, integralmente e senza modifiche (compreso il titolo), citando la fonte originale.

There are 3 comments for this article
  1. il discrimine Author at 4:09 pm

    Riprendiamo un commento, firmato “Andres Franco”, dal sito “Stampalibera”, che ha cortesemente ripubblicato il nostro articolo:
    Parole profetiche. Povera ragazza, non si immagina nemmeno quello che sta per arrivare..sarà anche peggio della seconda guerra mondiale.

  2. Bennnato Bennati at 1:14 pm

    Capitolo V
    (…) E’ vero che il pranzo era triste, i convitati bagnavano il pane di lacrime [ le circostanze sono quelle del terremoto di Lisbona del 1755 ]; ma Pangloss li consolò assicurandoli che le cose non potevano essere altrimenti, “ Poiché – diss’egli – tutto questo è ciò che vi è di meglio. Poiché se vi è un vulcano a Lisbona, non poteva essere altrimenti. Poiché è impossibile che le cose non siano dove sono. Perché tutto è bene”.
    Un ometto nero, famiglio dell’Inquisizione , che si trovava accanto a lui , prese educatamente la parola e disse : “ Pare che il signore non creda al peccato originale; perché se tutto è al meglio, non vi è caduta né punizione”.
    “Domando molto umilmente perdono a Vostra Eccellenza, rispose Pangloss ancora più educatamente, poiché la caduta dell’uomo e la maledizione entravano necessariamente nel migliore dei mondi possibili”.
    “ Il signore non crede dunque alla libertà ? “disse il famiglio – “Vostra Eccellenza mi scuserà” – disse Pangloss – la libertà può sussistere con la necessità assoluta, perché era necessario che noi fossimo liberi; perché infine la volontà determinata …” Pangloss era a mezzo della frase, quando il famiglio fece con la testa cenno al suo staffiere che gli servisse del vino di Porto o d’Oporto.

    Capitolo VI

    Dopo il terremoto che aveva distrutto i tre quarti di Lisbona, i sapienti del paese non avevano trovato un mezzo più efficace di prevenire una rovina totale che dare al popolo un bel auto- da – fé ; era stato deciso dall’università di Coimbra che lo spettacolo di alcune persone bruciate a fuoco lento, in grande cerimonia, è un segreto infallibile per impedire alla terra di tremare. Di conseguenza, si era afferrato un Biscaglino convinto di avere sposato la sua comare, e due Portoghesi che mangiavano un pollo dopo averne strappato il lardo ; dopo cena si venne a legare il dottor Pangloss e il suo discepolo Candido , l’uno per avere parlato, l’altro per avere ascoltato con aria di approvazione ; tutti e due furono condotti separatamente in appartamenti di una estrema frescura, nei quali non si era mai incomodati dal sole; otto giorni dopo, furono tutti e due rivestiti di un san- benito e si ornò le loro teste di mitrie di carta; la mitria e il san-benito di Candido erano dipinti di fiamme rovesciate e di diavoli che non avevano né code né artigli; ma i diavoli di PAngloss portavano artigli e code e le fiamme erano ritte. Essi marciavano in processione, così vestiti (….) Candido fu battuto in cadenza, mentre si cantava. Il Biscaglino e i due uomini che non avevano voluto mangiare il lardo furono bruciati; e Pangloss fu impiccato (….).
    Voltaire, “ Candide” , pagg.. 47-53 edizione Aubry, 1943.

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