La vita di un “giovane europeista” vale di più?

di Enrico Galoppini

Spagna_bus_erasmusA chi è più attento agli aspetti emotivi dei cosiddetti “notiziari” non sarà sfuggito un particolare che ha caratterizzato sia la strage parigina del Bataclan sia l’incidente stradale nel quale sono morte alcune ragazze, sette delle quali italiane, che si trovavano in Spagna nell’ambito del programma Erasmus. Ci riferiamo ad uno specifico atteggiamento che sta sempre più prendendo la mano nelle redazioni giornalistiche, un po’ perché tutto oggigiorno va vissuto sull’onda delle “emozioni”, ma anche perché si tende a veicolare un preciso messaggio discriminando tra le tragedie di “serie A” e quelle di minor rilevanza ai fini di un coinvolgimento collettivo e dei risultati che da quello si attendono le élite.

bambini-palestinesi-deceduti1La viva partecipazione dei giornalisti ed il cordoglio delle autorità, in simili frangenti mira ad infondere nelle masse la sensazione che quelle vittime, del “terrorismo” o di un incidente stradale, siano speciali e più degne di compassione rispetto ad altre. Anche quando queste altre – della stessa nazionalità, precisiamo, ché se ammazzano arabi, russi o cinesi non fa “notizia” – soccombono sotto il peso di ingiustizie ed atti criminali persino più odiosi di una bomba vigliacca. Si pensi alla scia interminabile di suicidi dovuti a quella che pudicamente, per coprire la rapina e l’estorsione legalizzata, viene definita “crisi economica” dagli esperti mantenuti dal sistema bancario. E stendiamo un velo pietoso sulle giovani vite distrutte dalla droga, vero flagello della nostra epoca, contro la quale, fintanto che resteremo sotto occupazione americana, non ci sarà mai soluzione.

foffo_pratoNemmeno quello sventurato ragazzo massacrato con una crudeltà ed un sadismo inauditi da quei due “viveur” drogati fradici, né la professoressa strangolata dopo essere stata dilapidata dei suoi averi da quegli altri due “gai” dalle doppie e triple vite hanno smosso tutta questa pietà, in quel caso volgendosi la corrente emozionale solo verso il raccapriccio e l’orrore per ciò che era stato commesso. Meglio lasciare libero campo a sociologi e psicologi, piuttosto che collegare quei sacrifici umani al sottobosco esistenziale malato e deviato nel quale hanno preso forma. Ma per le vittime, esattamente come per quelli sfregiati con l’acido dalla coppia della “Milano bene” (che pure erano giovani, ma maschi!), nessuna soddisfazione, fosse pure quella di avere un po’ di considerazione da parte di chi s’atteggia a campione di sensibilità.

E se ci scappa il morto quando qualche “migrante” va a far visita di notte a dei pensionati per derubarli da cima a fondo, la parola d’ordine è “minimizzare”, gettare acqua sul fuoco e non esasperare gli animi, col massimo dell’empatia istituzionale che consiste negli sgravi fiscali per i sistemi d’allarme.

Questo per quanto riguarda lo spregevole lacrimare a comando, a seconda della nazionalità o della tipologia di vittime di tragedie che di “fatale” hanno ben poco, ma che offrono invece parecchi spunti di riflessione su quali elementi circolino oramai indisturbati in attesa che compiano l’inevitabile delitto e sul livello di connivenza dei cosiddetti “poteri forti” con tutto quel che in un mondo normale non troverebbe giustificazione alcuna.

funerale_solesinEd ora, dopo questa divagazione sul tema, veniamo alle ultime sciagure che hanno colpito alcuni giovani. Tutta questa commozione “ufficiale” quando di mezzo ci sono dei giovani la si potrebbe anche comprendere in via di principio, poiché si ammette con difficoltà che l’esistenza di chi è nel fiore degli anni s’interrompa “prima del tempo”. E ci si può naturalmente immedesimare senza alcuno sforzo nel dolore straziante dei familiari.

Ma nel dolore istituzionale per i soli giovani della “generazione Bataclan” e le studentesse dell’Erasmus c’è qualcosa di fastidioso e stucchevole che si percepisce a pelle se ancora non ci si è del tutto assuefatti ad una sensibilità a comando imposta dai “padroni del discorso”.

boldrini_lacrimeQuello ufficiale, mediatico, dimostrato per alcune vittime e non altre, è un dolore artificiale, costruito, ideologico. Si celebra in questo modo “la meglio gioventù”, come categoria astratta: quella “europeista” e “cittadina del mondo”, sempre e comunque, da porre più in alto rispetto a quella che invece se ne sta a casa sua, come se non fare l’Erasmus o non studiare a Parigi squalificasse automaticamente una persona rispetto ai predetti “esempi di vita”.

Da una parte i “bamboccioni” tristi ed ostinati nella loro staticità, dall’altra i giovani brillanti che, viaggiando in lungo e in largo, “fanno l’Europa”. I primi sono quelli che non demordono e non ci stanno ad andarsene anche se tutto l’andazzo consiglierebbe il contrario, i secondi sono i “nomadi” che credono in questa Europa della cosiddetta “integrazione” e nei suoi valori. Questi ultimi meritano il tricolore, i funerali di Stato e la lacrima presidenziale. Gli altri che vadano a farsi friggere, tanto mica fanno l’Erasmus. Pensa un po’ che retrogradi: sognano un lavoro retribuito degnamente, con tutti i crismi, e di restarsene nel loro paese, tra i loro amici di sempre. Non delle “esperienze”, e né una “collaborazione” a tempo, benché “prestigiosa”, e a titolo semi-volontario per poter fregiarsi del titolo di “europei” doc.

mogherini_lacrimeNon mi si fraintenda. La perdita di un figlio giovane è una tragedia. Ma per l’appunto è una tragedia privata, vissuta come tale solo dai familiari. Che dovrebbero rifiutarsi di essere strumentalizzati da gentaglia che, qualora quegli stessi giovani fossero finiti sotto la scure di qualche duetto “eccentrico” o rovinati da venditori di morte, non avrebbe versato neanche mezza lacrima per loro.

Come non esistono popoli e nazioni di serie A e di serie B di fronte alla furia cieca del terrorismo (di Stato o meno, non importa), non è giusto distinguere a seconda della convenienza emozionale tra giovani e giovani. Quando tutti, indistintamente, dovrebbero essere rispettati allo stesso modo.

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There are 2 comments for this article
  1. BENNATO BENNATI at 5:28 am

    A proposito del ” fastidioso” e dello ” stucchevole” nella comunicazione televisiva, avete visto , in questi giorni, la pubblicità di quella Compagnia assicuratrice , che cerca di sfruttare l’onda emozionale , di simpatia, il ” buonismo”, legati alla figura di “papafrancesco ” , accompagnando con considerazioni mielose la ripresa cinematografica effettuata, a grand’angolo, dall’alto, della Piazza San Pietro, nella quale il semicerchio del colonnato del Bernini sembra quasi un abbraccio, l’abbraccio protettivo e fraterno, che legherà tutti coloro che, anime belle , cui è già promesso , per il futuro , il paradiso, per l’intanto vorranno stipulare polizze assicurative con la Compagnia in questione ?
    Trattasi dell’Assicurazione che un tempo si diceva essere quella di Peppone e che oggi vorrebbe accreditarci essere diventata quella di Don Camillo.
    Che rebarbativo !!

  2. il discrimine Author at 8:45 am

    sempre sulla “generazione Erasmus”:

    Poi accade in Spagna la tragedia dell’incidente al torpedone di studentesse.
    Per i media mainstream è un’occasione da sfruttare per portare un po’ d’acqua al mulino di quell’Unione Europea così odiata nelle piazze di tutta Europa.
    Se quei corpi che hanno tragicamente perso la vita sul bus fossero tornati da Gardaland, la stampa gli avrebbe riservato un trafiletto su La Nuova Provincia. Ma questi tornavano dal mitizzato Erasmus, quindi sulle loro povere membra si è esercitato il cordoglio pubblicitario e propagandistico dell’Europa come mito di caduta delle frontiere, opportunità e strenne di felicità. Nessuno si è chiesto come mai, nel magico capitalismo europeo, un povero anziano conducente di bus si trovasse ancora obbligato a faticare all’età di sessantotto anni e si vedesse costretto ad affrontare un viaggio notturno. Di questo occorreva chiedere conto all’Europa dell’Erasmus.

    http://www.resistenze.org/sito/te/pe/ed/peedgc27-017715.htm

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