Giù la maschera buffoni

di Francesco Lamendola

giu_la_mascheraUna cosa non può essere vera a un dato momento e falsa qualche anno o qualche decennio dopo; tanto meno una nozione scientifica, o che pretende di essere tale. Se fino aglio ’60 del Novecento si parlava della omosessualità come di una deviazione, o di una perversione, del sano e normale istinto sessuale, non può essere che oggi se ne parli come di una cosa perfettamente normale, come un orientamento avente la stessa dignità di quello eterosessuale. O ci raccontavano delle favole allora, oppure ce le stanno raccontando oggi. Una parte degli psicologi, dei sociologi e dei filosofi i quali, fino agli anni ’60 del Novecento, definivano l’omosessualità come una deviazione o una perversione, è ancora viva e vegeta al giorno d’oggi: si tratta di signori un po’ attempati, ma neanche troppo, dato che possono avere 70, 75 anni. Ebbene, costoro dovrebbero essere sottoposti a processo e cacciati dall’ordine degli psicologi, o dalle loro carriere accademiche, se hanno detto cose sbagliate, folli e ingiuriose sul conto delle persone omosessuali; oppure bisogna cacciare i loro colleghi odierni, i quali stanno dicendo esattamente l’opposto. Non ci si può fare beffe della verità fino a questo punto; non si può prendere in giro il pubblico dei non specialisti – che si fida degli specialisti e si rimette al loro giudizio -, raccontando cose opposte nello spazio di un tempo così breve, da essere ampiamente contenuto nell’arco di una sola vita umana. Qualcuno ha sbagliato, qualcuno ha abusato, qualcuno si è preso gioco della verità, per giunta sotto le bandiere della scienza: chiamiamo costui a rispondere davanti all’opinione pubblica. Dopotutto, la cosa è stata fatta per quegli “scienziati” i quali, all’epoca del nazismo, sentenziavano sulla inferiorità biologica di certe razze umane; non si vede perché non si dovrebbe fare altrettanto in questo caso.

omosessualitaC’è solo un problema preliminare da affrontare. Non è affatto scontato che la cultura più recente sia anche quella più veritiera: mentre il mito del progresso, anima e motore della civiltà moderna, si basa precisamente su questo assunto. Assunto che è un vero e proprio articolo di fede, non una nozione scientifica, né un enunciato razionalmente dimostrabile. Non vi è alcuna ragione per cui i moderni dovrebbero essere sempre nel giusto, e coloro che li hanno preceduti, nel torto. Questo è un pregiudizio tipicamente moderno: cioè, appunto, un modo di ratificare a priori ciò che andrebbe, semmai, provato e dimostrato, caso per caso, in maniera assolutamente spassionata e imparziale. D’altra parte, l’omosessualità pone una questione che non è solo, e forse non è affatto, scientifica; è anche, e soprattutto, morale e sociale. E la civiltà moderna parte dall’assunto che la morale non poggia su valori assoluti, ma che ogni società e ogni epoca storica si forgia i propri valori, li cambia e li rivede continuamente. La cosa vale, a maggior ragione, per i valori sociali: anch’essi cambiano senza sosta, più o meno lentamente, più o meno velocemente. In epoche di rapida trasformazione, tale cambiamento è più incalzante: talmente veloce da lasciare sbalordite e confuse le vecchie generazioni. Una volta, i vecchi morivano prima di vedere il mondo intorno a sé cambiare da cima a fondo; oggi, assistono a questo cambiamento radicale prima ancora di essere diventati effettivamente vecchi. Perfino i giovani sono messi a dura prova dalla rapidità di certi cambiamenti; i vecchi, è già tanto se non impazziscono a causa dello stress causato dallo sforzo continuo di adeguarsi a una realtà che muta più in fretta delle loro capacità psicologiche di adattamento (cfr. il nostro precedente articolo: «Lo shock della modernità, banco di prova del nuovo ordine mondiale», pubblicato sul sito di Arianna Editrice in data 25/06/2007).

Dunque, l’omosessualità. Scriveva nel 1944 il noto saggista Kenneth Walker (1882-1966), grande studioso di Gurdijeff, e niente affatto clericale o conservatore, tanto è vero che prendeva a modello disinvolti studi sul sesso di Havelock-Ellis, nel suo libro «Fisiologia del sesso»; e le sue opinioni erano condivise dalla maggioranza degli studiosi (titolo originale: «Phisiology of Sex»; tradizione dall’inglese di P. Cornaggia, Milano, Longanesi & C., 1966, pp. 162-170; sottolineature nostre):

walker_fisiologi_sessoQuando il desiderio sessuale è rivolto a una persona dello stesso sesso, si parla di INVERSIONE SESSUALE o di omosessualità. È LA PIÙ CHIARA DELLE DEVIAZIONI SESSUALI, e, nello stesso tempo, la più comune. Poiché le emozioni unite a questo desiderio, sono in tutto simili a quelle provate nell’amore eterosessuale, dà maggiore soddisfazione che tutte le altre forme di deviazione. Bisogna considerarla, tuttavia, come anormale, dal momento che esclude quello che è il fine naturale del sesso. […]

L’inversione sessuale RAPPRESENTA UN PROBLEMA SOCIALE DELLA MASSIMA IMPORTANZA, per la sua tendenza a manifestarsi in membri della società che sono sopra alla media per intelligenza sensibilità e forza d’animo. Non è oggi, ormai, più possibile considerare l’anormalità di cui soffrono queste persone come un “turpe vizio” od una condizione dovuta ad una mentalità morbosa o degenerata. Ciò che rende ancor più difficile la situazione è il fatto che se anche gli INVERTITI desiderano diventare NORMALI,  non possono essere aiutati da alcun rimedio medico. Tutto quello che può fare la psicoterapia per loro è di soccorrerli a risolvere i conflitti che hanno dato origine che hanno dato origine alla loro anormalità. Il medico può aiutarli a rassegnarsi alla propria condizione, ma non può far nulla per mutarla. Il matrimonio è fuori discussione anche nel caso che il paziente sia bisessuale; infatti, malgrado il fatto che un invertito possa avere un’unione eterosessuale, il suo desiderio dominante è per una persona dello stesso sesso. È difficile, poi, che un bisessuale possa provare nei rapporti con una donna quella libertà emotiva che è alla base dell’amore. E anche quando il matrimonio sia possibile, esiste sempre un forte argomento contro di esso, dal momento che nell’inversione esiste un forte fattore ereditario. Per questa ragione NON È DESIDERABILE LA PROCREAZIONE.

Secondo le parole di Havelock Ellis, “così come è costituita la società moderna, la soluzione  migliore sembra che, pur conservando gli istinti più intimi e abbandonando tutti i tentativi di diventare normale, l’omosessuale si astenga dal soddisfare i suoi desideri cerando un sollievo nell’autoerotismo  occasionale”. Per fortuna l’impulso dell’INVERTITO può dirigersi facilmente in campi non sessuale. Spesso gli omosessuali si dedicano con entusiasmo ad opere sociali o filantropiche in favore di persone giovani del loro sesso. L’insegnamento scolastico, l’organizzazione di circoli per ragazzi e dei giovani esploratori sono i mezzi con i quali molti degli invertiti sessuali ALLEVIANO LA LORO TRAGEDIA.

Havelock Ellis (1859-1939)

Lasciamo perdere la convinzione che non esista un rimedio medico per sottrarsi alle tendenze omosessuali (oltretutto senza affatto considerare altre forme di terapia, a cominciare da quella psicologica), e i discutibili consigli pratici che Havelock Ellis somministra a queste persone, e che Kenneth Walker riporta come se fossero il Vangelo; resta il fatto che l’omosessualità è definita come una deviazione, una inversione, una anormalità, un grave problema sociale e una tragedia personale; che, pur rifiutando di considerarla un vizio, la si presenta come un fattore di forte squilibrio e una fonte di continua sofferenza e infelicità; e si dà per scontato che molti omosessuali desiderino fortemente cambiare la loro condizione, rispetto alla quale provano, evidentemente, disagio e angoscia, tanto più che i matrimoni “terapeutici” sembrano doversi escludere, e che la procreazione, da parte di questi soggetti, viene fortemente sconsigliata, affinché non si trasmettano ai figli le stesse tendenze dei genitori. Consiglio che non verrebbe dato se l’omosessualità fosse considerata come una deviazione sessuale, sì, ma in qualche modo accettabile.

Dobbiamo concludere che Kenneth Walker non era uno studioso, non era nemmeno una persona seria, ma un pericoloso cialtrone e un presuntuoso ignorante? Oppure che, nell’arco di alcuni decenni, la benda è caduta dagli occhi degli studiosi e degli uomini di cultura, nonché alle persone comuni, e che l’omosessualità, nel giro di pochissimo tempo, miracolosamente è stata promossa da deviazione e da inversione a orientamento sessuale perfettamente normale e tanto lecito e dignitoso, quanto l’attrazione fra uomo e donna? Se sì, allora bisogna ammettere che il Medioevo (nel senso negativo della parola) è finito solo ieri, per nostra fortuna; se no, dobbiamo trarne la logica conclusione che un nuovo Medioevo è sceso su di noi, l’oscurantismo della modernità, altrettanto foriero di vieti pregiudizi, e sia pure di segno diametralmente opposto a quelli che imperversavano in passato. Ma chi o che cosa ci fornisce la garanzia che la cultura contemporanea sia nel giusto, mentre quella di solo pochi decenni fa brancolava nel buio dell’ignoranza?

san_paolo_lettera_romaniMa la questione, come dicevamo, non è solo, o non è affatto, di tipo medico; è, prima di tutto, morale e sociale. Cosa hanno da dire i filosofi, i teologi, gli studiosi di etica, nonché sociologi e psicologi? Cosa hanno da dire preti e vescovi, cosa hanno da dire i cristiani, cosa ha da dire il Magistero dei pontefici? A quanto pare, tutti o quasi tutti, hanno riconosciuto la liceità e l’assoluta normalità dei comportamenti omosessuali. Severe sanzioni giuridiche sono previste, in moltissimi Paesi occidentali, nei confronti di quanti si permettono di avanzare riserve o di esprimere giudizi negativi sulla pratica omosessuale. Due inoffensivi predicatori cristiani, che leggevano passi della Bibbia nei quali tale pratica viene condannata, sono stati arrestati e condotti in prigione, identificati, diffidati dal giudice dal reiterare simili comportamenti, pur avendo essi dichiarato di non avere alcuna animosità nei confronti delle persone omosessuali, ma di attenersi all’insegnamento del Vangelo, particolarmente della Lettera ai Romani di san Paolo. Tali fatti sono accaduti a Londra, la capitale di una nazione che ha fatto della libertà di pensiero, di espressione, di stampa e di associazione, uno dei suoi principi-cardine; e una nazione che, sino a pochi decenni fa, puniva l’omosessualità con il carcere. È accaduto quel che si verifica al termine di una rivoluzione. Coloro che, prima, andavano in prigione, ora sono acclamati come i campioni della libertà; e per coloro che eseguivano, o approvavano, tali condanne, è venuto il tempo di essere, a loro volta, zittiti e condannati. Un vero e proprio capovolgimento di prospettiva – e anche di ruoli.

Ma cosa hanno da dire gli intellettuali, davanti a questa rapida rivoluzione sessuale? Oh, quello che dicono sempre gli intellettuali moderni, da che esistono: suonano il piffero per gli ultimi arrivati al potere; proclamano giusto, vero e buono ciò che viene dichiarato tale dai poteri forti, e ratificato come tale dalla maggioranza, ormai assuefatta ad andare, come un gregge di pecore, là dove la conducono i pastori, vale a dire i mass-media; e, quanto ai vescovi e ai preti, molti di costoro stanno facendo esattamente la stessa cosa. Approvano i risultati della rivoluzione, santificano e benedicono ciò che ieri condannavano severamente, senza tanti giri di parole. Dunque, anche per la Chiesa e dentro la Chiesa, vi è stata una rivoluzione? Parrebbe proprio di sì; e lo si vede anche da questo: da ciò che attiene alla sfera dell’etica e dei “diritti” della persona. Le maglie di questi ultimi si sono immensamente dilatate anche per una parte della Chiesa. Essa ha cessato di porsi come la custode di un codice etico assoluto, perché fondato sulla Legge divina; si è  fatta portatrice di un’etica del relativo, che viene incontro ai desideri degli uomini, anche se in contrasto con il Vangelo e con quello che era, fino a ieri, il Magistero ecclesiastico.

mons_charamsaMa a chi bisogna credere, allora? Ai papi, alle encicliche, al catechismo di qualche anno fa, o a ciò che molti esponenti della Chiesa cattolica dicono oggi? Per quale ragione dovremmo pensare che le posizioni attuali siano più giuste di quelle tradizionali? La verità di cui il cristianesimo si fa banditore, non è forse la Verità eterna e immutabile? Perché mai, allora, ciò che fino a ieri era considerato un peccato mortale, ora viene benedetto da molti preti, che tengono addirittura dei corsi di consapevolezza per persone omosessuali, in modo da accompagnarle a vivere liberamente, e anche cristianamente (con buona pace della contraddizione) le loro inclinazioni sessuali? Se la Chiesa, fino a ieri, diceva cose assurde e prive di carità, perché la Chiesa di oggi non lo riconosce francamente? Perché non dice: «Ragazzi, abbiamo sbagliato tutto: dimenticatevi ciò che per duemila anni abbiamo insegnato; era solo uno scherzo, un malinteso». L’omosessualità non è più un grave disordine morale, e la pratica omosessuale non è più un peccato? Non è più uno dei quattro peccati che gridano vedetta davanti a Dio, come insegnava non un prete qua e là, ma il catechismo della Chiesa cattolica? Ce lo dicano, per favore. Dicano che era tutto uno scherzo, un errore. Altrimenti tutti questi intellettuali, tutti questi legislatori, tutti questi parlamentari, tutti questi pensatori, tutti questi preti e vescovi odierni che, in nome del relativismo, proclamano non esservi alcuna differenza fra un uomo e una donna che vogliono unirsi in matrimonio e avere dei bambini, e due uomini o due donne che pretendono di parodiare il matrimonio e procurarsi dei figli con espedienti artificiali più o meno ripugnanti, come l’utero in affitto, non sono che dei tristi buffoni…

Fonte: “Il Corriere delle Regioni” (per gentile concessione dell’Autore)

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There is 1 comment for this article
  1. Lucius at 6:28 am

    Ho letto l’articolo di F.sco Lamendola(giu’le maschera…) tanto interessante.purtroppo la causa di tale confusione in campo sessuale e’l’ignoranza religiosa di cui satana approfitta per seminare I suoi errori.purtroppo anche in certi ambienti della Chiesa Cattolica,non sanno dire la verita’cosi’come e’scritta in natura e come lo rivela la Dottrina Cristiana di sempre.Cosi’a tutti I livelli si e’diffusa la teoria che l’errore ha dei diritti allo stesso modo della verita’.Il castigo di Dio non si e’fatto attendere.Egli ha tolto la sua Luce a chi lo ha respinto e noi non possiamo che lottare con la preghiera e riformando noi stessi.

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