Falsità ed ipocrisia occidentali dell’orrore verso l’ISIS. Cap. 3: l’iconoclastia e la distruzione dei luoghi sacri

di Enrico Galoppini

moschea_gionaProseguendo la nostra carrellata concernente gli aspetti più “orribili” della teoria e della prassi del cosiddetto “Califfato islamico”, non possiamo tacere dello sgomento occidentale causato dalla sua furia iconoclasta e dall’irrispettoso atteggiamento nei confronti dei luoghi di culto delle confessioni religiose differenti da quella professata dai suoi adepti.

Al riguardo dell’iconoclastia – ovvero la distruzione delle “immagini” sacre – e della distruzione di chiese e moschee frequentate da musulmani considerati deviati e/o contenenti le spoglie di personaggi ritenuti dalla pietà popolare “santi”, possiamo tranquillamente dire che sebbene ciò susciti accorati appelli da parte delle varie “agenzie culturali” ed inviti al “dialogo” e alla “tolleranza” in nome di una visione ecumenica interreligiosa, proprio il divieto di riprodurre il divino in qualsiasi forma ha caratterizzato in vari momenti la stessa storia del Cristianesimo.

Iconoclasti sono stati interi periodi dell’Impero bizantino, quando alcuni teologi contrari all’uso delle immagini sacre si guadagnavano i favori della corte; ma il peggio doveva venire con la “Riforma”, quando sotto la spinta di Lutero e dei suoi epigoni, ancor più estremisti, torme d’invasati si davano alla distruzione non solo delle opere d’arte sacra, bensì delle chiese cattoliche, facendo strage dei loro fedeli, a partire dalle alte gerarchie della Chiesa di Roma.

Su questo, poi, specialmente nel clima postconciliare del secondo dopoguerra, quando anche la Chiesa cattolica è stata incolpata di tutto e di più, è stata stesa una spessa coltre d’oblio. Ma i fatti restano e sono a disposizione di chiunque li voglia sapere.

distruzione_templi_paganiLa questione della distruzione degli “idoli” (ché, di questo, in pratica si tratta), ad onor del vero, riguarderebbe il Cristianesimo sin dalle sue origini, poiché non si contano i templi “pagani” devastati dopo che Costantino ebbe a dichiarare il Cristianesimo religione di Stato.

Lungi da noi l’intenzione d’imbastire una stantia polemica anticristiana, per onestà intellettuale dovremmo però riconoscere che spesso e volentieri le nostre magnifiche basiliche e cattedrali sorgono sui resti di luoghi di culto delle religioni preesistenti, sconfitte anche col ferro e il fuoco. E non solo, perciò, con l’annuncio della “buona novella”.

Pertanto, prima di inorridire di fronte alle profanazioni messe in opera per i noti motivi addotti dai loro perpetratori (“idolatria”, “superstizione” ecc.), bisognerebbe farsi un esame di coscienza e conoscere meglio anche la propria storia, evitando in tal modo di cadere nel peccato d’ipocrisia quando si ritiene che solo e sempre “gli altri” si rendono colpevoli di atti riprovevoli e barbarici.

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There is 1 comment for this article
  1. Pimander at 1:13 pm

    Se l’inconoclastia cristiana e’ condannabile lo e’ anche quella dell’ISIS. Non e’ l’autore bensi il fatto a contare.

    E’ anche da tener presente che oggi, l’atteggiamento cristiano nei confronti dei simboli altrui e’ totalmente opposto a dimostrazione di crescita e progresso del pensiero. Mentre l’ISIS e’ rimasta relegata a comportamenti dei tempi dell’inquisizione.

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