Fascismo e “fascisti”: finiamola con gli equivoci

di Enrico Galoppini

In occasione del 28 Ottobre (anniversario della Marcia su Roma), crediamo sia proficuo per molti Italiani riproporre un breve ma denso scritto di dieci anni fa che ricevette un vivo apprezzamento da parte del Prof. Alberto B. Mariantoni, del quale riproduciamo in appendice un messaggio di posta elettronica inviato a suo tempo all’Autore dello scritto.

***

tricoloreUn paio di mesi fa, il mio indirizzo di posta elettronica venne inserito tra i destinatari di un messaggio concernente una polemica tra “camerati” di cui non conoscevo i contorni. Si citava Tizio e Caio, ci si lamentava, si lanciavano accuse ecc. Il tutto, inserito nell’eterno tormentone sulla “riunificazione dell’Area”.

Chiamato inaspettatamente in causa, ne approfittai quindi per esprimere un pensiero a tutti gli altri destinatari del messaggio.

Premesso che non metto in dubbio la buona fede e la passione di coloro che tentano di “riunificare l’Area” (e, soprattutto, che dell’ “Area” non ho mai fatto parte!), il primo pensiero che va espresso è che nelle polemiche tra “camerati” s’inverte sistematicamente l’ordine dei fattori. Per prima cosa, infatti, bisognerebbe chiarire chi vuol fare qualcosa insieme e, specialmente, che cosa si vuol fare a partire da un’analisi condivisa della realtà. Al contrario, una “unione” sulla base della condivisione di un riferimento storico (ovvero al Fascismo, che poi ciascun “fascista” interpreta a modo suo!), del rifiuto di un “tradimento” (quello di AN), di una “fede” (e qui siamo alla riproposizione dell’onnipresente schema per cui si sta insieme solo se si è “uguali”), non mi sembrano un buon punto di partenza. Al contrario, così facendo, si reitera all’infinito un equivoco: quello per cui il Fascismo lo possono riattualizzare (mi auguro che non esista più qualcuno che lo intende riproporre alla virgola!) solo i “fascisti”, i “camerati”. Con buona pace dell’etimologia della parola “fascismo”…

fascio_littorioL’esperienza insegna che il mondo “(post- o neo-)fascista” è incapace di “unirsi”, e sinceramente non capisco come – mi si perdoni il bisticcio di parole – non si riesca a capirlo. Un conto è adoperarsi per una verità storica sul Ventennio (e tuttavia anche da fonti “fasciste” non emerge una storiografia univoca: si veda l’insistenza monotematica sulla RSI da parte di molti, come se il Fascismo si riducesse a quella!), un altro chiamare a raccolta supposti “uguali”. In questo modo – è evidente – si ha l’ennesimo tentativo di “unificazione ideologica”. Cosa che il Fascismo non fu.

Detto per inciso, io mi sento Italiano, non di certo “fascista” come, probabilmente, molti dei destinatari di quel messaggio tra “camerati” intendono il termine “fascista”. Detto ciò, prima di inseguire improbabili e chimeriche “unioni”, ciascun “camerata” provi a capire se, eventualmente, là fuori, oltre “l’Area” (che non c’è), non esistono altri italiani che mentre del Fascismo come ideologia (cioè il “post- o neo-fascismo”) non hanno una grande stima nutrono in cuor loro un’attitudine genuinamente “fascista” in vista dell’unica “unione” che abbia senso da sempre. E, a quel punto, chi vuol scambiare “l’Area” col “Fascismo”, col “fascio di forze”, continui pure a farlo; ma un giorno, mi auguro, dovrà fare i conti con i fascisti veri, quelli per i quali tutte le ideologie sono egualmente arbitrarie ed illegittime, anche se si chiamano “Fascismo”.

Fonte: “Italicum”, gen.-feb. 2006.

APPENDICE: la lettera_del Prof. Alberto B. Mariantoni ricevuta dall’Autore dello scritto in data 26 dic. 2005.

 

 

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There is 1 comment for this article
  1. BENNATO BENNATI at 7:17 pm

    Circa il ” fascio di forze”, l’unione ecc. , se mi guardo intorno, se ascolto le chiacchere che si fanno al mercato, nel foro o ….dal barbiere ecc., di “fasci” , scorgo quelli dei partiti, di conventicole, magari di sètte o settarelle, ognuno proteso a coltivare il proprio giardinetto e spesso anche tante illusioni ; ma ” fasci” che leghino in solidarietà morale e materiale di tutti gli appartenenti ad una nazione , non li vedo.
    Vale insomma ancora il detto del D’Azeglio : ” fatta l’Italia, debbono farsi gli Italiani”, cosa che non riuscì, né con le buone né con le cattive, e malgrado l’impegno profusovi, nemmeno al fascismo, come dimostrano quelle immagini cinematografiche di popolo festante che prima in Sicilia, poi a Roma , poi via via in tutte le città di Italia, accoglieva gli Alleati che risalivano la penisola, nemmeno se la guerra anzichè da loro, fosse stata vinta dagli Italiani.

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