Perché il Marocco bombarda lo Yemen?

di Spectator

salvate_yassineCome si fa a dire che un pilota è “scomparso nel nulla” quando sono state mostrate le immagini del suo aereo precipitato e di parti del suo corpo ridotto a brandelli?

Ma in Italia e, peggio ancora, in Marocco (dove si glissa sull’argomento o ci s’interroga su “contraddizioni” della versione yemenita), si continua a ripetere: “Salvate il soldato Yassine”.

Eppure c’è ben poco da salvare e da cercare, stando alle immagini pubblicate dal blog Palaestinafelix. Sufficientemente eloquenti per poter affermare che l’aereo schiantatosi al suolo è dell’aviazione militare marocchina e che quei poveri resti sanguinolenti appartengono al suo pilota.

Un pilota di un aereo da guerra deve prendersi le sue responsabilità, per primo. Poi deve prendersele chi ce l’ha mandato. Invece di metter su dei piagnistei nazionalpopolari, sarebbe più onesto ammettere la verità, e cioè che un F16 va a bombardare della gente (tra l’altro musulmana anch’essa) e che ci possono scappare delle vittime civili innocenti (lo Yemen denuncia oltre 1.500 vittime dall’inizio dell’aggressione saudita e dei suoi alleati). Sarebbe anche onesto riconoscere che, qualora l’aereo cadesse al suolo, non ci sarebbe da attendersi chissà quale accoglienza da parte dei bombardati.

murtaddInvece, regolarmente, in simili occasioni scatta il “dramma nazionale”, come in Giordania, quando un pilota venne catturato dalle milizie dell’ISIS, che poi – se il filmato è autentico – gli fecero fare l’ormai nota terribile fine.

Ma se una Giordania che attacca l’ISIS ci può stare ed ha un suo perché (il regno hashemita rischia di fare la fine del classico ‘vaso di coccio’), perché mai il Marocco deve intervenire militarmente a fianco dell’Arabia Saudita per attaccare lo Yemen? Uno Yemen che, con la vittoria degli insorti sciiti (maggioranza nel paese e storicamente alla sua guida con il loro imam), ha semmai risolto un suo problema interno, senza minacciare nessuno.

Ma i sauditi (e naturalmente i loro protettori occidentali) hanno ravvisato nel cambiamento di regime in Yemen un pericolo per la loro sicurezza, quindi si sono affrettati ad intervenire, con una parvenza di “copertura” araba che ha coinvolto anche il regno del Marocco.

Un regno che – come quello giordano – è rimasto sin qui alieno da qualsiasi “primavera” e che per colpa di decisioni a dir poco avventuriste potrebbe perdere la sua tranquillità. Con le guerre, infatti, si sa dove si comincia ma non si sa mai dove si finisce.

Ma troppe cose qui non si sanno. Non si sa infatti quale filo tiene unite due dinastie che, a giudicare dal tipo di Islam da esse incoraggiato, non dovrebbero avere molto da spartire. Il Marocco è terra di mistici e di confraternite sufiche, ufficialmente sostenute dalla monarchia, mentre la culla dell’Islam è diventata la base da cui s’irraggia, in tutto l’ecumene islamico, una dottrina eterodossa che lavora di concerto con la sovversione di ciò che ancora, nella massa continentale eurasiatica, resta al di fuori del controllo occidentale.

A questo punto, diventa legittima la seguente domanda: per un paese arabo e musulmano che voglia proporsi come “guida”, è più importante una supposta e non ben chiarita “alleanza occidentale” o la promozione di un Islam tradizionale scevro da strumentalizzazioni politiche e da inquinamenti dottrinali?

E poi ancora: non si dovrebbe evitare in ogni modo la fitna, cioè la divisione, la discordia tra i credenti? Che cosa si alimenta invece con queste strane “alleanze”? Perché, dunque, il Marocco bombarda lo Yemen?

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