Alfredo Macchi, Rivoluzioni S.p.A. Chi c’è dietro la primavera araba, Alpine Studio, Lecco 2012

di Enrico Galoppini

rivoluzioni-spaIl pregio di questo libro è presto detto. È il titolo a chiarire fin da subito che non si tratta della solita sviolinata sulla “libertà” e la “democrazia” in salsa araba.

Rivoluzioni S.p.A. Chi c’è dietro la primavera araba, di Alfredo Macchi, non ha ricevuto, a differenza di altri testi sull’argomento che inneggiano a senso unico alle “rivoluzioni”, l’attenzione che avrebbe meritato. E per questo, forse, molte copie sono finite nelle librerie che offrono libri nuovi a metà prezzo…

Né c’è da sperare che qualcuno, tra i cosiddetti “decisori” occidentali, l’abbia letto nemmeno di striscio. Tutti presi come sono a dare credito alle baggianate dei professionisti della disinformazione che ruota intorno alla narrazione sui “diritti umani” e le “liberazioni” americane.

Per essere onesti, però, Macchi non sposa la tesi di carattere diametralmente opposto a quella che vede nella “Primavera araba” l’alba di un “mondo nuovo” fantastico e lanciato verso le proverbiali magnifiche sorti e progressive. Il suo reportage di prima mano – ché di questo, fondamentalmente si tratta – contiene nel finale alcune riflessioni di carattere geopolitico che inquadrano ciò che è scoppiato tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 nello scontro in atto tra potenze “atlantiche” e potenze “eurasiatiche” per il dominio mondiale. Senza però parteggiare per nessuno. E quando cita l’Iran concede più di una giustificazione ai manifestanti dell’Onda verde (sorta di anticipazione della “primavera araba”), cedendo parzialmente ad una retorica “democratica” che gran parte ha in tutto ciò, se solo si pensa al peso del cosiddetto soft power nel quale rientra a pieno titolo la “guerra dell’informazione” e quella, altrettanto incruenta ma decisiva, per accaparrarsi le menti e i cuori delle popolazioni che le élite occidentali intendono attrarre nella propria orbita egemonica.

Ad ogni buon conto, bisogna dare atto all’inviato delle reti Mediaset che si è trovato in Nord Africa proprio in quei mesi cruciali di aver smascherato, con dovizia di documentazione, il ruolo delle organizzazioni statunitensi che, parandosi dietro sigle dai nomi suadenti e rassicuranti, nascondono la precisa volontà degli Stati Uniti di sovvertire tutta un’area fondamentale per la loro strategia di “contenimento” delle potenze del “Vecchio mondo”.

La pratica della “resistenza non violenta”, sostenuta da un mare di soldi, è così inquadrata da Macchi nella giusta cornice, ovvero quella di un sistema accuratamente studiato per coinvolgere “attivisti” e provocatori vari nella destabilizzazione di Stati dei quali dev’essere assolutamente indirizzato lungo binari rassicuranti il “regime change”.

soros_incPiù precisamente, la sovversione di sistemi sia amici che nemici, tutti più o meno caratterizzati da una forte presenza dello Stato nell’economia, conferma che alla fine queste “primavere” hanno il compito fondamentale di preparare le condizioni necessarie a che si possa esplicare, anche in quelle realtà, una “economia di mercato”. Con la “minoranza rivoluzionaria” locale, sia “laica” che “religiosa”, la quale non vedendo l’ora di poter “fare impresa” con meno lacci e lacciuoli, svolge la funzione, ampiamente studiata da sociologi e storici, di quelle classi sociali emergenti che sentendosi insoddisfatte hanno da sempre premuto affinché si compiesse un cambiamento favorevole ai loro interessi.

Questo cambiamento, che al momento in cui Macchi dava alle stampe il suo libro sembrava dover essere guidato dalle dirigenze del cosiddetto “Islam politico”, consiste nella modifica dei fondamentali paradigmi esistenziali dell’uomo arabo e musulmano. Il che, se pensiamo alla china tragica che, in nome della “libertà” e dei “diritti”, sta prendendo l’Occidente, non infonde troppo entusiasmo di fronte a queste manifestazioni di ribellione che suscitano ancora dei sentimenti positivi tra giovani sprovveduti e vecchi reduci della “contestazione”.

Cosa abbia guadagnato finora il mondo arabo da questa “primavera” è a tutti gli effetti un mistero. Un mistero che, con le sue pagine coinvolgenti e documentate, l’Autore contribuisce in buona parte a svelare.

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