Ibn ‘Arabi a Torino

di Enrico Galoppini

Sabato 22 Settembre, presso il “Circolo dei lettori”, si è svolto un interessante convegno dedicato al metafisico andaluso Muhyī d-Dīn Ibn ‘Arabī. Il convegno, certamente di alto livello, sponsorizzato dal ramo “latino” della Ibn ‘Arabi Society di cui è animatore principale Pablo Beneito, ha illustrato ad un nutrito ed attento pubblico gli aspetti più salienti della metafisica ibnarabiana, dedicando una particolare attenzione alla nozione di wahdat al-wujūd (tradotta correntemente con “unicità dell’esistenza”, sebbene tale traduzione non sia così scontata né di facile approccio, considerata la prospettiva nettamente non-duale di Ibn ‘Arabī, accusato a torto da vari suoi detrattori musulmani di “panteismo”). Allāh, infatti, secondo l’illustre esponente della più cristallina dottrina islamica, non è “le cose”, anche se si trova in tutte le cose. Fondamentale, secondo l’esperienza mistica del sufi andaluso, è l’approssimazione a Dio che si può ottenere attraverso la conoscenza: la conoscenza, non meramente libresca, è la via maestra per pervenire a quella “anima pacificata” cui di riferisce il Corano al riguardo di chi affronta con successo la “grande guerra” contro l’ego. 

Anche solo da queste stringate note, e a maggior ragione dalla lettura della locandina che allego, si può evincere l’abissale distanza che intercorre tra la prospettiva del tasawwuf ortodosso e quella del cosiddetto “Islam politico”, “moderno” o “fondamentalista”, tutto proteso verso questo mondo né più né meno come le varie ideologie “secolariste”.

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