Enrica Perucchietti, Le origini occulte della musica. Volume I: il sentiero oscuro, Da Mozart agli anni Settanta (Uno, Orbassano 2014)

di Enrico Galoppini

perucchietti_origini_occulte_musica1Il primo volume della trilogia di Enrica Perucchietti dedicata a Le origini occulte della musica ci pone per prima cosa di fronte alla seguente riflessione: di quale musica stiamo parlando?

Certamente non di quella sacra, di quella divinamente ispirata. Di quella che esce da strumenti che già solo per la loro forma ed il loro funzionamento simboleggiano e realizzano una ‘consonanza’ col divino. E nemmeno quella melodia prodotta da voci di esseri puri, o che anelano alla purezza, e che si fanno per così dire strumento della divina Parola.

La musica cui l’Autrice si riferisce è tutt’altro. È la musica moderna (blues, rock, pop ecc.), che affonda ‘incredibilmente’ le sue radici anche in quella per così dire “classica”, la quale conteneva già degli elementi ‘disordinati’ in quanto certi suoi autori di spicco inseguivano tramite la musica il successo in questo mondo, e per tale scopo non s’erano fatti scrupolo di stabilire un patto. Il patto col Diavolo.

Per questo preciso motivo, sebbene l’esistenza di questi musicisti sia stata all’insegna della fama e del successo, essa è stata anche costellata da dolori e sofferenze. E in qualche caso è terminata in maniera tragica.

Eppure, tutto un apparato a sostegno di queste “stelle” ha indotto molte persone, in specie giovani, a prendersele come “modello”: Elvis Presley, Jimmy Page, Bob Dylan, Elton John, i Beatles, i Rolling Stones, i Grateful Dead, Jimi Hendrix, Lou Reed ed altri ancora, esponenti, per tutti gli anni Settanta, di un “ribellismo” funzionale al sistema stesso ufficialmente combattuto, con quest’ultimo che, attraverso i suoi apparati di sicurezza ed i suoi esperti di manipolazione mentale, ha infiltrato ed eterodiretto ora questa ora quella “band”.

Combinazione ha voluto che arrivassi a leggere il capitolo su Bowie proprio mentre “il Duca bianco” andava oltre… Come di consueto, per giorni, non hanno fatto altro che proporcelo in tutte le salse, perché questa cosiddetta civiltà osanna gli “artisti”, anche e soprattutto quando la loro “arte” è assai discutibile…

peace_loveD’altra parte per certi individui basta esporre le loro “prodezze” esistenziali e/o canore per evidenziare quanto possano essere da “guida” e “modello”… In pratica si tratta il più delle volte di poveracci, di dilettanti allo sbaraglio che si sono talmente investiti del loro “ruolo” da non accorgersi più in che baratro sono finiti… facendovi finire gli sciagurati che gli si affidano perché li hanno scambiati per quello che non sono.

Se si riflette sul fatto che masse adoranti e deliranti sono andate dietro a personaggi di tal guisa si ha la misura del disastro che è stato apparecchiato alle più recenti generazioni. La cosa più notevole e malefica è che con la loro condotta e la loro “arte” hanno prodotto delle “aperture” che sono state sfruttate da determinate forze per introdursi in questo mondo. E particolarmente interessante, in questo senso, è il ruolo degli “impresari” musicali, i quali sovente sono molto più addentro a certe pratiche occulte degli stessi cantanti e musicisti.

Negli ultimi tempi, come spesso avviene, dalla tragedia si è passati alla farsa, perché almeno in passato alcuni artisti erano effettivamente coinvolti in prima persona in determinate “pratiche” e si poteva perciò riconoscere loro almeno una sorta di “personalità”, mentre oggi si ha a che fare con individui perlopiù eterodiretti, spesso giovanissimi, che quando non servono più vengono gettati nel cestino.

Così, tra inni a Satana, vampiri, UFO, “spiriti” ed “entità” varie, c’è da chiedersi se non aveva ragione il Mulla Omar quando se la prendeva con la musica per salvaguardare la sanità mentale del suo popolo!

sema_mevleviPer fortuna che accanto a chi si vende al Diavolo con una facilità disarmante esiste anche una musica divinamente ispirata, che purtroppo non trova molto seguito tra i contemporanei ma che è comunque sempre a disposizione di chi intenda suonarla ed ascoltarla, perciò non c’è bisogno di arrivare ad una soluzione drastica come quella, anche se una netta regolata a tutto il resto andrebbe data senza esitazioni, tale è il livello d’allarme attuale, in particolar modo da quando è esplosa la mania dei “video” e cioè della ‘musica guardata’.

Questo libro ci ricorda una verità sovente dimenticata da quei faciloni che sono i moderni felici di esser tali: che nulla è “neutro” e perciò, prima di “abbandonarsi” a qualche “rito di massa” come può essere un concerto dove si osanna il Maligno e si mettono in scena turpitudini varie bisognerebbe porsi il problema se questo tipo di “esperienze” non possa suscitare in noi quella distruzione o “disunione” che da sempre è l’obiettivo dell’Avversario.

L’Autrice di questo primo libro di una trilogia già data alle stampe per intero non prende posizione pro o contro questi “artisti” esplicitamente, tuttavia, seguendo il criterio descrittivo usato per Unisex, già per il solo fatto di esporre alcuni aspetti “compromettenti” delle loro biografie li qualifica implicitamente per ciò che sono: ciechi che guidano altri ciechi.

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