Marcello Pamio, La fabbrica dei malati, Revoluzione Edizioni, Orbassano (TO) 2016

di Enrico Galoppini

big-pharmaL’epoca attuale, tra i suoi caratteri distintivi, detiene quello della “creazione dal nulla” di una serie indefinita di cose.

La più sbalorditiva di tutte è senz’altro quella del denaro. I “signori del denaro” creano moneta dal nulla, tanto poi ad “inverare” tale moneta ci penseranno quelli che sgobbano, e che, come recita una réclame elevata al rango di “verità”, hanno sul groppone, cadauno, oltre 30.000 euro di “debito” cosiddetto “pubblico” generato essenzialmente proprio da tale gioco di prestigio.

In quest’era di masse super “informate”, dal nulla si creano anche vari problemi: per esempio – tanto per citare una questione che conosco bene – quello del “pericolo islamico”, agitato per motivi che confluiscono nella difesa ad oltranza del (preteso) “nostro modo di vita”, che a sua volta serve a sostenere corposi e ben poco idealistici interessi economici e speculativi.

Gli stessi dominanti che utilizzano la finanza e l’economia (o meglio una parvenza di quello che dovrebbero essere) per controllare tutti quanti, hanno tirato fuori dal cilindro tanti malati immaginari e presunti tali.

pamio_fabbrica_malatiQuesto è l’argomento de La Fabbrica dei malati, di Marcello Pamio (Revoluzione Edizioni, Orbassano (TO) 2016), ricercatore indipendente ed animatore del sito Disinformazione.it, nonché autore di altri saggi su temi quali la manipolazione dell’informazione e le tecniche di dominio finalizzate alla gestione di masse amorfe e consenzienti.

Il libro, nelle sue 157 pagine, espone il problema dei “malati” creati effettivamente dal nulla da un sistema nel quale, da un lato, è preponderante la forza delle grandi case farmaceutiche e delle lobby dei “dispensatori di salute”, mentre dall’altro è essenziale – altrimenti tutto il sistema crollerebbe – una forma mentis diffusa che rifugge la morte (anzi, rimuove proprio la questione) nella speranza di campare il più possibile, anche a costo di diventare una specie di cavia da laboratorio.

Una volta che si ha a che fare con individui ignoranti e tenacemente attaccati a questa vita, costi quel che costi, il gioco è assai facile per la “fabbrica dei malati”, la quale agisce su piani che i quattro capitoli del libro espongono in ordine logico:

  1. Il piano conoscitivo, tramite la manipolazione delle informazioni e varie tecniche di controllo.
  2. Il piano quantitativo, attraverso l’altalena dei “valori di normalità”, fino a giungere a trattare come “malato” o “a rischio” una persona che senza l’abbassamento interessato di questi “valori” sarebbe da considerare perfettamente in salute. In serravalle_bambini_super-vaccinatiquesto capitolo si tratta anche del problema delle vaccinazioni pediatriche, che negli ultimi tempi è tornato al centro di una “caccia alle streghe”, con minacce e pressioni sempre più aggressive contro chi non fa vaccinare i propri figli ed i medici che avanzano dubbi al riguardo. Le vaccinazioni non risparmiano nemmeno gli anziani, così da un po’ di tempo è invalso l’uso d’iniettare loro – previo bau bau mediatico – sostanze d’ogni tipo anche per prevenire l’influenza. Inutile dire che tutti questi vaccini non prevengono in maniera certa l’insorgere della patologia, con le statistiche che parlano chiaro al riguardo dell’incidenza delle stesse su soggetti non vaccinati, i quali, tornando ai bambini, evitano il rischio di contrarre tutti quei problemi, anche gravissimi, riscontrati a seguito della somministrazione “sicura” dei vaccini.
  3. Il piano temporale. Qui viene trattata l’anticipazione del tempo delle diagnosi: è la tanto reclamizzata “prevenzione” effettuata con gli screening, i quali, in molti casi si sono rivelati – dati di fonte medica alla mano! – non solo inaffidabili, ma anche inefficaci nel garantire la risoluzione di un problema di salute. Questi esami che, a dar retta alla vulgata ufficiale, dovremmo fare tutti di continuo e per un’infinità di possibili malattie, creano svariate volte dal nulla dei malati, come quelli di “tumore”, che spesso erano soggetti sani come pesci ma poi, dopo il bombardamento radiologico e chemioterapico (cioè l’unico ammesso), stanno ovviamente malissimo, fino a morire tra atroci sofferenze indotte perlopiù dalla violenza di queste “cure”. Il “tumore”, blondet_cretinismo_scientificoinfatti, resta a tutti gli effetti per molti medici una sorta di mistero, nel senso che nel nostro corpo insorgono (e poi spariscono o vengono “accantonate”) delle masse cellulari anomale che possono starsene lì fino alla nostra morte naturale (o per altra malattia), com’è stato dimostrato dalle autopsie effettuate su persone che avevano condotto una vita sana a stretto contatto con la natura, le quali custodivano nei loro corpi, benché non vi fossero mai state avvisaglie, dei cosiddetti “tumori”. Non si sottovaluti poi il peso devastante delle parole, per cui se ad una persona dici “hai un tumore”, quella, in base al valore che darà a tale affermazione potrà viverla come una “condanna a morte”, col che potrebbe effettivamente cominciare a stare male a causa dei cattivi pensieri (fattore su cui ritorneremo). Non parliamo poi di normali “problemini” che, chi più chi meno, in avanzata età, insorgono: gli screening (sempre più anticipati nel tempo) inseriscono automaticamente un sacco di vecchietti nel redditizio mercato dei consumatori fidelizzati di farmaci (col colmo che viene raggiunto quando se ne devono prendere alcuni per tamponare gli effetti dannosi di altri).
  4. Il piano qualitativo è infine quello che interessa in maniera più eclatante la creazione dal nulla di vere e proprie malattie. La gravidanza, se la donna incinta (ed il futuro padre!) sono belli disinformati, può trasformarsi, da che è un periodo “magico”, in un concentrato di preoccupazioni dovute all’estrema ed insensata medicalizzazione fatta di controlli, ecografie ecc. Lo stesso dicasi della menopausa, che in tutte le società tradizionali è stata concepita come l’ingresso della donna nel suo periodo di maggior stabilità e certezza. Invece no, anche questo è diventato un “problema”, naturalmente a causa anche della mentalità diffusa cui alludevano al principio che considera un valore atteggiarsi a delle “ragazzine” fino a cent’anni. Concernenti ancora il piano quantitativo, sono ancora tutte quelle patologie “psichiatriche” che, una volta accreditate “scientificamente”, portano alla creazione di “malati mentali”: da quelli che soffrono d’una forma d’ansia passeggera (“disturbo da ansia sociale”) a quei poveri bambini che, negli Usa, patria del business senza scrupoli (in Italia, per fortuna, la pubblicità delle “pillole della felicità” è vietata), sono stati catalogati come “iperattivi” e dunque trattati con psicofarmaci (ma c’è di peggio, perché c’è chi fa curare con psicofarmaci addirittura i neonati!).

Al termine di un’appassionata e documentata disamina del problema, Marcello Pamio si chiede che cosa possiamo fare per difenderci da questo pervasivo apparato di controllo (perché è qui che le lobby del farmaco, capaci di piegare al loro volere persino i governi, vanno a parare).

La risposta sta nel definire il senso della parola “malattia”.

L’uomo sano, per prima cosa, non è quello che non è mai “malato”, così come la vera “pace” non è l’assenza di “guerra”.

muramoto_medico_se_stessoLa malattia rappresenta uno squilibrio, vigendo ovunque la legge universale dell’equilibrio. Ogni volta che l’equilibrio viene a rompersi, il nostro organismo, così perfetto, mette in moto una “malattia” che serve a ristabilirlo a patto che si accetti che non è scritto da nessuna parte che ci si debba sentire sempre “bene” (così come il “bel tempo” non è l’assenza di nubi o di pioggia!) e si sappia andare oltre la concezione dell’essere umano come una replica della macchina, e cioè “accomodabile” sostituendo dei “pezzi di ricambio”.

L’uomo è un tutto interconnesso, per questo L’Autore insiste su un corretto stile di vita (movimento, alimentazione, sonno ecc.) e l’abitudine a non farsi coinvolgere dai cattivi e torbidi pensieri, dando invece spazio a quelli buoni e luminosi. La mente può far miracoli, e tra questi vi è anche la “malattia”.

Non a caso esistono – ed il teatro ha sovente sfruttato questa figura – i malati immaginari, che stanno male per davvero perché è la loro mente che non è ben orientata.

Ma quelli, in fondo, sono ancora poca e marginale cosa, rispetto a quelli, in costante aumento, creati dal nulla dalla “fabbrica dei malati”.

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