Referendum: un “NO” grande quando una casa

di Michele Rallo

renzi_boschiDiciamolo chiaramente: la “riforma” che porta il nome della fatina dagli occhi turchini è una truffa a ventiquattro carati.

Altri l’hanno smontata pezzo per pezzo, compresi i richiamini per i gonzi (tipo: riduzione dei costi della politica). Non starò quindi a ripetere cose che sono note e arcinote.

D’altro canto, è il concetto stesso di “riforma” ad essere una truffa. Perché? Perché “riforma” significa soltanto “cambiamento”, mentre Renzi e soci (e prima di lui Amato, Prodi, Monti e onorata compagnia) le hanno attribuito un significato diverso, quello di “cambiamento in meglio”. La verità è che le riforme che ci sono state imposte, i cambiamenti – almeno dal 1990 ad oggi – sono stati tutti rigorosamente “in peggio”. Sfido chiunque a dimostrare il contrario.

Abbiamo avuto riforme su riforme, in tutti i settori e in tutti i campi, dalle pensioni alla scuola, dal fisco al lavoro, e tutte rigorosamente peggiorative. Alzi la mano il pensionato che oggi stia meglio di ieri. Alzi la mano lo studente che abbia tratto un minimo vantaggio dalle ricorrenti “innovazioni”. Alzi la mano il contribuente meno tartassato. Alzi la mano il lavoratore meno precario.

Locandina_britanniaEbbene, questa riforma si inscrive a pieno titolo nell’alveo di tutte le riforme in peius che hanno distrutto la nostra società e massacrato la nostra qualità di vita, dalla caduta del muro di Berlino e dalla nascita dell’Unione Europea in poi, da quando siamo stati espropriati dei nostri beni comuni con le privatizzazioni, da quando siamo stati invasi da una ondata migratoria eterodiretta. D’altro canto, la prova provata che questa riforma va contro i nostri interessi è data dal “tifo” sfegatato con cui ne invocano l’approvazione tutti i nostri nemici: dai burocrati di Bruxelles agli strozzini di Wall Street, dai figli di troika ai mercenari di Obama.

Quindi, mi sta bene quel che dice la damigella di Montevarchi: chi vuole cambiare le cose vota “sì”, chi non vuole cambiarle vota “no”. Io voterò NO perché sto già abbastanza male così, e non vedo la ragione di cambiare per stare peggio.

Fatta questa doverosa premessa tecnica – diciamo così – vengo ad alcune rapidissime considerazioni di carattere politico. Malgrado negli ultimi tempi il ragazzino toscano abbia fatto indecorosamente marcia indietro, non c’è dubbio che quello del 4 dicembre sia anche e soprattutto un referendum pro o contro Renzi. Ecco un altro motivo per un “no” grande quanto una casa. Chi si fida degli spot ventiquattr’ore su ventiquattro dei telegiornali (la par condicio esisteva solo ai tempi di Berlusconi), chi ha apprezzato la “ultima cena” alla mensa dello sfigato di Washington, chi crede alle rodomontate di un anti-europeismo immaginario, chi non capisce che “flessibilità” significa soltanto fare più debiti (da pagare), chi è affascinato dalle marchette che rinverdiscono i fasti degli 80 euro mangiasoldi, chi – infine – è contento del fatto che continuiamo a farci invadere col sorriso sulle labbra, chi è in linea con tutto ciò – in una parola – farà benissimo a votare “sì”. Chi conserva il senso della realtà, chi non crede alle favole, chi rifiuta di farsi prendere per i fondelli da una campagna elettorale supercalifragilistichespiralidosa, dovrà per forza di cose votare “no”.

no_UEE aggiungo: poiché ci è impedito di esprimerci democraticamente sui due temi da cui dipende la sopravvivenza stessa della nostra società, e cioè l’euro e l’immigrazione, dobbiamo interpretare questo referendum non soltanto come una scelta pro o contro Renzi, ma anche come una scelta pro o contro l’Unione cosiddetta Europea, pro o contro una politica cosiddetta “di accoglienza” che mette in pericolo la nostra identità, la nostra cultura, la nostra sicurezza e – perché no? – anche quel poco che è rimasto del nostro benessere.

Se posso condensare il mio pensiero, il 4 dicembre esprimerò un voto plurimo: NO alle riforma, NO a Renzi, NO all’euro, NO all’invasione.

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