47 milioni di euro

di Spectator

In gran pompa, alla presenza nientemeno che del presidente della Repubblica, il 14 dicembre è stato inaugurato a Ferrara il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. 47 milioni di soldi pubblici, cioè (anche?) nostri. Che vanno a sommarsi agli altri 5 per la traduzione in italiano del Talmud.

Nel frattempo, mentre non si riesce a “sbloccare” i 33 milioni di euro donati dagli italiani con gli sms per i terremotati dell’Italia centrale, il Museo della Civiltà Romana, all’Eur, è chiuso da anni perché… “non ci sono soldi” (ed altre storie di ordinaria incuria, come ha ripetutamente documentato la rivista “Storia in Rete”). A giugno sono cominciati dei lavori di messa a norma e in sicurezza dell’edificio che ospita questo significativo museo inaugurato completamente nel 1955, ma il destino del museo in quanto tale non è ancora chiaro perché si parla addirittura di spostare il famoso plastico di Roma all’età di Augusto (realizzato in scala 1:250), mentre i calchi della Colonna Traiana sono stati trasferiti per la mostra del 1900° dell’Imperatore, e c’è da presumere che non torneranno indietro.

Un italiano che non ha ancora ammainato bandiera bianca arrendendosi all’idea di morire “americano” (o “occidentale”, o “sionista”… fate voi) non può non porsi un dilemma di fronte a queste incongruenze. Lo stesso dilemma di Moses Hess, uno dei padri del Sionismo: “Roma o Gerusalemme”?

Da una parte Roma, ovvero acquedotti, strade, terme, arene, palazzi e templi che sono ancora tutti al loro posto e testimoniano di una Civiltà. Dall’altra Gerusalemme, che certo esiste ed è dove si trova ma la cui “ebraicità” (indiscutibile, come la pretendono i sionisti) è tutta da dimostrare, in quanto nemmeno il celeberrimo “Muro del pianto” siamo sicuri appartenga al “loro” tempio… un “muro” e null’altro, tanto che due archeologi israeliani, messisi “sulle tracce di Mosè“, hanno dovuto ammettere che tutta questa pretesa “storia ebraica”, dal punto di vista documentale, è assai discutibile…  per non dire di peggio. C’è davvero di che… piangere!

Una valle di lacrime, addirittura, se si pensa che il Museo della Civiltà Romana venne concepito essenzialmente con finalità didattiche, oggi inesistenti, per infondere ai giovani italiani la misura delle loro “radici” romane. In compenso, le scolaresche italiane saranno (de)portate all’altro museo… dove verrà loro inculcata una ben diversa “cultura”, quella del piagnisteo.

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