Emergenza “sicurezza”: una lezione dal Palio di Siena

di Enrico Galoppini

immigranti_neriCom’è noto, uno dei principali problemi che affliggono chi vive in città è la mancanza di sicurezza.

In specie nei grandi centri urbani, ad ogni angolo di strada c’è da stare sempre col ‘mitra spianato’. E le case, che dovrebbero essere sacre ed inviolabili, sono diventate il bottino di bande, perlopiù straniere, completamente fuori controllo.

La situazione non è poi così meno preoccupante anche nei centri di medie-piccole dimensioni, dove il lassismo e la connivenza dei “responsabili” locali, in accordo con le direttive “dall’alto”, ha offerto alla cittadinanza lo spettacolo di un degrado che è impossibile non vedere.

Ora, quando chi dovrebbe fare non fa, l’unica soluzione è l’auto-organizzazione. Me niente paura, non mi riferiscono alle “ronde” e alla giustizia “fa-da-te”.

Parlo di un modello che per secoli ha funzionato in quella che per alcuni (me compreso) è la città più bella del mondo: Siena.

mappa-contrade-di-sienaIl territorio della città è suddiviso in diciassette “contrade”, i cui confini sono meticolosamente definiti in base ad un bando del 1729.

Ogni viuzza, ogni angolo, ogni muretto diventa così parte integrante della “patria”. Di quella patria che è, paliescamente parlando, la contrada.

Non esiste un centimetro quadrato del territorio della contrada che sia considerato “inutile” da parte dei contradaioli. I quali vigilano e s’informano su chi risiede o anche solo transita dal loro territorio.

Intendiamoci, questa è la situazione ottimale. Quella nella quale la città di Siena ha vissuto, come in uno splendido “isolamento” dalle intemperie del mondo moderno, almeno fino all’inizio del secondo dopoguerra.

Poi, per vari motivi tra i quali si annoverano la mancanza di spazi ed una speculazione volta a rendere il centro per soli “vip”, è cominciata la consuetudine di trasferirsi in periferia o nei dintorni (anche se pure le periferie, a Siena, sono considerate una sorta di ‘prolungamento’ del territorio urbano, in specie di certe contrade), ed intra moenia sono venuti a risiedere molti non senesi, tra i quali anche parecchi studenti universitari. Questo, certamente, non ha fatto bene alla città, almeno dal punto di vista che stiamo trattando, perché l’ottimale sarebbe che sul territorio di una contrada abitasse in pianta stabile una solida maggioranza di contradaioli di quella stessa contrada. Contradaioli che sapendo vita, morte e miracoli di ogni mattone non permetterebbero mai e poi mai che anche solo uno di quelli venisse oltraggiato.

vicoli-sienaQuesto controllo – sì, perché proprio di controllo si tratta – funziona ancora oggi nei giorni del Palio, ma certamente le “società di contrada”, che pure sono state la provvidenziale risposta ai tempi moderni che altrimenti avrebbero fatto tabula rasa del rapporto tra le contrade e i senesi, non possono supplire ad un problema che è quello dell’assenza della situazione ottimale di cui sopra.

Come che sia, Siena è una delle città d’Italia capoluogo di provincia col minor tasso di criminalità. Quella cosiddetta “microcriminalità” che pure è tanto fastidiosa e persino pericolosa per la vita stessa delle persone che incappano nel delinquente per strada o, peggio ancora, in casa propria.

Questo perché l’esuberanza paliesca incanala quelle energie distruttive che altrove fanno gravi danni per sé e per gli altri, ma anche perché non è ammessa, sul “sacro suolo”, alcuna tolleranza verso balordi e altri individui intenzionati a deturpare ciò che trasuda storia e ad offendere l’incolumità delle persone e dei loro beni in mezzo all’indifferenza che, sovrana, regna dove non vi è più alcuna traccia della tradizione.

Un aneddoto varrà a chiarire il concetto. Siena, nei giorni di Palio, è letteralmente presa d’assalto dai turisti. Turisti che porteranno sì soldi, ma che spesso non conoscono l’abc del comportamento in città. Entrano nella chiesa mentre si benedice il cavallo scattando foto col flash; ridono dei contradaioli che piangono quando la nemica ha vinto; si fanno il bagno nella fontanina battesimale di contrada per lenire gli effetti della canicola.

fontane-contrade-sienaBene, mi è capitato di vedere dei turisti che pensavano di farsi il bagnetto in una di queste fontane (una per ogni contrada, tutte notevoli dal punto di vista artistico) riservate a quel rito sacro e profano allo stesso tempo del “battesimo contradaiolo”. Va bene che, a loro parziale scusante, non i turisti possono sapere tutto della mentalità senese e paliesca, ma quello che mi colpì fu che subitamente, vista la scena in mezzo al via vai di gente nei pressi del Duomo, accorsero dei contradaioli per apostrofare con qualche “complimento” quegli ingombranti e maleducati “bagnanti”, i quali tolsero il disturbo una volta capita l’antifona.

Al non senese questo potrà  sembrare un atteggiamento “violento” e “incivile”, poco in linea con i moderni standard di “accoglienza” e “tolleranza”. Ma questo è il “prezzo” da pagare se non si vuol veder andare tutto in rovina e non si vuol trasformare Siena in un bivacco per gente fuori controllo.

Certo, il Palio è qualcosa d’inimitabile e di non replicabile altrove per decreto o per convenzione. Ma meditino sull’esempio di Siena tutti quelli che, inconcludentemente bisticcianti tra “accoglienza” e “tolleranza zero”, non intendono capire che anche la soluzione al problema della “sicurezza” sta nella tradizione, e non in rimedi ispirati, in un senso o nell’altro, agli stessi mali che s’intende combattere.

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