“I diritti dell’uomo” negli insegnamenti dell’Islàm

a cura di ‘Umar A. Frigo

 

corano

 

 

 

 

 

 

«Noi [Allàh] non ti abbiamo inviato [oh Muhammad]

se non come una misericordia (rahma) per i mondi»

(wa mà arsalnà-ka illà rahmatan li-l-‘àlamìn).

(Cor.21:107)

 

«È venuto a voi un Inviato che è uno di voi.

Egli ha pena per ciò che vi risulta gravoso,

è pieno di premure nei vostri confronti,

e coi credenti è pietoso e clementissimo (rahìm)»

(Cor.9:128)

 

«Non c’è costrizione nella Religione

(là ikràha fì d-Dìn).

La Via diritta ben si distingue dall’errore»

(Cor.2:256)

 

 

 Basmala-1

In nome di Allàh, Misericordioso e Clementissimo

 

«I DIRITTI DELL’UOMO»

negli insegnamenti dell’Islam

 

«Lode ad Allàh per questo dono (favore divino) dell’Islâm e ci sia sufficiente questo dono» (Al hamdu li-Lllàh ‘alà ni‘mati al-Islàm, wa kifà bihà ni‘mata).»(hadith).

E la preghiera e le benedizioni di Allàh siano su sayydinà Muhammad, il migliore della creazione (khayru-l-khalq), il sincero (al-siddìq), il sigillo di tutti I Profeti e gli Inviati (khàtam al-Anbiyà wa al-Mursalìn), il nostro migliore esempio da seguire come dice Allàh nel Corano: «Avete nel Messaggero di Allah un bell’esempio per voi» (laqad kàna lakum fì rasùli-llàh iswuatun hasanat) (Corano Sura Sajda 33:21), il nostro Maestro (Shaykh), colui che è stato inviato come Misericordia per tutto il Creato «wa mà arsalnàka illà rahmatan li l-‘àlamìn» (Corano Sura Anbiyà’ 21:107). E cosi sia anche sui suoi Compagni (Sahàba) e sulla sua Famiglia e su tutti coloro che li seguono fino all’ultimo giorno del Giudizio.

 

salam

Assalàmu ‘alaykum wa rahmatullàhi wa barakàtuHu

Che la Pace la Misericordia e la Benedizione di Allàh

sia su di voi

 

Mai come oggi si parla cosi tanto della «Religione dell’Islam» e questo perché cosi ha decretato Allàh l’Altissimo; come dice un nostro vecchio adagio italiano, “non si muove foglia che Dio non voglia”, e nell’Islam si dice: «non c’è forza e non c’è potenza se non in Allàh» (là hawla wa là quwwata illà bi-Llàh). Esiste però molta ignoranza, mista anche a malafede, sul vero Messaggio dell’Islam, Messaggio Divino (Risàlat ilàhiyya) che è lo stesso Messaggio portato da tutti gli altri Inviati di Dio: «Gesù», «Mosè», «Abramo», «Noè», e cosi fino al nostro padre «Adamo» (sia su tutti loro la benedizione di Dio).

Il vero Messaggio dell’Islam è: «l’attestazione dell’Unicità di Dio (Tawhìd,Là ilàha illà Allàh, cioè che “non vi è altra divinità se non Dio” e la conseguente «sottomissione (islàm) al Dio Unico». Nella “sottomissione a Dio” sono comprese anche “l’adorazione di Dio”, “la conoscenza di Dio” e il seguire i Suoi ordini e i Suoi insegnamenti, e cioè la Sua Legge Divina (Sharì‘a).

Dice Allàh l’Altissimo: «E non ho creato i jinn e gli uomini se non affinché essi Mi adorino» (Wa mà khalaqtu al-jinna wa al-insa illà li ya‘budùn).(Corano 51:56).

E ancora: «Non inviammo prima di te [o Muhammad] nessun Messaggero senza rivelargli: «Non v’è divinità all’infuori di Me: adorateMi » (là ilàha illà Anà fa-‘budùn)» (Corano 21:25).

E: «Ad ogni comunità Noi abbiamo mandato un Messaggero, che dicesse: “Adorate Dio, e allontanatevi dagli idoli”» (Corano 16:36).

Dice Allàh l’Altissimo: «Rivolgi il tuo volto alla Religione (Dìn) come puro monoteista (hanìf), natura originaria (fitra) che Allàh ha connaturato agli uomini; non c’è cambiamento nella Creazione di Allàh. Ecco la vera Religione (Dìn)» (Corano 30:30).

E: «Invero la Religione presso Allàh è l’Islàm (inna ad-Dìn ‘inda Allàhi l-islàm)» (Corano 3:19).

Dice Allàh l’Altissimo:«Tenetevi (i‘tasimù) tutti insieme (giamì‘an) alla corda (habl) di Allàh, e non dividetevi» (Corano 3:103).

Tra i nobili insegnamenti di Allàh l’Altissimo ci sono «i diritti dell’uomo» creatura di Dio. «I diritti umani devono considerarsi come privilegi accordati da Dio alla sua creatura prediletta, l’uomo, che è quindi vincolato a dare loro seguito in virtù della natura divina che deriva da tale connessione».

Allàh (subhàna wa Ta‘àla) dice all’uomo: «O uomini! in verità Noi vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli vari e tribù, affinché vi conosciate a vicenda. In verità presso Allàh, il più nobile [il più degno di onore] tra di voi è colui che ha più timore di Dio (taqwà)» (Corano Sura al-Hujuràt 49:13).

Ed ancora: «Invero i credenti sono fratelli: portate quindi la pace tra i vostri fratelli e temete Allàh» (Corano 49:10).

Perciò, Allàh l’Altissimo, il nostro Creatore, Gloria a Lui, ci insegna che siamo tutti uguali e fratelli e inoltre specifica che il migliore tra noi, colui che ha più valore, è colui che ha più timore di Dio (taqwà Allàh).

Il nostro amato Profeta Muhammad (sallà Allàhu ‘alayhi wa sallam) pronunciò il suo ultimo Sermone (khutba) il giorno 9 del Mese di Dhùl-Hijja, 10 anni dopo dell’Egira (emigrazione da Mecca a Medina, febbraio 632 D.C.), nella Valle Uranah del monte Arafat (circa 20km da Mecca), davanti a circa 100.000 pellegrini. Le sue parole erano molto chiare e concise e sono state dirette a tutta l’umanità.

Dopo aver lodato e ringraziato Allàh dicendo “Sia lode ad Allàh, noi lo lodiamo” (al-hamdu li-Llàh, wa bi-hamdi-Hi), chiediamo soccorso ad Allàh, imploriamo il Suo perdono e a Lui ritorniamo; noi cerchiamo la sua protezione contro i vizi della nostra anima (nafs) e contro le nostre cattive azioni. Chiunque è guidato da Allàh non si smarrisce, e chiunque non è da Lui guidato non può essere guidato da nessuno. Vi prescrivo, o servitori di Allàh, il timore di Allàh (taqwà) e v’incito alla Sua obbedienza. Poi il Profeta ha iniziato cosi il suo Sermone (Khutba)

 

 

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Ultimo Sermone (khutba) del Profeta Muhammad

(sallà Allàhu ‘alayhi wa sallam):

«O Gente (Ahl), ascoltatemi con attenzione, poiché non so se dopo quest’anno io sarò ancora tra di voi. Perciò ascoltate bene le mie parole e memorizzatele, affinché possiate tramandarle a coloro che oggi non sono qui presenti.

O Gente, cosi come considerate sacri questo mese (Dhùl-Hijja), questo giorno (‘arafa) e questa città (Mecca), allo stesso modo considerate la vita e la proprietà di ogni musulmano come una cosa di fiducia (amàna). Restituite i beni che vi sono stati affidati ai legittimi proprietari. Non fate del male (non nuocete) a nessuno in modo che nessuno possa fare del male a voi. Ricordate che un giorno incontrerete il vostro Signore (Allàh) e che Egli vi chiederà conto delle vostre azioni. Allàh ha proibito il prestito ad interesse e l’usura (ribà), quindi tutti gli obblighi d’interesse (che avete) sono d’ora in poi revocati, tuttavia il vostro capitale è una cosa da proteggere. Non potrete né infliggere né subire alcuna iniquità. Allàh ha giudicato che non vi è alcun interesse (ribà) e che tutti gli interessi dovuti ad ‘Abbas ibn ‘Abd al-Muttalib (lo zio del Profeta), sono d’ora in poi revocati.

State attenti a Satana (shaytàn), che minaccia la vostra Religione (Dìn). Satana ha perso ogni speranza di poter essere adorato da voi in questa terra, cosi se voi non lo seguite nelle grandi cose, non seguitelo neppure nelle piccole.

O gente, com’è vero che voi avete determinati diritti per quanto riguarda le vostre donne, così pure anche esse hanno dei diritti su di voi. Ricordatevi che le avete prese come vostre mogli solo con il favore di Allàh e con il Suo permesso. Se loro rispettano i vostri diritti, a loro appartiene il diritto di essere nutrite e vestite da voi con gentilezza. Vi raccomando le donne: trattate bene le vostre donne e siate gentili con loro perché sono le vostre compagne ed il vostro aiuto. E tra i vostri diritti vi è quello che esse non frequentino e non facciano amicizia con chi voi disapprovate, affinché l’adulterio sia bandito per sempre.

O Gente, ascoltatemi con sincerità, adorate Allàh l’Unico senza associati, eseguite le vostre cinque preghiere quotidiane (salàt), digiunate durante il mese di Ramadan, e date delle vostre ricchezze in elemosina (zakàt), e se potete fate il Pellegrinaggio (Hajj) alla Mecca).

Tutta l’Umanità deriva da Adamo ed Eva, un arabo non ha alcuna superiorità su un non-arabo, né un non-arabo ha alcuna superiorità su un arabo; anche un bianco non ha alcuna superiorità su un nero, né un nero ha una superiorità su un bianco, eccetto che per il timore di Allàh (taqwà) e le buone azioni (a‘màl hasana).

Imparate che ogni musulmano è fratello di ogni musulmano e che i musulmani costituiscono una fratellanza. Nulla è legittimo per un musulmano se appartiene ad altro fratello musulmano, i beni di un fratello sono inviolabili, salvo con il suo consenso libero e volontario. Perciò non fate ingiustizia tra di voi.

Ricordate! un giorno sarete davanti ad Allàh e risponderete delle vostre azioni, perciò fate attenzione e state in guardia, non allontanatevi dal sentiero della giustizia dopo che io sarò andato (dopo la mia morte). O gente, nessun Profeta o Inviato di Allàh verrà dopo di me, né sorgerà una nuova Fede. Perciò o Gente, questo è un motivo affinché voi comprendiate e capiate bene le parole che ora vi trasmetto.

Lascio dietro di me due cose: il Corano e il mio esempio (la Sunna) e se seguirete queste due cose non andrete mai fuori dalla Retta Via. Tutti coloro che oggi mi ascoltano, che trasmettano le mie parole agli altri, e questi ad altri ancora. E può essere che gli ultimi possano comprendere queste parole meglio di voi che oggi le ascoltate. Oh Allah, sii mio testimone del messaggio che oggi ho trasmesso al Tuo popolo. E la pace scenda su di voi» (da Al-Bukhàri). [Fine del Sermone].

L’Inviato di Allàh (sallà Allahu ‘alayhi wa sallam) ha detto anche: «Conosco un versetto del Corano tale per cui se la gente vi si attenesse sarebbe loro sufficiente. Sono le parole: «A chi teme (taqwà) Allàh, Egli dà una via di uscita, e gli concede provvidenza (rizq) da dove non si aspetta». (Cor. Sura at-Talàq 65:2-3).

Dice Allàh: «Questo è il Paradiso (al-Janna), che Noi diamo in eredità, tra i Nostri servi, a chi è timorato (taqiyy(Cor.19:63).

Cari Fratelli, abbiamo sentito nelle parole di Allàh l’Altissimo e del Suo Inviato, che ciò che distingue gli uomini, come superiorità tra di loro, è solo il timore di Allàh (taqwà): «In verità presso Allàh il più nobile [il più degno di onore] tra di voi è colui che ha più timore di Dio (taqwà)».

Ma cos’è il timore (taqwà) di Allàh? E chi sono i timorati?

Il termine taqwà («timore di Allàh») deriva da ittaqà, “guardarsi da”, “premunirsi”, “proteggersi”, “stare in guardia” (dalla radice verbale w-q-y di wiqàya, “protezione”, “prevenzione”) generalmente inteso nel senso di “guardarsi dal castigo di Dio per mezzo dell’obbedienza ai Suoi ordini e ai Suoi divieti”. Timore di Allàh è (anche) guardarsi da tutto ciò che è altro da Lui. Il termine taqiyy («timorato») deriva anch’esso da ittaqà: Taqwà Allàh consiste perciò nel ‘proteggersi’ e nel ricercare ‘la soddisfazione (ridà) di Allàh’, sia nelle nostre parole (kalimàt) che nelle nostre opere (a‘màl), perché Lui è il più Generoso dei generosi (al-Karìm) verso di noi e verso le Sue Creature, e noi dobbiamo perciò rispettare tutte le creature di Allàh, e Allàh è il più meritevole della nostra adorazione (‘ibàdàt) e del nostro ringraziamento (ash-shukr), Gloria a Lui l’Altissimo. I timorati sono perciò coloro che obbediscono ad Allàh, nelle gioie e nei dolori, coloro che reprimono l’ira e sono indulgenti con le persone.

Vediamo ora, più nello specifico, cosa dice l’Islam sui diritti dell’uomo rifacendoci all’inizio della storia dell’Islam.

 

 

LA LIBERTÀ (Hurriyya), UN VALORE INTRINSECO NELL’ISLAM

Hanno detto alcuni Sufi in merito alla libertà: «La vera libertà consiste nella totale dedizione di servitù (‘ubùdiyya) ad Allàh»; E ancora: «Chi adempie a tutti i doveri che incombono al servo di Dio Altissimo, è libero da tutto quello che è altro da Allàh».

Riferimenti attraverso il nobile Corano

Dice Allàh: «Non c’è costrizione nella Religione» (là ikràha fì d-dìn) (Corano al-Baqara 2:256). Gli esegeti del Corano, riportano che questo versetto è stato rivelato a proposito di un uomo musulmano di Medina che ha voluto convertire con la forza all’Islam i suoi due bambini cristiani. Questo versetto è un richiamo all’ordine per lui e per tutti i suoi simili.

Dice Allàh: «[O Profeta] Fa’ loro ricordare (fa-dhakkir), perché altro non sei uno che fa ricordare (mudhakkir), e non sei certo il loro dominatore.» (Corano Ghashiya 88:21-22).

«Se il tuo Signore volesse, tutti quelli che sono sulla terra crederebbero. Potresti forse tu costringere (tukrihu) gli uomini a diventare credenti?» (Corano Yùnus 10:99).

Riferimenti dalla Sunna del Profeta Muhammad (sallà Allàhu ‘alayhi wa sallam).

L’Islam è stato all’origine «della prima carta dei diritti dell’Uomo e del rispetto della natura».

La «Costituzione di Medina» (sahìfat al-Medina), nota anche come la «Carta di Medina», è la costituzione del primo Stato islamico nella città di Medina fatta dal Profeta Muhammad (sallà Allàhu ‘alayhi wa sallam). Essa costituiva un accordo formale tra il Profeta e tutte le tribù più significative e le famiglie di Yathrib (più tardi conosciuta come Medina), compresi i Musulmani, gli Ebrei, i Cristiani e i Pagani-idolatri (mushrikùn). Questa costituzione ha costituito la base del futuro Califfato. Il documento è stato redatto con la preoccupazione esplicita di portare a termine l’amaro scontro fra tribù, tra i clan degli ‘Aws e i Khazraj all’interno di Medina, che durava da più di 100 anni. A tal fine ha istituito una serie di diritti e responsabilità per le comunità musulmane, ebraiche, cristiane e pagane di Medina, per formare un’unica comunità. Gli storici convengono inoltre sul fatto che questa Costituzione ha stabilito principalmente ciò che è poi stato seguito a Medina dal Profeta dell’Islam (sallà Allàhu ‘alayhi wa sallam).

 

 

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«CARTA DI MEDINA»

Alcuni punti fondamentali

 

La Pace e la sicurezza delle Comunità.

– La Libertà religiosa per tutte le Comunità.

– L’accettazione di Medina come un luogo sacro (interdizione di ogni violenza e porto di armi per il combattimento).

– La Sicurezza delle donne.

– Nessun credente monoteista deve uccidere un altro credente, o sostenere un non credente (kàfir) contro un credente (mu’min).

– La protezione di Dio è su tutti i credenti monoteisti, indipendentemente della loro classe o della loro origine tribale.

– I credenti monoteisti devono aiutarsi.

– Gli Ebrei (Yahùd) sono una comunità con i credenti.

– Gli Ebrei possono continuare a professare la loro religione e la libertà di praticare la loro religione è garantita.

N.B. Il testo conosciuto sotto il nome di “Costituzione di Medina”, chiamata anche “Carta di Medina”, è tratto dal Libro di Ibn Ishàq, nel quale figura sotto il titolo: «Il patto tra gli Emigrati [di Mecca] e gli Ausiliari di Medina (Ansàr), e le riconciliazioni con gli Ebrei».

 

Il Profeta Muhammad e i Cristiani (esempio di trattato)

Nell’anno 631 una delegazione di circa sessanta Cristiani partì dal villaggio di Najràn, posto circa a 600 Km a sud di Medina, la città dove viveva il Profeta Muhammad, per incontrare il Profeta. L’incontro fra i rappresentati di una comunità monoteista quali erano i Cristiani di Najràn e il fondatore di un’altra religione anch’essa monoteista durò tre giorni.

I colloqui resero chiaro una volta per tutte il modello di comportamento etico dei musulmani rispetto alle altre religioni. L’incontro con i Cristiani di Najràn non fu un evento isolato nella vita del Profeta: il patto già concluso con i Cristiani del Sinai presso il monastero di S. Caterina (Carta dei privilegi), la cui documentazione è esistente tutt’ora, ci dà la prova che il Profeta costantemente e permanentemente manteneva rapporti interreligiosi.

 

Lodo concesso dal Profeta Mohammad (sas)

ai Cristiani di Najràn

TESTO DEL TRATTATO

(conservato presso il Museo Topkapi di Istanbul)

«Nel nome di Allah, il Misericordioso, il Clementissimo. “Carta di protezione ispirata da Allàh al suo Inviato e per il popolo del Libro (Corano), per i Cristiani che vivono a Najràn e/o di qualsiasi altra Comunità Cristiana.

È stata scritta per loro da Muhammad, l’Inviato di Allàh, vicino a tutti gli uomini, come pegno di protezione da parte di Allàh e del Suo Apostolo, affinché questo sia per le generazioni musulmane future l’impegno ad ammettere e riconoscere l’autenticità della Carta di protezione e ad osservarla per il bene di tutti. Venga difesa da ogni uomo, sia esso governatore o detentore di autorità, la faccia rispettare e non la si modifichi.

Non prendano i Credenti (musulmani) alcuna arbitraria responsabilità verso i Cristiani nell’imporre delle condizioni al di fuori di quelle dettate in questo scritto.

Chi preserverà rispetterà, chi si conformerà a ciò che la Carta insegna adempierà al suo dovere religioso e affermerà il patto dell’Inviato di Allàh.

Al contrario, chi la violerà chi si opporrà, chi cambierà il contenuto compirà un crimine che ricadrà sulla sua coscienza perché avrà tradito un patto con Allàh, avrà violato la sua fede, avrà rovesciato la Sua autorità (di Allàh) e violato la volontà del Suo Apostolo: resterà un impostore agli occhi di Allàh perché la religione che Allàh ha imposto e il patto che ha stipulato, rendono la Carta di protezione obbligatoria.

Per qualsiasi credente che non rispetti il patto concordato fra Allàh il Suo Inviato Muhammad e la gente di altre Religioni monoteiste violerà i suoi doveri sacri, e chi compie questo è infedele e sarà sconfessato da Allàh e da tutti i credenti sinceri.

Poiché i Cristiani hanno ottenuto il patto di protezione da Allàh e dal Suo Messaggero e da tutti i Credenti, esso è un diritto acquisito che impegna chi è musulmano a mantenere questa Carta a loro favore e per il bene comune di tutti quelli che professano altra religione monoteista e che costringe ogni musulmano a prestare manforte per conservarla, tenerla perennemente e rispettarla con precisione.

La protezione di Allàh e la garanzia del Profeta Muhammad possano estendersi su Najràn e tutti i paesi vicini, sui loro beni, sulla loro gente, la pratica del loro culto, a chi è assente e a chi è presente, alle loro famiglie, ai loro santuari e a tutto ciò che di grande o piccolo è in loro possesso.

Nessun vescovo verrà spostato della sua sede episcopale,

né nessun monaco dal suo monastero,

e nessun sacerdote della sua chiesa.

Nessuna umiliazione peserà su di loro,

né il sangue per vendetta.

Che nessuno venga assoggettato per soldi.

Nessuna truppa invaderà le loro terre e quando uno di loro sostiene la sua, siate giusti nell’imporre parità di diritti.

Non vi saranno né oppressi né oppressori.

Chiunque di loro in futuro praticherà l’usura venga messo fuori dalla mia protezione. Nessun uomo fra loro sarà responsabile degli errori di un altro.

Mostrate loro “Il Patto di Najràn” ottenuto dai Cristiani per l’autorità del Profeta dell’Islam».

Fonteinglese:http://www.explore-quran.com/Exploratory%20works/dars/Treaty%20of%20Najran.htm

Traduzione tratta da : https://it-it.facebook.com/notes/hamza-roberto-piccardo/lodo-concesso-dal-profeta-mohammad-ai-cristiani-di-najran/10152573604518926

 

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ll Patto di ‘Umar

Tra i «successori ben guidati», ovvero coloro che assunsero legittimamente la funzione di «vicario» (khalìfah) dell’Inviato di Allàh (su di lui le benedizioni e la pace divine) anziché arrogarsela al di fuori di qualsiasi contesto di legittimità tradizionale, come accade in questi giorni, vi fu ‘Umar ibn al-Khattâb, secondo Califfo dell’Islam (che Dio ne sia soddisfatto); colui che in seguito alla conquista di Gerusalemme fece il suo ingresso in città a piedi, conducendo il suo servo a dorso di mulo. Quando il Patriarca Cristiano lo invitò a svolgere le sue orazioni nella Chiesa del Santo Sepolcro, egli declinò cordialmente l’offerta, spiegando che non avrebbe voluto che questo gesto potesse successivamente indurre i Musulmani a trasformare quella Chiesa in una Moschea, in virtù della preghiera svolta al suo interno da parte del Califfo. La scelta del Califfo fu quindi dettata dalla prudenza rispetto a possibili fraintendimenti, e dalla premura per la conservazione di quel luogo a beneficio della locale comunità Cristiana.

Il Califfo ‘Umar (che Dio sia soddisfatto di lui), seguendo l’esempio del Profeta Muhammad,(sallà Allàhu ‘alayhi wa sallam) stipulò nella città di Gerusalemme con il Patriarca di Gerusalemme Sofronio un trattato di pace e di libertà religiosa chiamato

 

Il «PATTO DI UMAR» (Al-‘Uhda Al-‘Umariyya).

Egli si presentò come segue:

– Dal servitore di Allàh (‘abd Allàh) Comandante dei credenti (Amìr al-mu’minìn)- ‘Umar,

– Gli abitanti di Gerusalemme sono tutelati sulla sicurezza della loro vita e dei loro beni.

– Le loro Chiese e croci saranno preservate.

– I loro luoghi di culto resteranno intatti.

– Essi non potranno essere confiscati o distrutti.

– Questo trattato si applica a tutti gli abitanti della città.

– Le persone saranno completamente libere di seguire la loro religione, ed essi non dovranno subire nessun disagio o disturbo».

N.B. Questo «Patto di ‘Umar» è ancora conservato in originale alla chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

 

  • L’Islam è la Religione di Allàh (Dìn-Allàh). La Religione della Natura originale e primordiale di Adamo (Dìn al-fitra), la Religione Pura e immutabile (ad-Dìn al-hanìf), la Religione vera (Dìn al-haqq), la Religione retta (ad-Dìn al-mustaqìm), arrivata da Dio l’Altissimo tramite il Suo ultimo Inviato sayyidinà Muhammad, sigillo della Profezia (su di lui la preghiera e la pace divine) per tutta l’umanità.
  • L’Islam è Pace (Salàm). Il termine arabo Islàm, oltre che “sottomissione a Dio”, significa anche “Pace”, poiché la radice triconsonantica araba s-l-m è la medesima. Pace con Dio, pace con se stessi, pace con gli altri, e pace con il mondo. Uno dei 99 Nomi di Dio è as-Salàm (la Pace): «Egli è Dio, non vi è altro Dio che Lui, il Re (al-Malik) il Santo (al-Quddùs) la Pace (as-Salàm)» (Corano 59:23).

Allàh è la fonte autentica di ogni Pace, la Salvezza suprema. L’Islam sprona l’uomo a realizzare la pace in questa terra, per continuare poi a gustarla in Paradiso:

«In esso [Paradiso] non ascolteranno discorsi vani, né eccitanti al peccato, ma solo una parola: “Pace, Pace” (Salàm, Salàm)» (Corano 56:25-26).

Ha detto il Profeta Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine):

«La creatura più amata da Dio è quella che è la più utile agli altri» (hadith).

L’Islam è Amore (Mahabba). In primo luogo Amore per Dio l’Altissimo al quale tutti noi dobbiamo Lode e riconoscenza per tutti i Doni che Lui continuamente ed in abbondanza elargisce, anche a coloro che non credono in Lui, o che gli sono ribelli. In primo luogo il Dono della vita stessa, e poi il Dono dell’intelligenza, il Dono del sostentamento quotidiano (rizq) ed altri innumerevoli Doni ancora. Amore inoltre per i Suoi Inviati, portatori del Suo Messaggio e istruzioni utili all’uomo. Amore per i Suoi Santi (Awliyà’) sostenitori del mondo e dalla cui compagnia spirituale (suhba) i cuori trovano pace e stimolo per avvicinarsi a Dio. Ed infine Amore per tutte le creature dell’Universo, perché come dice Allàh:

«O uomini, voi siete i poveri (fuqarà’) i bisognosi di Dio, mentre Allàh è il Ricco (al-Ghanì), Colui che è sufficiente a Se stesso, il Degno di lode» (Corano 35:15).

Ha detto l’Inviato di Dio (su di lui la preghiera e la pace divine):

«Colui che non ha misericordia per gli uomini, Dio non ha misericordia per lui» (hadith).

– L’Islam è Conoscenza (‘Ilm). Esso stimola l’uomo all’utilizzo dell’intelletto (‘aql), il grande dono che Dio ha dato all’uomo e che ha fatto si che per questo dono gli angeli si siano dovuti inchinare a lui. Stimola l’uomo a porsi delle domande e a cercarne le giuste risposte. L’Islàm è contro l’ignoranza, e con le verità che esso porta scioglie l’ignoranza come neve al sole. La prima parola del Corano che Allàh ha rivelato al Suo Inviato Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine) è stata «Iqrà’» che ha tra i suoi significati: “Leggi”; “Studia”; “Conosci” (ed anche “ricomponi [ciò che è sparso e frammentato]”, poiché scopo dell’uomo è ritrovare “l’Unità” perduta).Così recita il primo versetto coranico: «Leggi (iqrà’) nel Nome del tuo Signore (bismi Rabbi-ka) che ha creato, ha creato l’uomo da una aderenza [‘alaq: “aderenza”, “grumo di sangue”, “sanguisuga”: il che ci rimanda alle prime fasi dello sviluppo dell’essere umano nell’utero materno]. Leggi! Il tuo Signore è il più Generoso, Che ha insegnato mediante il Calamo, ha insegnato all’uomo ciò che non sapeva» (Corano 96:1-5).

 

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Shaykh ‘Abdel Qàdir al-Jazà’irì.

Un esempio significativo della difesa dei diritti dell’uomo, tra tutti quelli che sarebbe possibile enumerare, è quello di Shaykh ‘Abdel Qàdir al-Jazà’irì (1808-1883): leader della resistenza algerina alla penetrazione coloniale europea, fu sconfitto nella sua lotta (jihàd) di liberazione nazionale ed esiliato a Damasco; qui, quando nel 1860 scoppiarono dei tumulti popolari ostili alle minoranze (compresi i Cristiani) presenti in città – tumulti sobillati spesso dagli ambasciatori europei, che da queste situazioni di disordine traevano vantaggi di ordine politico nei confronti della giurisdizione dei locali governanti Ottomani – egli assunse pubblicamente un ruolo di tutela e di protezione nei confronti di tali minoranze, contribuendo in maniera decisiva alla loro salvaguardia ed alla pacificazione dei tumulti cittadini.

  • Riporto queste parole di Shaykh ‘Abd al-Qàdir scritte in una sua risposta a Monsignor Pavy, Vescovo Cristiano di Algeri, che gli inviò una lettera di ammirazione per la nobiltà del suo comportamento verso tutte le persone (lettera datata 10 luglio 1862):

“Perché, tutte le creature sono la famiglia di Dio, e i più amati di Dio sono quelli che sono più utili alla sua famiglia. Tutte le Religioni portate dai Profeti, da Adamo fino a Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine) riposano su due principi:

L’esaltazione di Dio l’Altissimo (il lodare Dio)

e la misericordia per le Sue creature.

(cfr La revue « Itinéraires » n° 2, janvier/juin 1998, p.21)

 

Si potrebbe continuare per ore, per giorni, per anni interi, a parlare e scrivere dei ‘Nobili insegnamenti’, dei ‘Nobili valori’ e della ‘Bellezza’ dell’Islam – la Religione di Dio portata a tutta l’umanità, per aiutare l’uomo a ripristinare in se stesso la “Nobiltà Primordiale” di nostro padre Adamo, Nobiltà alla quale gli Angeli stessi si sono inchinati – e ancora non si riuscirebbe a svelare tutti gli immensi e preziosi tesori, gli abbondanti benefici, e i Preziosi Doni contenuti in questo Immenso Oceano Benedetto dell’Islam, lode a Dio per la Sua Generosità.

 

Questo è nella sua essenza, il Messaggio dell’Islam:

l’Attestazione di un Dio Unico;

la sottomissione fiduciosa a Lui;

la Fratellanza e l’Amore verso tutte le Sue creature;

diffondere l’Amore;

– praticare la Misericordia;

– agire costantemente per il Bene di tutti.

*

 

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Lodato sia Allàh per le sue innumerevoli benedizioni e benefici.

Possa Allàh accettare da tutti noi le nostre buone opere e perdonarci quelle cattive.


Possa Allàh unirci attorno a «Là ilàha illà Allàh»

e riconciliarci nei nostri cuori.

Amìn, Amìn, Amìn

 

E Allàh è più Sapiente – (wa Allàhu ‘a‘lam)

 

E la lode spetta ad Allàh, il Signore dei mondi

(Wa l-hamdu li-Llàhi Rabbi l-‘àlamìn)

 

Assalàmu ‘alaykum wa rahmatullàhi wa barakàtu-Hu

 

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Documento a cura di

‘Umar A. Frigo

VR – 20 Ottobre 2014; 26 Dhù l-Hijjah 1435 H.

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There are 2 comments for this article
  1. Orazio Coclite at 4:37 pm

    Molto interessante.
    I presupposti per un dialogo vi sono ma le due concezioni di diritti umani partono da due presupposti diversi IMHO.

  2. frasat at 8:18 pm

    To the Youth in Europe and North America

    Message of ayatollah Seyyed Ali Khamenei, Leader of The Islamic Republic of Iranمتن کامل پیام رهبر انقلاب خطاب به جوانان غربی (+متن اصلی به زبان انگلیسی)

    In the name of God, the Beneficent the Merciful

    To the Youth in Europe and North America,

    The recent events in France and similar ones in some other Western countries have convinced me to directly talk to you about them. I am addressing you, [the youth], not because I overlook your parents, rather it is because the future of your nations and countries will be in your hands; and also I find that the sense of quest for truth is more vigorous and attentive in your hearts.

    I don’t address your politicians and statesmen either in this writing because I believe that they have consciously separated the route of politics from the path of righteousness and truth.

    I would like to talk to you about Islam, particularly the image that is presented to you as Islam. Many attempts have been made over the past two decades, almost since the disintegration of the Soviet Union, to place this great religion in the seat of a horrifying enemy. The provocation of a feeling of horror and hatred and its utilization has unfortunately a long record in the political history of the West.

    Here, I don’t want to deal with the different phobias with which the Western nations have thus far been indoctrinated. A cursory review of recent critical studies of history would bring home to you the fact that the Western governments’ insincere and hypocritical treatment of other nations and cultures has been censured in new historiographies.

    The histories of the United States and Europe are ashamed of slavery, embarrassed by the colonial period and chagrined at the oppression of people of color and non-Christians. Your researchers and historians are deeply ashamed of the bloodsheds wrought in the name of religion between the Catholics and Protestants or in the name of nationality and ethnicity during the First and Second World Wars. This approach is admirable.

    By mentioning a fraction of this long list, I don’t want to reproach history; rather I would like you to ask your intellectuals as to why the public conscience in the West awakens and comes to its senses after a delay of several decades or centuries. Why should the revision of collective conscience apply to the distant past and not to the current problems? Why is it that attempts are made to prevent public awareness regarding an important issue such as the treatment of Islamic culture and thought?

    You know well that humiliation and spreading hatred and illusionary fear of the “other” have been the common base of all those oppressive profiteers. Now, I would like you to ask yourself why the old policy of spreading “phobia” and hatred has targeted Islam and Muslims with an unprecedented intensity. Why does the power structure in the world want Islamic thought to be marginalized and remain latent? What concepts and values in Islam disturb the programs of the super powers and what interests are safeguarded in the shadow of distorting the image of Islam? Hence, my first request is: Study and research the incentives behind this widespread tarnishing of the image of Islam.

    My second request is that in reaction to the flood of prejudgments and disinformation campaigns, try to gain a direct and firsthand knowledge of this religion. The right logic requires that you understand the nature and essence of what they are frightening you about and want you to keep away from.

    I don’t insist that you accept my reading or any other reading of Islam. What I want to say is: Don’t allow this dynamic and effective reality in today’s world to be introduced to you through resentments and prejudices. Don’t allow them to hypocritically introduce their own recruited terrorists as representatives of Islam.

    Receive knowledge of Islam from its primary and original sources. Gain information about Islam through the Qur’an and the life of its great Prophet. I would like to ask you whether you have directly read the Qur’an of the Muslims. Have you studied the teachings of the Prophet of Islam and his humane, ethical doctrines? Have you ever received the message of Islam from any sources other than the media?

    Have you ever asked yourself how and on the basis of which values has Islam established the greatest scientific and intellectual civilization of the world and raised the most distinguished scientists and intellectuals throughout several centuries?

    I would like you not to allow the derogatory and offensive image-buildings to create an emotional gulf between you and the reality, taking away the possibility of an impartial judgment from you. Today, the communication media have removed the geographical borders. Hence, don’t allow them to besiege you within fabricated and mental borders.

    Although no one can individually fill the created gaps, each one of you can construct a bridge of thought and fairness over the gaps to illuminate yourself and your surrounding environment. While this preplanned challenge between Islam and you, the youth, is undesirable, it can raise new questions in your curious and inquiring minds. Attempts to find answers to these questions will provide you with an appropriate opportunity to discover new truths.

    Therefore, don’t miss the opportunity to gain proper, correct and unbiased understanding of Islam so that hopefully, due to your sense of responsibility toward the truth, future generations would write the history of this current interaction between Islam and the West with a clearer conscience and lesser resentment.

    Seyyed Ali Khamenei

    21st Jan. 2015

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