Il moralismo dei dogmatici dell’“accoglienza” serve a sviare l’attenzione dalla loro natura di servi dei “liberatori”

di Spectator

boldriniSe c’è qualcosa d’insopportabile e sinceramente disgustoso in tutta questa storia dei cosiddetti “migranti” e degli ancor più cosiddetti “profughi” e/o “rifugiati” è la prosopopea con la quale certuni, all’unisono, declamano i loro discorsi per ammantarsi di una “superiorità morale” quanto mai abusiva ed ingiustificata.

Ogni giorno puntano il dito, minacciano e brandiscono una specie di “scomunica” verso chi non si allinea alla perfezione con l’unica posizione ammessa: accogliere, accogliere, accogliere.

Ma l’intera loro carriera, che li ha visti scalare tutte le posizioni “istituzionali” che contano partendo da quella, lautamente pagata dall’Onu o da qualche “Ong”, di “alti commissari per i rifugiati” o di “crocerossine laiche” intente a far piangere e vergognare i loro connazionali mentre preparavano alla chetichella l’invasione della loro terra, è la dimostrazione lampante di come in questo sistema farsesco messo su dai “liberatori” tutti i posti di comando, in Italia e in Europa, siano esclusivamente appannaggio di fedelissimi esecutori di politiche decise fuori dai confini nazionali.

Politiche antinazionali, scellerate ed autolesioniste.

Al punto che mentre l’Europa subisce, in tempi di crisi economica, uno tsunami di allogeni che non può permettersi, ci tocca sopportare quotidianamente i predicozzi e le ramanzine di questi professionisti del “moralmente corretto”. Che accusano l’Ungheria se si costruisce una barriera protettiva, la stessa di cui fa vanto Israele e che non ha mai fatto gridare nessuno di questi moralizzatori a comando allo “scandalo”. E che ancora oggi, di fronte al palese ed evidentissimo disastro causato dai loro cari “liberatori” nei vari Iraq, Siria, Libia, Afghanistan eccetera non trovano di meglio che sbatterci in faccia il “dramma dei migranti”, come se quelle turbe di disgraziati le avessimo prodotte noi, eternamente “colpevoli” occidentali. Come se noi e loro – noi gente comune intenta a mandare avanti la baracca e loro alla greppia del padrone – avessimo un qualche cosa da spartire.

Eh no, non ci siamo proprio.

Ogni ricatto morale va rispedito, senza nemmeno pensarci troppo, al mittente, il quale dovrebbe chiedere lumi all’America, all’Inghilterra, ad Israele, all’Unione Europea e a tutti questi premi Nobel, “preventivi” e non, che sono alla base della “catastrofe umanitaria” che ora dovrebbe farci arrendere di fronte all’Ineluttabile.

di_benedettoL’Iraq, l’Afghanistan, la Siria, la Libia eccetera producono valanghe di gente in fuga per il semplice motivo che le “grandi democrazie” hanno reso impossibile la vita laggiù destabilizzando e sovvertendo sotto ogni aspetto, le loro società ed i loro sistemi politici.

E ora usano la marea umana che hanno provocato, per impietosirci e farci digerire un altro tassello di quello che si configura, a rotta di collo, come la dissoluzione di un “mondo” frutto, nel bene e nel male, della nostra storia e del nostro “genio”, a favore di un altro: la fotocopia della loro beneamata America, della quale la macedonia etnica e culturale è un ingrediente essenziale, onde poter imporre al meglio, ad una massa indistinta di “consumatori”, le ferree leggi del “mercato” e del relativo “modello” che riduce l’essere umano ad una sua farsesca e disanimata caricatura.

Quale titolo “morale” possa avere chi da sempre non trova nulla da eccepire quando i “liberatori” ammazzano e distruggono ai quattro angoli del globo terrestre e poi provocano immani migrazioni di persone da essi stessi strumentalizzate oltre ogni decenza è davvero un mistero che non troverà mai soluzione.

Un enigma ancor più arduo da risolvere di quello della Sfinge, a meno che ci si ricordi per un attimo che chi grida “al fuoco” è lo stesso che ha appiccato l’incendio. Ragion per cui, da consumato imbroglione, vorrebbe che l’acqua per spegnerlo ce la mettessimo noi e, non contento, pretende che chi ora è senza casa venga ospitato a nostre spese, mentre lui – ostentando ed imponendo “compassione” – se la ride pensando al lucroso affare avviato e alla bella vita che conduce, alla faccia nostra e dei “migranti”.

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