Il disastro climatico può essere fermato

di Michele Rallo

paris_climat2015Forse alcuni tra i lettori ricorderanno l’articolo pubblicato sul numero del 31 luglio. Vi si affermava, tra l’altro: «un aumento della temperatura di quasi due gradi rispetto all’anno precedente (come quello registrato in questo mese di luglio) non è un’anomalia, è un’enormità.» E, infatti, alla lunga estate calda è puntualmente seguìto un autunno-inverno dai toni nettamente primaverili e dai contorni inquietanti: siccità, fiumi e laghi al lumicino, polveri sottili che inquinano l’aria e minacciano i nostri polmoni. Contemporaneamente, nella non lontana Inghilterra i fiumi traboccano e le inondazioni devastano città e campagne.

Da pochi giorni, intanto, ha concluso i suoi lavori l’ennesima Conferenza mondiale sui mutamenti climatici. I governanti del mondo intero si sono ritrovati a Parigi per discutere sul da farsi per evitare che la situazione peggiori. Non per invertire la rotta – si badi – ma soltanto per arginare, per moderare, per attenuare. Il grande Accordo di Parigi, raggiunto facendo appello alla saggezza di quei saggissimi statisti, prevede che l’aumento del riscaldamento globale sia limitato “solo” a 1,5 gradi; e neanche subito, ma fra il 2030 e il 2050, ed a patto che l’accordo stesso sia ratificato dai parlamenti di quegli Stati che immettono nell’atmosfera almeno il 55% dei gas serra. Come a dire: lasciamo arrostire il mondo, e poi – fra il 2030 e il 2050 – vedremo cosa si può fare per quel che ancòra è rimasto.

Attenzione: i governanti del mondo non sono tutti imbecilli, sanno benissimo che cosa si dovrebbe fare per fermare i mutamenti climatici. Ma non possono far nulla, perché tutti gli opportuni interventi hanno un costo elevato, e gli Stati – tutti gli Stati, anche i più ricchi – non dispongono dell’enorme quantità di danaro che sarebbe necessaria. Il problema è sempre lo stesso: gli Stati hanno rinunziato al diritto-dovere di creare moneta, attribuendo tale facoltà al sistema finanziario (privato) che fabbrica il denaro e lo presta agli Stati stessi. In tal modo i padroni della finanza speculativa (parlo dei signori del mercato, naturalmente, non delle piccole banche commerciali) si arricchiscono al di là di ogni immaginabile limite, oltre ad acquisire – attraverso le privatizzazioni – i cespiti dell’economia reale degli Stati.

banchieri-truffa-debito-pubblicoMa, torniamo ai mutamenti climatici. Basterebbe che gli Stati si riappropriassero delle loro naturali prerogative per disporre delle risorse necessarie a fermare il disastro ambientale. Eppure, nessuno fra gli illustri conversatori della conferenza parigina si è sognato di dire una cosa così ovvia: il mondo sta andando in fumo, per salvarlo basterebbe disporre delle risorse finanziarie necessarie, creiamo noi queste risorse e spendiamole oculatamente. Nossignori, la catastrofe ambientale non è un motivo sufficiente a porre in discussione il “diritto” dei mercati ad arricchirsi sulla pelle dei popoli. Che il mondo vada pure in malora, purché la finanza usuraia possa continuare a fare gli affaracci suoi.

E, invece, basterebbe un po’ di coraggio, di lucido coraggio per salvare il mondo. E ci si arriverà, prima o poi. Magari non mettendo in discussione il diritto dei mercati a succhiare il sangue dei popoli, magari consentendo che gli Stati creino in proprio soltanto il danaro strettamente necessario per affrontare i disastri climatici e le sfide ambientali, magari con tutte le limitazioni possibili e immaginabili, ma alla fine il Mondo dovrà per forza prendere atto che gli interventi per la sua salvezza devono essere fatti, piaccia o non piaccia a Moody’s o alla Banca Rotschild.

Ritornando all’affermazione contenuta nel titolo – “il disastro climatico può essere fermato” – come si potrebbe agire nell’immediato? Creando una istituzione monetaria pubblica, con la partecipazione di tutti gli Stati del mondo in misura proporzionale al numero dei rispettivi abitanti, ed autorizzando tale istituzione ad emettere dei titoli di credito (cioè soldi) spendibili esclusivamente per gli interventi di salvaguardia ambientale: dallo sviluppo massiccio delle energie rinnovabili all’adeguamento delle strutture industriali di singoli Stati agli standard più ecologici, passando per le misure – anche “minori” – di risparmio energetico e per ogni altra iniziativa volta alla tutela del mondo in cui viviamo.

È un’utopia? Non credo. Sono convinto che prima o poi ci arriveremo, saremo costretti ad arrivarci. Spero soltanto che si faccia presto, perché il Mondo non può attendere.

Fonte: “Social”, 8 gennaio 2016 (per gentile concessione dell’Autore)

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There is 1 comment for this article
  1. Paolo at 12:36 pm

    Guardi che il disastro ambientale non è dovuto ai gas serra. E’ dovuto alle scie chimiche in concomitanza soprattutto con l’HAARP. E’ l’haarp che riscalda l’aria ed è in grado di deviare i flussi d’aria stessa a certe altezze, determinando il clima che vogliono loro. Questo clima non è naturale, è ARTIFICIALE, bisogna dirlo, e bisogna informare la gente addormentata che ha ancora poco tempo per salvare il salvabile. Potrebbero bastare due anni di risicate piogge per desertificare le foreste, e non parliamo dell’agricoltura. Il polo nord si sghiaccia perchè aumentano forzatamente la temperatura e i poveri animali muoiono insieme a tutto quell’ambiente. Quelli sono pazzi, noi glielo concediamo. Una volta c’era l’uomo buono che gli giravano i coglioni e interveniva duramente contro i malvagi; oggi gli uomini buoni hanno lasciato il posto a uomini senza nerbo, dove le donne capita l’antifona ne hanno preso il posto. Oggi i pantaloni li portano loro, ma non sono capaci di fare ciò che gli uomini con le palle di una volta, facevano, ossia ribellarsi ai sopprusi. Ormai siamo andati, chiamiamo il prete per l’estrema unzione.

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