Il diritto al cielo azzurro
di Enrico Galoppini
Si fa un gran parlare di “diritti”. Di questa e di quell’altra categoria, spesso uno più pretestuoso ed aberrante dell’altro. Ed è tutta una gara a dimostrarsi più solerti nel garantirli e difenderli.
Ma così facendo, un pezzo per volta, ci si è dimenticati dei diritti basilari. Quelli che non sono nemmeno dei “diritti” in senso proprio, ma delle ovvietà di cui non si dovrebbe nemmeno discutere.
Così, se è alle viste una giornata di sole, i tromboni della meteorologia (tutti in quota FF.AA., quelle che non difendono il limes ma collaborano con la Nato ed i suoi programmi) prevederanno “velature”.
“Innocue velature”, che tanto innocue non devono essere se poi accade che un giorno, in mezzo ad un “Porta a Porta”, un rappresentante del CNR afferma che “siamo al centro di un esperimento planetario di cambiamento del clima del quale non sappiamo ancora quali saranno gli effetti nel lungo periodo”.
Cioè, non l’ho detto io, ché tanto non mi credete, ma qualcuno che o ha voluto spifferare qualcosa o, com’è assai più probabile, ha saggiato il terreno per capire se i capponi sono pronti per essere definitivamente cucinati, ed espropriati dunque – al di là del perché e del per come di queste “velature” – dell’ovvio ed inalienabile diritto al cielo azzurro.
https://youtu.be/lYEG6YFTYP4