Halloween è una “festa” di un calendario senza senso
di Enrico Galoppini
In Italia si festeggia di tutto e di più: “la liberazione” del 25 aprile 1945, cioè l’invasione definitiva della Patria; “l’armistizio” dell’8 settembre 1943, ovverosia la resa incondizionata; “la caduta di Mussolini” del 25 luglio dello stesso anno, in pratica il tradimento di vigliacchi senz’onore, in cima ai quali è da mettere chi, nel cortile di casa sua, fece arrestare dai Carabinieri il Capo del Governo: un uomo presentatosi da solo, disarmato e costretto a salire su un ambulanza per non dare nell’occhio!
In quest’Italia invertebrata perché occupata, ed allegramente dimentica di se stessa, ogni festa d’importazione trova un’entusiastica accoglienza: Halloween ha così sostituito la Festa di Ognissanti ed una commemorazione dei defunti da compiersi in maniera composta e decorosa, non tra zucche, “dolcetti e scherzetti”, persino nelle scuole sedicenti “cattoliche”. Proprio perché si è in un momento delicato dell’anno, la tradizione cattolica aveva chiamato a raccolta “tutti i santi”, ma vaglielo a dire, questo, a masse invaghite dell’orrido e desiderose di “divertimento”.
A Pasqua e Natale – feste sempre più incomprese nel loro intimo e profondo significato – tutto va avanti come al solito, per non intralciare le “esigenze della produzione” e lo “shopping”. Addio, dunque, feste comandate.
Poi c’è il diluvio di feste del consumo. Quelle inventate di sana pianta, dal nulla, giusto per far vendere qualcosa: feste della mamma, del papà, dei nonni e chissà di quale altro grado di parentela. Mi scuso coi miei tre lettori se me ne dimentico qualcuna.
San Valentino, col suo accento sugli “innamorati”, ha ridotto la vita di coppia e coniugale ad un mero fatto di “infatuazione”: l’importante sono “l’amore” e le effusioni. L’Immacolata Concezione è tenuta d’occhio dai più solo se tante volte si presta per un bel “ponte” vacanziero (di nuovo, spendere soldi). L’8 marzo e le mimose hanno dato il benservito all’Assunta: si festeggiano tutte le donne, collettivamente e singolarmente, anche le più sciagurate e isteriche, tralasciando di onorare Colei che è salita al Cielo. Se queste sono le intenzioni, c’è di che rallegrarsi se non c’è “la festa dell’uomo”.
Infine, allo stadio attuale di quella che ha tutte le caratteristiche di una “inversione”, una volta fatti sparire i santi da quasi tutti i calendari (resiste eroicamente quello di Frate Indovino), è invalsa la mania di dedicare ogni giorno ad una causa “laica”, naturalmente “mondiale” e “contro” qualcosa: la giornata mondiale contro le discriminazioni; la giornata mondiale contro il cancro; la giornata mondiale della contro la fame nel mondo.
Molto significativi sia il “mondiale” sia il “contro”: “mondo” vale come “da nessuna parte”, per cui non è strano che più si punti a sradicare una piaga (vera o presunta) ad un livello mondiale (e perché no “intergalattico”?) e più quella persiste: si piange per il bambino africano denutrito o afghano che salta su una mina e non si vede il parente, il vicino, il connazionale che soffre. Poi, più grave dell’altra, c’è la questione del “contro”: i santi, sbolognati dal calendario, erano “contro” solo il Demonio, che tutte le religioni indicano come l’unico vero “Nemico”, causa delle divisioni e della “discordia” (contrario della “concordia”); agire “contro” qualsiasi cosa significa invece individuare sempre dei “cattivi”: i “razzisti”, gli “omofobi”, i “corrotti”, i “fumatori” e tutti quelli che sono considerati la causa del “male” che s’intende combattere. Il tutto, alla fine, si risolve in un moralismo intollerante da quattro soldi, che è poi la morale quando non è più sorretta da una fede.
La parodia della fede s’insinua però dove si crea un vuoto: ecco le giornate della “memoria” e del “ricordo”, per tutto quello che la storia politicamente corretta stabilisce si debba tenere a mente. Tutto il resto, va dimenticato, anche se ci hanno stuprato le donne e sommerso di bombe. Dobbiamo essere grati lo stesso.
Qui, come nell’ostinazione nel “lottare” sempre contro qualcosa, c’è qualcosa di malato e di parodistico. Si rimesta all’infinito nei soliti “crimini” subiti da alcuni e operati da altri, col “ricordo” che da concentrazione costante sull’Origine e il Destino diventa un’operazione strumentale per bassi fini di bottega.
Ma non è finita qui, perché una volta che si comincia a “festeggiare” e a “commemorare”, ci s’infila in quel pozzo senza fondo delle “giornate” intitolate ad ogni questione politico-sociale più o meno rilevante: la giornata del migrante, del rifugiato, del risparmio, dell’infanzia, dell’amicizia, della gioventù, dell’alimentazione, dell’acqua, dell’ambiente, del turismo eccetera eccetera (si provi a digitare “giornata mondiale” su un motore di ricerca e si resterà allibiti).
E queste sono ancora “giornate” un minimo “serie”. Per tutte le altre, che comprendono anche quella “della televisione”, si rimanda a questo sito dell’Onu. Di questo passo non staremo molto che avremo la giornata mondiale del baccalà con le olive, quella del pane raffermo e magari anche quella dell’alito fresco.
Poi, ciascuna “giornata” potrebbe dare adito a delle “sottogiornate”, così da quella della “tolleranza” potrebbero, ogni anno, sorgere iniziative a tutela di ogni specie di aberrazione e follia, in nome di questo “sacro principio”.
È un disastro, ma solo per chi lo sa vedere. All’insegna del suo esatto contrario: l’intolleranza verso chi non trova edificante e per nulla simpatico sostituire un calendario denso di significati con una serie di “feste” dedicate a tutto quello che ingabbia sempre più l’uomo nella prigione dell’illusione di questa vita, con tutte le sue pretestuose, strumentali ed indefinite “questioni” senza senso.
Mio padre era solito dire che noi – gli italiani – ci avevano rovinato gli americani con l’importazione della ” scingomma”.
Quanto al matrimonio è diventato anche meno che una storia puramente sentimentale, è una ” fiction” con la Rolss-Royce o la carrozza trainata dalla pariglia dei cavalli ( in affitto ) con cui gli sposi fanno finta di essere i signori Berlusconi , è il servizio fotografico ( non meno costoso ) , il pranzo con 300 invitati 300 e il viaggio in qualche spiaggia esotica ( dove gli alberi fanno frutti dalla forma del c. ). Dopodiché, al ritorno, ci si separa.