“Fascisti in città!”: il solito deprimente spettacolo dell’antifascismo

di Enrico Galoppini

Ieri sera ho seguito parzialmente la diretta su internet del comizio torinese di Simone Di Stefano, il capo (non sopporto la parola “leader”) del movimento Casa Pound Italia.

Mettendomi nei panni di una persona di sentimenti “comunisti”, “socialisti” o che comunque ha a cuore la giustizia sociale, non credo che quel che ha affermato Di Stefano sia né disprezzabile né considerabile come un “pericolo”. Lo dico perché, con cronometrica puntualità, fuori dall’albergo dove si teneva il comizio qualche centinaio di “antifascisti” ha scatenato la solita “guerriglia urbana” (i cui danni poi li pagheremo tutti noi, per non parlare degli agenti di polizia che hanno un costo e dei danni a cose private come le macchine in sosta). 

Una gazzarra che non solo ha impedito a semplici curiosi (e non solo ai militanti già “accreditati”) di assistere al comizio come avviene per gli esponenti di qualsiasi altra forza politica, ma ha garantito, nei notiziari del giorno dopo, esclusiva visibilità alla gazzarra e al vandalismo di gente disturbata (e sinceramente forse nemmeno “comunista” o “socialista”), a scapito dei contenuti del comizio stesso. Il sistema (quello in mano all’usurocrazia) ringrazia sentitamente, perché è quello che desidera: nessuno praticamente saprà che cosa è stato affermato dentro quell’hotel, così potrà tranquillamente proseguire ad ammannirci con le “proposte” di tutto il resto del circo cantante, che tranne il Movimento Cinque Stelle e la Lega (ma in misura assai parziale) non offre praticamente alternative a questo deprimente stato di cose.

Perfetto, non è vero? Se questi personaggi che si guardano bene dall’assaltare i comizi del PD non esistessero andrebbero inventati. Ed è forse proprio quello che fa questo sistema allevando i suoi polli “antifascisti”.

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