Ciampi, un banchiere che ha trasformato la politica in strumento del sistema bancario
di Maurizio Barozzi
Nato a Livorno, la “piccola Gerusalemme”, fucina toscana di massoni, per anni – si dice da più parti – avrebbe servito i poteri forti massonici, passando da quelli giovanili del partito d’Azione a quelli di caratura finanziaria.
Come governatore della della Banca D’italia, si è regolato secondo i principi del sistema bancario privato, ovviamente oppoti a quelli della Legge fascista del 1936.
Caduta l’Italia , con la Seconda Repubblica nelle mani dei banksters, ha preso il governo, con la complicità degli epigoni del PCI, al fine di adeguare tutto il sistema economico e sociale italiano al sistema bancario.
È stata la fine del risparmio e il lancio definitivo dei promotori finanziari e delle rapine borsistiche.
È il precursore delle speculazioni sorossiane sulla lira, e della svendita del patrimonio pubblico nazionale alle grandi banche private straniere.
Lo hanno premiato facendolo anche Presidente della repubblica.
Come tanti “iniziati”, vere anime vendute al demonio, ma non quello di immaginazione cattolica, ma come “male” quale opposto e contraffazione del “bene”, ha campato oltre il dovuto.
Ora, dopo Pannella suo sodale nel campo più becero e profano della politica, se n’è andato per sempre. Non è una perdita per il popolo italiano.
Tutti i TG, e i mass media di destra, di centro e di sinistra lo esalteranno con rievocazioni vomitevoli.
Non è un consiglio, ma un imperativo categorico e morale: spegnete la tv!