Falsità ed ipocrisia occidentali dell’orrore verso l’ISIS. Cap. 2: lo scempio dell’arte

di Enrico Galoppini

Mideast Iraq Islamic StateUnanime condanna, orrore allo stato puro, convocazione d’urgenza dell’Unesco. Come si fa ad assistere inermi di fronte a cotanto spregio per l’arte?

In effetti, non è un bello spettacolo – ammesso che certi reperti siano originali e non delle copie – vedere dei fanatici che prendono a picconate capolavori che risalgono a migliaia d’anni fa.

E fatta la tara a tutto un ragionamento che svolgeremo in altra sede, che non avrà nulla di giustificatorio ma cercherà d’inquadrare storicamente e ideologicamente “l’iconoclastia” dei fondamentalisti islamici, oltre che definire che cosa siano effettivamente i “musei archeologici nazionali”, fatta la tara a tutto questo, insomma, anche questo scandalo “democratico”, come quello per i cadaveri, le mutilazioni e la mancanza d’ogni pietà verso l’essere umano, non è credibile né è considerabile come genuino e mosso da sincera e spassionata indignazione.

Perché di scempi contro la cultura ed i suoi simboli ne abbiamo visti a bizzeffe proprio qui in Italia. E mai nessuno s’è scandalizzato.

targa_bombardamentoNemmeno a distanza di settant’anni, ché anzi si fa sempre di tutto, quelle rare volte che vengono apposte delle targhe commemorative, per occultare l’identità dei distruttori di buona parte del patrimonio artistico e culturale italiano.

I barbari spregiatori dell’arte e della cultura erano proprio i “liberatori” anglo-americani.

Tutti, più o meno, hanno sentito parlare della distruzione dell’abbazia di Montecassino (coi suoi tesori messi in salvo dai “cattivi”… guarda un po’!).

Ma quella non fu un’eccezione. Tutta l’Italia vide i suoi capolavori sfregiati e demoliti senza alcun ritegno dai bombardamenti “alleati”, com’è documentato anche in questo libro consultabile in rete significativamente intitolato La guerra contro l’arte.

Un libro del 1944, quindi “di parte”, si dirà.

montecassino_prima_dopoE chi avrebbe dovuto mai denunciare quei crimini che ancora attendono come minimo qualche “scusa”? Gli sciuscià che fornivano indicazioni su come infiacchire il morale dei loro connazionali?

Stendiamo un velo pietoso sul seguito della storia. Come al solito, in mezzo a un’orgia di attenuanti e complessi di colpa per la guerra persa, ha pagato Pantalone, con gli italiani che – eternamente grati per il “Piano Marshall” e le AM-lire – oltretutto han dovuto pure rimettere insieme non solo i cocci della loro nazione, distrutta dalla guerra civile, ma anche le macerie dei loro capolavori, che oggi il visitatore inglese o americano può ammirare sbalordito ignorando che i suoi connazionali non ne ebbero alcun rispetto.

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