“Caso Regeni” e sovranità italiana

di Enrico Galoppini

Toh chi si rivede: Manconi!

Toh chi si rivede: Manconi!

Purtroppo bisogna sempre ripetere le stesse cose, perché effettivamente accadono sempre le stesse cose.

Prendiamo il “caso Regeni”.

Tutti, e sottolineiamo tutti i cosiddetti “media nazionali”, oggidì 18 aprile, hanno seguitato a dare spago a chi – Angloamerica in testa – pretende di sapere “la verità”. Nobile faccenda, “la verità”, mai onorata in decenni di stragi e “segreti di Stato” sempre utili per coprire qualche potente Intoccabile. E se a ciò aggiungiamo che di prezzolati e “idealisti” disposti a vendersi e ad esaltarsi per le “campagne” di Amnesty International, in Italia se ne trovano quanti se ne vuole, il resto viene da sé.

Per cui non sorprende affatto che i notiziari italiani abbiano fatto vedere il presidente francese Hollande in visita al Cairo “preoccupatissimo” per i “diritti umani” all’ombra delle piramidi, e lo stesso abbiano fatto con la delegazione d’affari tedesca guidata dal vice-cancelliere ed in visita nel paese del Nilo insieme ad una nutrita delegazione di imprenditori.

Non una parola una sui motivi di queste visite ufficiali, al centro delle quali i “nostri” giornalisti vorrebbero farci credere esservi il “caso Regeni” e lo stato dei cosiddetti “diritti dell’uomo” nell’Egitto governato dal generale al-Sisi defenestratore dei Fratelli Musulmani. Roba da stracciarsi le vesti, tanta è l’incompetenza, se non la vera e propria malafede, di questo cancro incistato nella nostra nazione che sono questi pappagalli ammaestrati a ripetere solo e sempre le veline del Badrone (occhio alla “B”, perché questi scattano sull’attenti come lo Zio Tom).

"Repubblica" ne è certa: il mandante è al-Sisi!

“Repubblica” ne è certa: il mandante è al-Sisi!

Lo capisce infatti anche il mio gatto – il quale, intendiamoci, è assai più perspicace del giornalista medio italiano – che Francia e Germania, dopo la stessa Inghilterra delle “borse di studio” ai “ricercatori” che svolgono per essa un utile lavoro, sono andate in Egitto a colmare il vuoto creatosi con la fuga precipitosa della delegazione italiana d’imprese guidata – ma guarda un po’ – da quello stesso ministro Guidi costretto alle dimissioni in fretta e furia alle viste del referendum sulle trivelle.

A noi qui non interessa stabilire se questo o quello siano dei maneggioni e dei profittatori, ché anche di questa genìa l’Italia è strapiena, bensì cogliere il nesso di causa-effetto – evidente, come dicevamo, anche al gatto – tra la rovina degli affari italiani in Egitto (sotto il pretesto del “rispetto dei diritti umani”) e la concomitante presa al balzo della classica palla, piena di miliardi, da parte delle imprese, statali e private, d’Inghilterra, Francia e Germania.

Lo stesso ‘cinema’ andato in scena in Libia, dove alla débacle delle nostre posizioni è corrisposta l’immediata impennata di quelle dei medesimi soggetti che avevano voluto la fine della Jamahiriyya e che, in questo caso, non digerendo la piega presa in Egitto ed i rapporti privilegiati tra Roma e Il Cairo, hanno individuato nel “caso Regeni” – sia che l’abbiano creato appositamente, sia che l’abbiano strumentalizzato – un’occasione imperdibile per farci le scarpe definitivamente nel Nord Africa.

"Ministro degli Esteri"...

“Ministro degli Esteri”…

Un Nord Africa dove per il momento “tiene” la sola Algeria, nel mirino dei noti paladini della “libertà” alleati col “fondamentalismo islamico”, mentre anche in Tunisia i nostri “alleati” sono riusciti ad assicurarsi, per “combattere il terrorismo” (da essi sponsorizzato anche grazie all’intermediazione di noti campioni dei “diritti umani” come i sauditi), posizioni strategiche impensabili ai tempi della presidenza di Ben ‘Ali (altro personaggio di non specchiata moralità, ma che almeno stava dalla nostra parte).

In tutto questo gioco al massacro è evidente che mentre c’è qualcuno, negli apparati dello Stato italiano, che cerca di resistere (per esempio tergiversando ‘all’italiana’ su un coinvolgimento militare in Libia), c’è anche chi – e si tratta di un’accozzaglia composita di quelle che un famoso “megadirettore” avrebbe definito “merdacce” – rema sistematicamente contro, inventandosi di continuo, dietro imbeccata di questa o quella ambasciata “alleata” o di certa “autorevole stampa internazionale”, motivi per far girare a vuoto l’Italia ed impantanarla in qualche “problema”.

Come se l’Italia non fosse la loro Patria, e nemmeno il cosiddetto loro “Paese”, a tanto è giunta la loro immedesimazione con gl’interessi stranieri delle pretese “grandi democrazie” che tanto potere hanno nel cooptare, con denari e propaganda, certi “italiani” con tanto di virgolette.

Perché ammesso e non concesso che nella fine del “ricercatore” italiano ci sia una responsabilità di qualche apparato o individuo riconducibile allo Stato egiziano, non si capisce come mai la stessa canea non viene sollevata ogni volta che un connazionale viene ammazzato in circostanze assai strane in qualsiasi parte del mondo, oppure messo in galera, senza alcun rispetto per i “diritti umani”, sulla base di fantasiosi ed indimostrabili teoremi. In America, per esempio, è accaduto un sacco di volte, da Sacco e Vanzetti in poi.

Perché Arrigoni non "vale" quanto Regeni?

Perché Arrigoni non “vale” quanto Regeni?

E per citare solo uno tra i molti “casi” che potrebbero alimentare illazioni ed incidenti diplomatici con sviluppi “pericolosi”, come mai per Vittorio Arrigoni non è stato messo su tutto questo casino da parte della Farnesina?

Non vogliamo entrare poi nella questione dei marò, perché quella è una vicenda nella quale l’India accusa i due fucilieri di Marina di aver assassinato dei pescatori indiani (“scambiati” per pirati, affermano da parte italiana), tuttavia non ci risulta che l’Italia abbia mandato a ramengo le relazioni con Nuova Delhi così come sembra intenzionata a fare con l’Egitto.

Stendiamo infine un velo pietoso sul Cermis o sul “caso Calipari”, ché sarebbe solo un’inutile e penosa autoflagellazione. E non osiamo addentrarci nei meandri della sequela interminabile di giovani soldati italiani morti atrocemente a causa dello spargimento di sostanze altamente tossiche nella ex Jugoslavia da parte della Nato: il problema praticamente non sussiste! Perché a prenderlo di petto ci sarebbe invece da capire quali sono i vantaggi per l’Italia nello stare sotto l’ombrello (“protettivo”!) della Nato.

Sono tutti “misteri”, questi, che non possono avere soluzione, in attesa di capirci qualcosa se e quando l’Italia gusterà di nuovo, un giorno, il sapore della libertà, della sovranità e  dell’indipendenza.

Ma sì, prendiamocela con l’Egitto, tanto altro non si può fare.

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There are 3 comments for this article
  1. the Roman at 4:21 pm

    Provo la sua stessa amarezza. L’Italia e’ un paesone di 60 milioni di persone e niente piu’.
    La classe dirigente e’ marcia ,e il popolo ha perso ogni sovranita’. Resta solo la speranza di un evento esterno , che possa produrre un cambiamento.

  2. BENNATO BENNATI at 4:31 pm

    …e all’Italia la libertà e l’indipendenza chi gliela dovrebbero ridare , le ministresse, i compagnucci della parrocchietta ? Ma non scherziamo !!

  3. Salvatore Penzone at 4:53 pm

    E’ già da un po’ di tempo che i nostri governi vengono nominati solo se hanno l’imprimatur della city di Londra. La costituzione dello stesso stato postunitario è avvenuta sotto il beneplacito e l’influenza inglese, cosicché non c’è da meravigliarsi se i nostri governi hanno svenduto tutta la ricchezza dello stato italiano su loro ordine o su quello del FMI. Se Napolitano ha dato il suo entusiastico appoggio alla “liberazione” del popolo libico per aiutare gli amici anglofrancesi a spingere l’ENI fuori dai giochi, a Renzi è bastata la morte di un povero ragazzo per togliere le tende in fretta e furia senza tentare nessuna resistenza all’intromissione inglese, certamente non gradita agli egiziani. Il Regno Unito, mentre il nostro ministro degli Esteri fa richiamare l’ambasciatore italiano al Cairo, il 6 aprile con la British Petroleum entra pesantemente in gioco firmando vari accordi con il Ministero del Petrolio dell’Egitto e l’Egyptian Natural Gas Holding Company (EGAS) per sviluppare il nuovo giacimento di gas “Atoll”, scoperto a marzo nella concessione offshore Nord Damietta, nell’est del Delta del Nilo. Magdy Basyouni, ex viceministro dell’Interno egiziano, in una sua intervista all’emittente “Ghad” dichiara: “Chi ha ucciso Regeni è l’intelligence internazionale allo scopo di minare i rapporti tra Egitto e Italia. La polizia egiziana è assolutamente innocente. Che beneficio avrebbe tratto da questo crimine? Avrebbe torturato un giovane per poi gettare il suo corpo da un ponte in concomitanza della visita di una missione economica italiana in Egitto?”. Le versioni ufficiali fornite dal governo egiziano sono solo un tentativo maldestro di nascondere le responsabilità dell’ospite importuno della cui intrusione, come ben sa, sarà impossibile liberarsi dopo che l’Italia ha levato le tende. L’occidente in mala fede, con le campagne a “difesa dei diritti umani”, ha lavorato per far cadere i governi laici dell’area perché sono il solo baluardo al predominio della corrente dei Fratelli Musulmani sostenitori del fondamentalismo, che hanno come braccio armato le sette Salafite. Infatti, la prima cosa fatta dall’occidente dopo aver assassinato Gheddafi fu quella di aprire le carceri libiche per liberare tutti i terroristi che il “dittatore” aveva messo sotto chiave. Questa storia è stata architettata per far cadere Al Sisi, rimettere al suo posto i Fratelli Musulmani e rovinare i rapporti tra Egitto e Italia in modo che gli inglesi abbiano campo libero. Obama e compagni batteranno il ferro finché è caldo, e difficilmente agli egiziani sarà permesso di archiviare il caso. La Bonino con i rulli del suo tamburino chiama a raccolta gli italiani indignati i quali ora dovrebbero chiedere aiuto agli “amiconi” americani per fare giustizia del cattivo di turno. Come al solito ci vogliono convincere che darci la zappa sui piedi sia cosa buona e giusta.

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