“Speculare sui disperati”?
di Enrico Galoppini
In questi ultimi giorni, agli onori delle cronache sono salite l’insicurezza e il degrado delle nostre periferie (non che i centri, talvolta, siano messi meglio!).
Qualcuno nel campo cosiddetto “progressista” s’è scandalizzato parlando di “speculazione sui disperati”, attaccando la Destra e la Lega, a suo modo di vedere animate da istinti immorali.
Certamente, il fattore principale che ha posto all’attenzione generale un problema che non aveva bisogno dei media per essere noto (perché è vissuto quotidiano di un sacco di gente), è la perenne campagna elettorale in cui siamo immersi. Con il che, le quotazioni di Matteo Salvini, nuovo capo della Lega, stanno salendo vertiginosamente.
Ma non è questo il punto che qui c’interessa cogliere, perché queste strategie di marketing elettorale sono fuori dal controllo dei partiti, esistendo, in un regime nel quale certa magistratura imbeccata da fuori fa quello che vuole, la possibilità di ricorrere agli “avvisi di garanzia” e anche alle manette per chi osasse sbaragliare gli auspici di chi controlla veramente la politica in Italia.
È semmai il caso di riflettere su quale fosse, prima della fine dell’Urss, la posizione dei due grandi partiti della Sinistra italiana, il Pci e il Psi, al riguardo dei “disperati” di quello che essi chiamavano il “Terzo mondo”.
Se non vado errato, sia quei partiti sia i Paesi del “Socialismo reale” appoggiavano i vari “Fronti di Liberazione”, dall’Africa all’Asia, all’America Latina, tifando per una “Rivoluzione” a casa propria che avrebbe garantito la soluzione ai problemi degli autoctoni, che così avrebbero certamente evitato il dramma dell’emigrazione.
Veniamo informati da chi è più edotto di noi sulla storia della Sinistra in Italia che tanti anni fa la giunta comunale bolognese arrivo persino a non accogliere a braccia aperte i meridionali, facendo in modo di dirottarli su Torino e Milano, tanto aveva chiaro il meccanismo di sfruttamento indotto che sta dietro i fenomeni migratori.
Non parliamo poi di cosa pensava Ernesto Guevara – simbolo della Sinistra che fu – al riguardo della lotta dei popoli per affrancarsi dall’asservimento e dalla miseria: ve lo immaginare “il Che” che tesse le lodi dei “migranti”? Infatti ancora oggi a Cuba non vedono di buon occhio l’emigrazione.
Ma siccome tutto si tiene, non è affatto un caso che l’odierna Sinistra abbia in odio anche Cuba, al pari della Siria, dell’Iran e persino della Russia. Nel paese caraibico non sono affatto ben visti né “i gay” né gli immigrati clandestini.
Lì contano ancora parole come “Patria” e “Socialismo”, che l’odierna Sinistra ha completamente dimenticato, per abbracciare le balle della “globalizzazione”.