I musulmani e le elezioni politiche

di Enrico Galoppini

Premetto subito una cosa: le considerazioni che seguono non hanno alcuna pretesa di sistematicità né di essere esaustive sul tema della partecipazione di elettori di religione musulmana alle imminenti consultazioni elettorali in Italia. Si tratta infatti di alcuni commenti da me fatti in ordine sparso su Facebook che qui ho risistemato per come potevo in breve tempo. Ma spero comunque di apportare qualche elemento in più allo scopo di contribuire a chiarire il problema che dà il titolo a questo scritto.

Partiamo con la prima considerazione da fare. I musulmani possono anche votare, figuriamoci. Non è che solo non votando si rispetta la Legge del Creatore e, politicamente parlando, si compie il proprio dovere di “bravi musulmani” incorruttibili di fronte alle “lusinghe del sistema”… Basta però spogliare questo atto – la votazione – di chissà quale valenza salvifica e palingenetica, rendendosi conto che è un atto come tanti altri che si compiono dalla mattina alla sera perché si vive in questa società che “islamica” non è (anche se il discorso su che cosa potrebbe essere un’ideale “società islamica” sarebbe lungo e complesso). E molti di questi atti quotidiani sono atti politici, che hanno rilevanza politica. Eppure nessuno si pone il problema della “astensione” da questi atti. Quante volte uno, per tenere il punto sulle elezioni, non vota né voterà mai solo per sentirsi a posto con la coscienza, ma poi, quotidianamente, brucia granelli d’incenso a questo potere ingiusto e disumano contrario alle leggi di Dio?

Cerchiamo dunque di mantenere il senso della misura e delle proporzioni anche su questo tema delle consultazioni elettorali. Perché “l’Islam”, questa parola magica che ciascun musulmano riveste comprensibilmente di tutto ciò che per lui corrisponde al Bello, al Buono e al Vero, non è per forza di cose in radicale contrasto con una chiamata al voto. “L’Islam”, a ben considerare, è maggiormente contrario – ripeto – ad un sacco di altre cose che questo sistema fa credere come “naturali” e scontate… ma che non suscitano tutte queste reazioni di rifiuto per “ragioni di principio”.

Poi, però, se guardiamo nello specifico e nel concreto, si scoprono cose davvero stupefacenti. Leggo di “rappresentanti” dei musulmani, di decani della “comunità islamica” (altro termine che abbisogna di grandi chiarimenti) che consigliano di votare PD. Altri che si sono persino candidati per partiti che con le loro proposte di legge farebbero spaccare in due il cielo. Ma sono impazziti o che? Di tutt’altro intendimento ci sono poi i “tradizionalisti”, i quali si atteggiano a tanti “motori immobili” e a saggi taoisti (ma solo su questo e, in genere, su ciò che non sta nelle loro corde: la “tradizione” è sempre un comodo alibi).

Come faccia un musulmano un minimo consapevole della sua “scelta” a votare (o non votare contro) chi è per le nozze gay, la compravendita dei bambini (utero in affitto), il gender a scuola… resta un mistero. Resta un mistero anche certo “antifascismo” manieristico e mummificato abbracciato da fior di “esponenti” delle “comunità islamiche”. Era forse “l’Islam delle origini” (dato che qui si ha spesso a che fare con “salafiti”) “antifascista” senza saperlo?

Però lo sforzo di mettersi nei panni degli altri qualche volta bisogna farlo. Spesso confondiamo, involontariamente (non come fa invece una certa propaganda ignorante e in malafede), “musulmano” con “immigrato”. L’immigrato musulmano (e l’immigrato non musulmano!) penso si senta, prima di tutto, uno che qui in Italia cerca di “ricavare” a proprio vantaggio il più possibile da ciò che “passa il convento”, o, detta altrimenti, prova a subire meno danni possibili (nessuno, parliamoci chiaro, è venuto qua con l’intento di “invaderci”, bensì di trovare un’opportunità di tipo economico). La cosiddetta “destra”, col suo atteggiamento talmente unilaterale da indurre il sospetto che lo faccia apposta, non fa altro che gettare nelle braccia della sinistra quasi tutti questi musulmani immigrati. Si prenda una prima pagina de “Il Giornale” o di “Libero” e ci si metta nei panni di un immigrato musulmano…

Per i musulmani italiani (di famiglie italiane da generazioni, intendo) il discorso è diverso. I più arrivano all’Islam da posizioni in vario grado critiche verso la “modernità”. Non si trovano a dover mungere/elemosinare nulla da questo sistema che reputano perlopiù marcio e corrotto, per non dire irriformabile. Quindi il ‘ricatto elettorale’ dei “progressisti” funziona meno (a parte alcuni casi di cosiddetti “rappresentanti”).

Con lo “ius soli” è evidente che nel breve termine la sinistra punta a racimolare voti. Ma anche qui bisogna fare lo sforzo di mettersi nella posizione dell’immigrato (di “seconda generazione”). Che deve fare? Votare – se va a votare – chi lo vorrebbe perennemente “nel ghetto” per generazioni e magari gode nel rovesciare sterco di maiale sul terreno della moschea in progetto? Dovrebbe apprezzare chi offende e prende in giro la sua mamma perché veste abiti “islamici”?

È una situazione imbarazzante, per molti versi, quella che viviamo. Il musulmano (immigrato) “progressista” arruolato nell’elettorato del PD e il “difensore delle nostre tradizioni” che s’inventa un capro espiatorio – l’Islam e i musulmani – per non ammettere che le “nostre tradizioni” (“cristiane”, “giudaico-cristiane”, “greco-romane” ecc.) siamo noi italiani che ce le siamo fritte da soli. Perché questo è il punto, per chi sguaina la spada delle “nostre tradizioni” contro il “saraceno”. Non è il musulmano che le contesta e le disprezza, e non è il musulmano che le ha messe in crisi come minimo da cinquant’anni. Sono i “cristiani senza Cristo” che hanno preferito “il mondo”, il “progresso” e la vita comoda, che hanno optato per l’ateismo (il più delle volte di fatto), ed ora, non potendo ammettere il loro fallimento, devono farsi “atei devoti” ed insultare chi non ha né colpa né peccato in tutto questo sfacelo.

Ma prima che tutto il clima s’avvelenasse, e cioè prima di questi flussi migratori iniziati negli anni Novanta e l’invenzione anglo-sionista del “nemico islamico”, ricordo soprattutto a chi vota partiti “di destra” che c’erano pensatori di quell’area di pensiero che proponevano “alleanze” tra Cristianesimo ed Islam contro il mondo moderno… Si guardava con ammirazione alla “rivoluzione islamica” dell’Iran, da destra (e da sinistra!), tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta.

Che cosa sia successo, poi, è presto detto. Quasi tutti, a destra, anche quelli che avevano gli strumenti culturali per discernere e non farsi fregare dalla propaganda interessata mirata a far odiare l’Islam e i musulmani, hanno abboccato alle sirene dell’identitarismo e della levata di scudi pseudo-crociati, senza rendersi conto che dall’altra parte c’era e c’è ancora (basta saper cercare) un potente argine contro la deriva del mondo moderno, sia politica che valoriale, ma soprattutto dei principii. E se questa “destra”, che pare non aver mai letto né Evola né Guénon, non comprenderà che i principii sono tutto, anche per fare politica, vorrà dire che i musulmani che vorranno votare – senza compiere “peccato”! – saranno indotti a fare la classica scelta in favore del meno peggio, e cioè di quelli che almeno, mentre su tutto il resto apparecchiano la dissoluzione finale (e questo i musulmani dovrebbero vederlo…), li lasciano vivere tranquilli su ciò che vi è di più essenziale: la sicurezza e l’onorabilità dei propri beni, delle proprie persone e di quel che vi è di più caro, la religione.

Certo, il rischio, nemmeno troppo velato, è che questo “Islam” così ben “integrato” in un contesto “progressista” e di “società aperta” finisca per diventare un altro elemento del mondo a colori scenografico sul quale, in mezzo alle “diversità” e alle “comunità”, regna incontrastata la grande finanza. Ma, ripeto, sta alla “destra” (se ne esiste ancora una che non sia imbarcata nel suprematismo occidentale) cambiare registro, a meno che non le faccia comodo, come puro motivo propagandistico, lamentarsi dei “musulmani del PD”.

Gli articoli de Il Discrimine possono essere ripubblicati, integralmente e senza modifiche (compreso il titolo), citando la fonte originale.

There are 2 comments for this article
  1. Bennnato Bennati at 4:42 pm

    Non so se come abbia votato l'”Islam ” e se effettivamente abbia votato a ” sinistra”.
    Rilevo soltanto che il musulmano sarebbe naturalmente un elettore di ” destra “, vale a dire, in senso generale ” conservatore ” e ciò per e ragioni che possono essere facilmente desunte dall’articolo che precede; per cui se avesse effettivamente nelle elezioni di qualche giorno votato a ” sinistra” ( ancorché non mi immagini un elettorato ” musulmano” quantitativamente numeroso ), è solo perché la ” destra” pregiudizialmente lo respinge ( al telegiornale non molto tempo fa sentiti una signora a capo di una delle branche di quell’area politica affermare che occorreva ” fermare l’islamizzazione dell’Europa”, come se – sia detto en passant”- ove il Padreterno avesse deciso così , fosse in potere della signora in questione in qualche modo opporvisi ).
    Quanto alla liberalità che a ” sinistra” talvolta si dimostra verso l’Islam , si faccia attenzione che il ” pacchetto ” offerto è unico, prendere o lasciare : io ti dico si alle moschee , ma tu mi devi dire si alle unioni gay, all’aborto, all’eutanasia , alla educazione transgender e a quant’altro vi è di più antitradizionale e dissolvente-

  2. Aldo at 1:55 pm

    Gran parte della destra si è creata un “nemico islamico” da sovrapporre alle serie, e gravi, questioni migratorie, fra l’altro come se non esistesse anche un’immigrazione cattolica, ortodossa, buddista ecc. (e soprattutto un’immigrazione che prescinde completamente dalle fedi religiose, figlia della micidiale “globalizzazione” che impongono a tutti ). Una scelta demenziale da alcuni perseguita consapevolmente e con cinismo, dai più recepita con stupidità estrema (ma non può essere un’attenuante). Le associazioni musulmane da parte loro dovrebbero fare maggiore chiarezza sul fatto che una cosa è il problema immigratorio in generale (che non va minimizzato) un’altra l’aspetto religioso, che non c’entra niente col primo …

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