Le menzogne mediatiche: un problema spirituale?

di Enrico Galoppini

mediaCi risiamo: la nuova “guerra umanitaria” della Nato, questa volta in Libia, presumibilmente si concluderà con un “successo”. Col consueto contorno, prima, durante e dopo, di “rivelazioni sulle atrocità del regime”, sui “diritti umani violati”, sui “crimini contro l’umanità” ecc.[1] Il tutto mirato alla creazione d’uno stato d’animo funzionale ad un obiettivo pratico: la distruzione di uno Stato prospero immediatamente relegato, nella persona dei suoi dirigenti, al rango di associazione a delinquere. Con qualche ‘progresso’ propagandistico, rispetto alle versioni precedenti, quando a dover suscitare “commozione e indignazione” erano i kosovari, i curdi, “le donne afghane”: questa volta i “buoni” hanno ammesso sin da prima dell’intervento armato occidentale in Libia che alcune “notizie” erano state inventate di sana pianta, dalle “fosse comuni” ai “bombardamenti sui manifestanti” (ovviamente “pacifici”) serviti da scusa “umanitaria” per l’intervento armato[2].

Eppure, come se nulla fosse, sono andati avanti secondo un piano preordinato, grazie ad una pretestuosa “risoluzione dell’Onu”[3], con la “no-fly zone” d’irachena memoria imposta per facilitare bombardamenti mirati non a “proteggere i manifestanti” (in realtà ribelli armati e nient’affatto “spontanei”), bensì a ridurre la Libia nelle condizioni in cui versa l’Iraq da quando è stato oggetto dell’invasione e del saccheggio occidentale. Già che ci siamo, prima di passare all’argomento dell’articolo, è il caso di osservare che con l’Iraq “liberato” è stata inaugurata una nuova stagione rispetto a quella delle precedenti invasioni anglo-americane della Seconda guerra mondiale sul suolo europeo: a giochi conclusi, non ci si preoccupa più di costituire neppure un barlume di governo, dotato di una certa “autorevolezza”, ma solo un suo simulacro da esibire in giro nei “forum” internazionali, mentre le varie fazioni etnico-ideologico-religiose vengono aizzate una contro l’altra all’infinito (magari armandole tutte contemporaneamente!). Nel frattempo, i “liberatori” costruiscono enormi basi militari utili per la prossima guerra di conquista e pompano a pro loro tutto il petrolio, superprotetto da eventuali “attacchi terroristici” che invece devono continuare a rendere la vita della popolazione locale un inferno[4].

Ma torniamo al quadro d’insieme sulle menzogne mediatiche che hanno accompagnato e, soprattutto, coadiuvato l’aggressione alla Libia (i “media” sono un’arma a tutti gli effetti). Ad aumentare l’ottundimento e l’angoscia del tele suddito planetario[5] ci si sono messe le immagini dei “barconi” carichi di “profughi”, i quali, se davvero adesso il Nord Africa – Tunisia in primis – si fosse “liberato dai tiranni” e “democratizzato” come ci assicurano, non si capisce perché mai proprio ora dovrebbero partire a frotte! Forse i “regimi” contro i quali si è scatenata la ‘collera democratica’ rappresentavano un argine a questo fenomeno che, altrimenti, rischia di diventare un’invasione vera e propria? Non lo sapremo mai, come non sapremo mai nulla di nulla, su tutta la linea, perché certamente il compito dei “media” non è quello di dire la verità.

Non dico di “informare”, perché invece quello lo fanno egregiamente, essendo appunto la loro missione statutaria quella di “dare forma” alla mente dell’uomo, ridotto a cane di Pavlov che risponde automaticamente ad istinti preordinati. Basta trasmettere qualche fotogramma sgangherato ed ecco che “Teheran è nel caos”, “il regime siriano massacra” eccetera… Insomma, “media” e verità sono come il diavolo e l’acqua santa.

Si dirà che tv e giornali sono uno strumento, come altri, al servizio di interessi, e che pertanto è in fondo ozioso lamentarsi che non riportino le cose come stanno, innanzitutto perché essendo pagati da qualcuno dovranno per forza fare gli interessi di quel qualcuno (e già questa solare evidenza non è considerata dai più, che credono a favole quali quella dei “media indipendenti”!). I più scafati obietteranno invece che la verità a 360° non può essere mai riferita, e questo è corretto, perché bene o male – anche se si tendesse all’oggettività più pura, del resto irraggiungibile – si verrà sempre condizionati dalle proprie simpatie, desideri, preferenze ideologiche ecc. Ma da qui alla presa d’atto che i “nostri” corrispondenti hanno sin dall’inizio parlato unicamente alle spalle dei “buoni” di turno (gli “insorti libici”) c’è una bella differenza: una delle parti in gioco viene semplicemente cassata, descritta tutt’al più come un’entità fantasmagorica dai tratti malefici (il governo libico, trasformato in “fedelissimi di Gheddafi”, mentre l’esercito libico diventa “le milizie del ra’is”).

Ma anche in questo caso, in fondo, sebbene la cosa possa provocare sconcerto e disgusto, siamo nel campo della ‘ordinaria amministrazione’, perché non si vorrà certo credere che tutti questi soldi vengano profusi nei “media” per fornire un servizio “obiettivo”. Eppure va detto che anche a quest’altra storiella sono in molti a credere… in specie quando si tratta dei “media anglosassoni”, ai quali in Italia viene attribuita del tutto ingiustificatamente, per un indotto senso d’inferiorità, una “professionale imparzialità”…

Salendo ulteriormente nella scala della consapevolezza di che cosa sono i “media”, vi sarà però sempre chi, pur prendendo atto che ciascun “medium” tira l’acqua al mulino di chi ci mette i soldi e che “l’oggettività” è pura fantasia, obietta che è la sommatoria di tutti i media a fornirci un quadro della situazione quanto più possibile tendente all’oggettività (di qui le “rassegne stampa”, che all’insaputa dei più escludono i pochissimi giornali “non allineati” ad una delle ‘varianti sul(l’unico) tema’ ammesse). E questa è la favola di chi crede comunque ai benefici e alle virtù della “società dell’informazione”, dove per magia tutti possono “sapere” tutto su ogni cosa[6].

Dunque, ricapitolando, i media non possono fare altro che quello che fanno. Perché vengono pagati per consolidare gli interessi e le posizioni di dominio dei loro finanziatori, che coincidono con coloro che dominano, a tutti i livelli (materiale, mentale e (pseudo)spirituale le “società democratiche”); non per “riportare i fatti”, i quali vengono letteralmente “fabbricati”, riferiti in parte, enfatizzati, minimizzati ecc., quando non interviene l’omissione pura e semplice; omissione che rappresenta la miglior forma di traviamento del pubblico che dà credito a questa macchina di riproduzione del consenso, la quale agisce perlopiù in contesti in cui il governo, il cosiddetto “potere politico”, è un mero esecutore – a mo’ di cameriere – di interessi finanziari-speculativi apolidi, senza bandiera: i politici “camerieri dei banchieri”, li chiamava Ezra Pound, coi giornalisti che in questo festival della turlupinatura di massa costituiscono una sorta di “clero”, in assenza, dal pubblico proscenio, dei veri uomini di religione, tutt’al più coinvolti loro malgrado in questa messinscena grottesca ad esclusivo uso e consumo dell’ideologia laicista (“preti pedofili”, “Vaticano retrogrado”, “Islam medievale” ecc.), con le uniche eccezioni dei bonzi festanti e “pacifici” (i ‘bonzi per i gonzi’, strumentalizzati in funzione anticinese) e dei professionisti del “dialogo interreligioso” che inscenano il carnevale degli “uomini di pace” da contrapporre al “fanatismo” di altri.

Tuttavia la ragion d’essere di queste righe, che prendono le mosse dalle bufale della propaganda attivata per conquistare la Libia, non è una disamina delle menzogne mediatiche, dei loro perché e per come, bensì una riflessione sugli uomini che si prestano a fornire la loro opera intellettuale al servizio di un apparato di sviamento dell’intero genere umano (i grandi “media” sono “globali”). Vuole essere perciò un contributo alla comprensione del perché così tanti esseri umani si mettano al servizio di un meccanismo perverso, perché questo è davvero l’elemento che colpisce di più.

La domanda può essere formulata nel modo seguente: i magnati degli oligopoli mediatico-finanziari fanno il loro gioco, ma perché così tanti pinco pallini qualsiasi si mettono entusiasticamente a disposizione, prestando la loro opera “intellettuale”, col risultato di consolidare la posizione di dominio di questi tiranni?

La cosa più sbalorditiva è dunque come possa accadere che a cuor leggero ci si metta al servizio di un sistema fondato sull’inganno e la menzogna. Anche in questo caso possono essere sollevate delle obiezioni: il “tengo famiglia” e la correlata autocensura che uno deve imporsi, la limitata capacità di vedere la dimensione dell’inganno (unita al rifiuto di credere che sia davvero totale), la sincera condivisione dei “valori” propagandati dall’apparato mediatico (“democrazia”, “libertà”, “diritti umani”) per cui si crede di svolgere effettivamente un “servizio all’umanità” aiutando i “nostri” a “liberare” a destra e a manca.

Tralasciando il caso in cui vi è sintonia totale tra missione dei media e ‘abito mentale’ suoi operatori, vi è da dire che sovente si configura, per l’addetto ai lavori, una vita di compromessi morali per cercare di sopportare la funzione assunta, la tensione che alla fine potrebbe esplodere all’interno di chi deve prostituirsi per raccontare versioni di comodo, menzogne ciclopiche e mezze verità ancor più travianti.

Ma un uomo che si mette al servizio di un’opera così sistematica di raggiro delle coscienze non può che diventare una scatoletta vuota, un burattino disanimato pronto a bersi e a far bere ogni baggianata. Un individuo che si riduce ad un automa che per sopravvivere non si pone più domande, altrimenti se realizzasse la perversione del meccanismo malvagio che contribuisce a sostenere potrebbe cadere in depressione o anche suicidarsi[7].

A questa nullità in cui deve trasformarsi il “professionista dell’informazione” corrisponde un pubblico non meno fatuo di lui. Infatti, tutti quanti, il giornalista e il suo pubblico, accettano a monte le cosiddette “regole del vivere civile”, altrimenti detto “mondo moderno”, che prescrivono, per “fare carriera”, di vendersi letteralmente l’anima. Sì, perché dire le bugie non fa venire il naso lungo ma oscura sempre di più l’anima.

E nel “mondo moderno” non vanno per la maggiore regole che favoriscono chi intende vivere, più che si può, senza mentire. Mentire innanzitutto a se stessi, poi, di conseguenza, agli altri, anche attraverso tv e giornali. E non si tratta solo dei “media”, ma di tutto un sistema.

Si pensi a quanti mentono sui farmaci, sui “prodotti finanziari” ecc. identificandosi con gli interessi e i “valori” delle cause farmaceutiche, delle banche e delle finanziarie, e via ingannando. Difatti, che cosa si può sperare da un consulente finanziario che per non dispiacere alla banca che gli “dà il pane” racconta menzogne sulle “fantastiche opportunità” di certi fondi d’investimento estremamente rischiosi? Che cosa sperare da un “tecnico” che ti spilla sempre 100 euro (!) per un lavoretto che il più delle volte nemmeno è fatto bene? E gli esempi potrebbero moltiplicarsi indefinitamente, in questa società malata che adora solo i quattrini, tant’è che la pubblicità, manifestazione lampante della menzogna presentata da “anima del commercio”, pervade ogni angolo scorcio del panorama urbano e addirittura gli abiti che indossiamo.

Il problema, perciò, non è tanto il giornalismo in sé, ma il desiderio di cercare la Verità che è stato conculcato dall’uomo cosiddetto “moderno”, o “occidentale”, che è lo stesso. L’uomo “moderno” e “laico” è stato disabituato, facendolo vivere in un modo scellerato e inconsapevole, all’idea stessa di “verità”. Di più: l’uomo “moderno” non riesce neppure più a concepire la Verità perché si è dimenticato che la può cercare solo ed esclusivamente dentro di sé. L’uomo che fa il “moderno” non può vivere “nella verità”, questo è il punto, perché se prova a viverci non può che rifiutare tutto l’andazzo che puntella la “modernità” e la fa sembrare il “migliore dei mondi possibili” o, addirittura, “l’unico mondo possibile” .

Ma un giorno dovremo tutti rendere conto di ciò in cui abbiamo creduto e di quel che abbiamo fatto, del “signore” che abbiamo adorato e servito; ma per i più quello avrà di volta in volta preso le sembianze del direttore del tal giornale, della tal casa editrice o ente culturale, della tal banca, impresa eccetera, per non parlare di chi ha creduto fondamentalmente in “se stesso” e basta, pensando di ‘farla franca’ con la frase fatta “tanto mica ho fatto del male a nessuno”… Lo zhâlim, “l’oppressore”, è innanzitutto chi fa “torto a se stesso”, vivendo ottenebrato (zhalâm: tenebre, oscurità) escludendosi dalla Luce (an-Nûr: la Luce, è uno dei nomi divini), che è l’unica “cosa” creata che è evidente di per sé, mentre tutto ha bisogno della Luce per “manifestarsi”. L’anima di un ottenebrato è come una stanza completamente buia, all’interno della quale nulla può più essere distinto, ma se comincia ad entrare uno spiraglio di luce si comincia a vedere qualcosa dei ‘tesori’ che cela e che possono essere così contemplati per conoscere davvero il Sé divino. L’uomo è un microcosmo completo, e se si pensa ad un mondo immerso nella completa oscurità si capisce che risulta impossibile compiervi il percorso di Conoscenza indicato dal celebre hadîth “Ero un tesoro nascosto e volli essere conosciuto, così ho creato la Creazione”, provvidenzialmente “illuminata” affinché l’uomo possa contemplarla in tutte le sue parti per ascendere a Lui. Assieme ad an-Nûr, al-Haqq, il Vero, è uno dei più potenti nomi divini: ora se Allâh è il Vero, l’unico “vero”, non è possibile per l’uomo vivere secondo verità mettendosi al servizio d’imprese dedite al traviamento e all’inganno sistematico. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare e non è possibile giungere alla meta facendosi guidare da un cieco.

Da queste poche banali riflessioni si deduce che il problema da cui trae origine la congenita falsità dell’odierno “mondo dell’informazione” è in ultima istanza spirituale[8].

Perché se solo si avesse chiaro che si deve essere profondamente veridici, “servitori del Vero” – e delle conseguenze che comporta il non esserlo! – tutte queste “menzogne mediatiche” cesserebbero di esistere, per il semplice fatto che nessuno si abbasserebbe a fungere da megafono di turpi ed indicibili interessi che fanno degradare l’uomo al livello di una bestia parlante predisponendolo ad una ben triste fine. Ma siccome è stato fatto credere che la “verità non esiste”, né ha senso cercarla, e che questo è il ‘paradiso terrestre’ da “esportare” con la forza (anche se ciò prende le sembianze delle “manifestazioni democratiche”), ecco che una certosina e sistematica azione di ottundimento delle coscienze può replicarsi quotidianamente, a dosi omeopatiche, facendo apparire i vari Goebbels, additati quali “maestri della propaganda”, come dei pivelli sprovveduti.

Per cui, prendendo atto che l’unica speranza che abbiamo è orientarsi alla ricerca della Verità (che è solo dentro di noi, mentre fuori di noi dobbiamo reclamare un ordinamento, retto da uomini devoti e timorati di Dio, che faciliti tale improrogabile compito), lasciamo pure nel loro brodo – pregando che anch’essi si ravvedano un giorno – tutti questi saltimbanchi della menzogna e il pubblico che gli dà spago; e, piuttosto, indichiamo, innanzitutto, col valore dell’esempio (che vale più di milioni di parole), che l’unica via d’uscita da questo labirinto apparentemente senza sbocchi è mostrare di amare la Verità più di ogni altra cosa, al di là di qualsiasi contingenza e convenienza.

Solo servendo il Vero (al-Haqq), come Lui ci ha indicato nel Libro e nell’esempio virtuoso del Profeta, ci si mette al riparo dalla falsità e dalla menzogna, per diventare quello che si è: haqqânî (vero, autentico). Il vero “liberato” deve passare attraverso tutti i gradi della “servitù” (o dell’umiliazione), mentre oggi turbe stravolte dal loro ego reclamano “liberazioni” scalmanandosi nelle strade e scatenandosi come degli invasati: e la ‘liberazione’ arriva, ma non dal Cielo, bensì dai bombardieri dei “liberatori”!

Se un uomo non serve il suo Signore finirà inevitabilmente (il più delle volte incoscientemente) per servire Satana. Che non dice mai la verità, mentre il Signore la dice sempre (sadaqa Llâhu l-‘azhîm, “Allâh l’Immenso ha parlato con verità”, si aggiunge dopo la recitazione del Corano)[9].

Solo disponendosi su questa ‘lunghezza d’onda’ le piccole menzogne e la grande menzogna (“la verità non esiste”) cesseranno di far presa… Infatti, l’uomo – anche il più apparentemente “perso” – alla fine cerca sempre la Verità, ma se non la trova dentro di sé, o meglio non tende verso di essa con un “retto credo” (Îmân), un “retto culto” (Islâm) e una “retta azione” (Ihsân) , andrà a cercare una delle tante “verità” fuori di sé, tentando, per giunta, d’imporla agli altri, il che è un classico indizio d’insicurezza.

Se non si sta nella Verità si resta fondamentalmente “insicuri”. Di qui la brama dei signori del “mondo moderno” di voler controllare tutto e tutti, anche coi “media”, riflesso di quello hubb ad-Dunyâ (l’amore per il basso mondo) condannato a chiare lettere dal Corano come una causa di perdizione. Una verità fasulla, al fondo della coscienza, non soddisfa, non dà pienezza, lascia del vuoto, e per questo si assiste al tentativo – che assume nella storia le forme più disparate, ideologiche o religiose – d’inculcarla a tutti quanti, utilizzando qualsiasi trucco o meschino e diabolico artificio.

NOTE

[1] Chissà perché, dal 1945, sono sempre i “cattivi” a violare i “diritti umani” e ad essere accusati (dai “buoni”!) di “crimini di guerra”. I “buoni”, autodefinitisi tali, sono mossi solo da lodevoli intenzioni e non si macchiano mai di alcun crimine!

[2] Ad onor del vero lo sbugiardamento a tempo di record è avvenuto giusto perché una tv satellitare russa ha mostrato le frottole delle reti occidentali e di Aljazeera, la ‘Bbc araba’ nel vero senso del termine.

[3] Una, purché sia: è lo stesso scenario che va preparandosi per l’aggressione ai danni della Siria.

[4] Non esiste infatti uno straccio d’economista “autorevole” che ponga la fatidica domanda: “Che fine sta facendo il petrolio iracheno?”.

[5] Sarebbe riduttivo qualificarlo solo come “occidentale”, considerata la diffusione a macchia d’olio delle medesime bufale su tutto il pianeta.

[6] Si pensi al nucleare, di cui si discetta con estrema sicurezza a un “Porta a Porta” tra politicanti, soubrette e giullari di corte, mentre chissà perché un ingegnere nucleare deve spaccarsi il cervello per conseguire una specializzazione! Gli unici “esperti” abilitati a parlare, su qualsiasi argomento, sono solo quelli organici ad un carrozzone politico, col che si capisce che nessun “esperto” viene mai interpellato per il semplice fatto di essere tale.

[7] Probabilmente la maggior parte dei ‘megafoni’ della propaganda dei “liberatori” non ha mai visto le immagini delle tantissime famiglie fatte a pezzi in Afghanistan, in Iraq, in Palestina, in Libano, in Libia… per limitarsi ai soli paesi arabo-islamici. Per essi scatta l’indignazione solo per la “Neda” di turno, per i “profughi”, per le Torri gemelle…

[8] D’altra parte ogni “problema” ha la sua radice nel dominio spirituale, ma solo per un’abitudine, o meglio un ‘velamento’, siamo abituati a considerare “problemi sociali”, “politici”, “economici” ecc.

[9] La radice sâd-dâl-qâf dà luogo a termini quali sadaqa (elemosina, carità), sadîq (amico), sâdiq (veridico, attendibile).

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