L’incoerenza logica dei sostenitori dei vaccini. Un esempio

di Enrico Galoppini

Un tale al 100% pro-vaccinazioni, dopo che sul sito dell’Ansa avevo segnalato la “lettera aperta” sui vaccini di Gava e Serravalle ed il libro di Montanari da me recensito, s’è messo a battibeccare col sottoscritto che, per una volta, è stato al gioco.

Per farla breve. In rigoroso carattere stampatello (così si ‘grida’ sul web, no?), m’ha messo in guardia, in quanto “alternativo” (del caxxo?), dal ricorrere ad una struttura sanitaria pubblica qualora, non essendomi sottoposto a vaccinazioni, contraessi una delle malattie “coperte” da vaccini. Dovrei curarmi a mie spese, senza gravare sull’erario pubblico e dunque anche su di lui!

Poi però mi rendo conto che il tipo ha una passione per le auto di grossa cilindrata ed i raduni automobilistici. Al che gli ho scritto che se tante volte, per questa sua passione, gli occorresse un incidente, per coerenza sarebbe opportuno che non si rivolgesse ad un pronto soccorso pubblico. E lui che mi risponde? Che quando fa queste corse al circuito paga fino a 150 euro per avere un dottore a disposizione. E con questo pensa di avermi zittito.

Ma la domanda sorge spontanea: se uno si fa un graffio o una contusione lieve, ci sta che basti l’intervento del medico ingaggiato al circuito… ma che si fa se il Nuvolari della Domenica si fa seriamente male? Viene portato al pronto soccorso pubblico… che diamine!

Se dovessimo seguire la logica di questo tizio, in pratica all’ospedale pubblico una buona metà degli infortunati e malati non dovrebbero essere accettati. Che fare dei fumatori incalliti che ormai comprano pacchetti di sigarette con su stampati messaggi terrificanti? E di quelli che si drogano di brutto o si scolano una bottiglia al giorno? Quei ragazzi con lo skate che saltano sulle scalinate o quegli altri che si dilettano col “parkour“? Che si fa quando si fanno male, li lasciamo lì come pasto per gli avvoltoi? Ci sono anche i frequentatori abituali di prostitute, che poi s’ammalano, per non parlare di quelli che coi loro comportamenti “innaturali” si beccano l’AIDS. 

Di questo passo, (s)ragionando come il tipo, si potrebbe evitare di portare all’ospedale pubblico praticamente chiunque, tranne quelli che s’infortunano sul lavoro (sempre che non abbiano trasgredito qualche “norma di sicurezza”), e chissà chi (pochi) altri. Forse nemmeno chi si fa male a casa, perché potrebbe, nel segreto delle mura domestiche. essere dedito a chissà quali infrazioni di “regole” e “normative” che l’italiano “alternativo” medio avrà sicuramente disatteso e trasgredito!

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