L'”eroe dormiente”

di Gabriele Rèpaci

federico_barbarossaFederico I Hohenstaufen, detto “Barbarossa”. La leggenda vuole che egli sarebbe stato in possesso della leggendaria Lancia di Longino, il soldato romano che inflisse la famosa ferita nel costato di Cristo da cui sarebbe sgorgato il sangue che Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto in seguito nel Santo Graal.

Secondo la leggenda chiunque fosse stato provvisto di quell’arma sarebbe risultato invincibile in battaglia, ma qualora l’avesse perduta sarebbe perito di lì a poco. Guadando il fiume fiume Göksu – stando sempre alle leggende – la lancia gli sarebbe sfuggita dalle mani e l’Imperatore sarebbe caduto da cavallo affogando sotto il peso della sua armatura.

Secondo un’altra leggenda egli non sarebbe morto, bensì entrato in sonno insieme con i suoi cavalieri in una caverna nelle montagne di Kyffhäuser in Turingia e, in un momento che non è dato sapere, si desterà e porterà la Germania alla sua antica grandezza.

L’idea dell'”eroe dormiente” destinato a tornare per assicurare il trionfo della giustizia contro le forze dell’empietà e della miscredenza è comune a molte tradizioni come quella Bretone (Re Artù), quella Zoroastriana (Saoshyant), quella Buddhista (il Budda Maytreya), quella Norrena (il dio Baldr), quella Induista (il Kalki Avatara) e infine quella Islamica (il Mahdi), che essendo l’ultima manifestazione della Tradizione Primordiale sintetizza tutte le tradizioni precedenti, le quali invece erano rivolte a comunità particolari.

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