E non se ne vuole andare…

di Michele Rallo

renzi_porta_portaNon se ne poteva più: riforme alla mattina, riforme a mezzogiorno, riforme alla sera; riforme prima dei pasti, riforme dopo i pasti; riforme in pillole, riforme in supposte, riforme in endovena.

Tutti ci chiedevano riforme, meglio se “strutturali”, cioè di quelle difficili da riformare (scusate il bisticcio). Tutti ci chiedevano riforme, dicevo: ce le chiedevano l’Unione Europea, la Goldman Sachs, il “New York Times”, perfino le agenzie di rating (quelle dello spread); ce le chiedevano la BCE, l’OCSE, il FMI e tutte le stramaledette sigle della macelleria sociale associata. Ce le chiedeva anche l’ambasciatore degli Stati Uniti d’America, che confessava al Corriere della Sera : «da Obama e dal vicepresidente Joe Biden ho sempre sentito appoggiare la sua [di Renzi] agenda di riforme.» E, per chi non avesse capito: «Il referendum sulla riforma costituzionale in ottobre [poi spostato in dicembre] sarà importante. È una riforma necessaria.»

E, appunto, quella in questione era “la madre di tutte le riforme”, la riforma della Costituzione democratica e antifascista nata dalla Resistenza; ovvero – per dirla con Benigni – della “Costituzione più bella del mondo”. Ma come – direte voi – perché riformare, cambiare, modificare la Costituzione più bella del mondo?

benigni_renziEbbene sì, anche la Costituzione più bella del mondo doveva essere riformata. Ce lo certificava lo stesso Benigni, folgorato sulla via di Damasco, anzi di Washington, invitato all’ultima cena di Obama assieme alla sindaca di Lampedusa (sbeffeggiata dai suoi amministrati con l’80% di NO) e ad altre “eccellenze italiane”. Certo, è difficile capire chi – fra i commensali – portasse più sfiga. Se Renzi, accorso al desco della Casa Bianca quasi a mo’ d’aperitivo per l’immancabile vittoria di Hillary Clinton, o il protettore yankee delle riforme e dei riformisti del mondo intero, altamente specializzato nello sposare le cause perse: il referendum inglese (e vinse la Brexit), le presidenziali americane (e vinse Trump) e, da ultimo, il referendum italiano (e ha vinto il NO).

Comunque, sembra che ce li siamo tolti dai piedi tutti e due. Anche se il nostro – vedrete – continuerà a darci fastidio pure dopo le dimissioni. Aveva detto che, se avesse perso, avrebbe lasciato la politica. Invece ha lasciato solo la Presidenza del Consiglio, ed è già in campagna per tentare di tornarci. Quando si dice la coerenza… Non dimentichiamoci che lui è quello di “Enrico stai sereno”.

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There is 1 comment for this article
  1. BENNATO BENNATI at 1:34 pm

    Il giornale ” La Verità ” di quest’oggi , sottolineava come il “premier” Matteo Renzi, dimettandosi dall’ufficio, venga a perdere, siccome politico di ” professione” , quella che, secondo il giornale, sarebbe l’unica ( se pure cospicua ) sua fonte di reddito, per cui, se le cose stanno davvero così, è prevedibile, da parte dell’interessato, qualche colpo di coda in extremis per mantenersi la carica.
    Fra le tante riforme costituzionali serie di cui necessiterebbe il nostro Paese, unitamente all’abolizione dei partiti politici e del sistema di lista ad essi collegato, per ritornare all’antico sistema uninominale, in cui i candidati vengono supportati da comitati che si formano prima delle elezioni, per poi sciogliersi dopo di esse, vi sarebbe , a mio avviso, quella di abolire la figura del politico di ” professione”, nel senso che potessero aspirare alla candidatura per gli incarichi pubblici , solo coloro che esercitassero regolarmente una professione o arte ( da dimostrarsi tramite denuncia dei redditi, iscrizione ad albi e quant’altro ) allo scopo sia di evitare che qualsiasi ” cursus honorum ” di natura politica nell’ambito della ” civitas”, si risolva in una sorta di professione lavorativa di ripiego ( per chi non ha voluto o non ha saputo esercitare le professioni che esercitano tutti gli altri ), sia di avere una certa qual garanzia che chi entraprende tale corso, conosca in anticipo dei problemi che si presenteranno alla sua attenzione, non teoricamente, per averli appresi dai giornali o dalle chiacchere degli altri, ma concretamente, in ” corpore vili” per così dire, in quanto anche lui, nel quotidiano, nel lavoro ecc. diretto protagonista della vita economica e sociale del Paese, con ricadute delle sue scelte anche sulle sue opportunità , i suoi redditi ecc.
    Purtoppo la Costituzione vigente , essendo il prodotto di un compromeso ideologico fra i partiti politici già formanti il C.L.N. è tutt’altro che la ” Costituzione più bella del mondo” e merita certamente di essere cambiata in più di un punto ( ad es. che ci stanno a fare le ” Regioni” , gli pseudo statarelli che tanto pesano sull’erario pubblico, se non per assecondare la sete di poltrone ” dei partiti ” ?), ma non quanto al bicameralismo che serve da filtro e da rallentatore relativamente alla produzione legislativa ( meno leggi vogliono dire meno obblighi e quindi più libertà per tutti ) e che quindi ha finalità intrinsecamente positiva che i promotori dell’espletato “referendum ” avrebbero voluto invece, assai sconsideratamente, eliminare ( la scuola, ” riforma ” dopo ” riforma” , ha perso assai di funzioni e smalto ed anche il semplice concepimento teorico di un ” referendum” come quello di qualche giorno fa, ne è uno dei suoi disgraziati frutti ).

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