Falsità ed ipocrisia occidentali dell’orrore verso l’ISIS. Cap. 4: le teste che volano

di Enrico Galoppini

orroreIn mezzo ad una completa confusione sul cosiddetto “fondamentalismo islamico” e la “guerra civile” interna allo stesso Islam, non c’è dubbio che il tele-suddito occidentale mediamente ignorante una cosa sull’ISIS la conosce senz’altro.

Sono le oramai leggendarie decapitazioni, con teste che volano a pranzo e a cena, servite dai tiggì della premiata ditta che si serve direttamente all’ingrosso del SITE, l’agenzia di “intelligence” che pare avere una strana esclusiva sul rintracciamento (e il confezionamento?) di questi “video dell’orrore”.

Il taglio della cocuzza – in un ambiente abituato ai “bombardamenti chirurgici” – suscita un’istintiva ripugnanza, in quanto ammazzare un altro essere umano come un capretto sarebbe il colmo della “barbarie”, mentre spappolarti con le bombe a grappolo o al fosforo rientrerebbe nella categoria delle operazioni militari condotte con perizia e senso della misura, con le inevitabili vittime civili stimate tra i “danni collaterali” che il progresso tecnologico, unito ad una “umanità” che nessun altro può vantare, pian piano eliminerà quasi del tutto.

Certamente può avere senso discutere se è accettabile un trattamento così spaventoso da riservare ai prigionieri, ma stabilire, per l’ennesima volta, una nostra superiorità morale per il semplice fatto che “noi” non tagliamo le teste fa semplicemente sorridere perché è la cosiddetta società laica e moderna – di cui la maggioranza degli sconvolti da ciò che “vedono” in televisione va fiera ed orgogliosa – ad essere stata fondata su cumuli di teste tagliate.

ghigliottina2Anche un somaro completo che avesse completato solo il ciclo della scuola dell’obbligo avrà appreso che la Rivoluzione Francese – assieme alla Marsigliese e alla “presa della Bastiglia” – è simboleggiata da un austero e tremendo marchingegno, la ghigliottina. Che di certo non servì per fare le unghie a chi – tra nobili, “nemici del popolo” e rivoluzionari stessi caduti inopinatamente in disgrazia – ci veniva piazzato sotto dopo un processo-farsa condotto in spregio ad ogni minimo senso del diritto.

La Rivoluzione Francese, sebbene abbia trionfato su cumuli di teste mozzate (ed altre delizie, come il genocidio vandeano), nelle medesime scuole dell’obbligo testé citate è presentata dai “programmi” e dalla stragrande maggioranza dei professori in maniera acriticamente positiva. Sia sotto l’aspetto ideologico, poiché lì avrebbe inizio l’insindacabile “democrazia moderna” (ma anche il Comunismo, che estremizzò il Giacobinismo), sia sotto quel particolare approccio, molto in voga in tempi di moralismo imperante, che prevede di assegnare patenti di rispettabilità o meno a seconda delle vittime da addebitare sul conto di un’ideologia e/o di un regime.

apocalyptoDuecent’anni e passa, in spregio a tutta una letteratura ed una saggistica storica davvero abbondante e documentata, sembrano essere trascorsi invano, così il docente medio delle scuole d’ogni ordine e grado – imbevuto di pregiudizi moderni – offre ai suoi studenti lo spettacolo del Progresso trionfante, mentre le teste dei “reazionari” e di ogni altro nemico infame ruzzolano giù come quelle delle vittime sacrificali del magnifico ed istruttivo film di Mel Gibson Apocalypto.

Nessuno che trovi quella furia omicida un tantino “strana” in mezzo a sperticate dichiarazioni d’amore universale e di rispetto per l’essere umano. L’homo ideologicus ben descritto da Augustin Cochin ne Lo spirito del Giacobinismo (trad. it. Bompiani, Milano 1989) non mostra ancora cenni di stanchezza e tiene banco ovunque, dalla scuola alla “cultura” più in generale.

D’altronde è un altro indiscutibile caposaldo della Storia moderna a vedere un bel po’ di teste mozzate. E cioè quel Risorgimento che non ebbe pietà di tutti quelli che sprezzantemente ebbe a definire “briganti”, le cui teste finirono anche in qualche “istituto di ricerca”.

Dunque, prima di scandalizzarsi tanto, il solito autoreferenziale Occidente dovrebbe farsi un esame di coscienza.

Dovrebbe – se ci è consentita la battuta – starsene un po’ più spesso con la testa sulle spalle ed evitare di “perderla” alle prime grida che si elevano dalla macchina della propaganda.

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