Dilemma irrisolvibile per la Sinistra europea: perché i comunisti ungheresi appoggiano Orban sull’immigrazione?
di Enrico Galoppini
Evviva, l’Europa è salva, la Civiltà è salva e così pure la Morale Universale!
Così, in questa maniera diciamo “imparziale” e “professionale”, titolavano questa mattina i giornaloni “democratici” che alla vigilia del quesito referendario ungherese sulla sottomissione ai diktat di Bruxelles in materia di “accoglienza dei migranti” non avevano fatto altro che dipingere scenari apocalittici in caso di vittoria del “sì”.
Ma poiché quest’esito era scontato, i fabbricanti d’opinioni occidentali fino all’ultimo si son messi a cavillare sulla questione del “quorum”, facendo finta d’ignorare che il primo ministro ungherese Orban, con un decreto legge dell’ultim’ora, aveva eliminato ogni valore alla soglia del 50% degli aventi diritto al voto.
Niente da fare: “La sconfitta di Orban”, titolava il Tg3 raggiante come “Il Sole 24 Ore”, abbarbicandosi alla storia del mancato quorum, ma omettendo di ricordare, a beneficio del suo pubblico “progressista” e “tollerante”, che quando il popolo d’Ungheria votò per aderire o meno all’UE vinsero i “sì” di una percentuale di votanti inferiore alla metà del corpo elettorale…
A Bruxelles adesso fanno i finti tonti e ostentano “rispetto” per l’elettorato ungherese sottolineando però che dalle “regole” e dagli “impegni presi” non si scappa (già, ma non dovevamo stare tutti meglio con l’Europa Unita?). Tutto secondo copione, perché è da lì che impongono a tutti i Paesi finiti nella gabbia euro-burocratica le “quote” di “profughi” che vengono direttamente trasportati qua ed imposti alle popolazioni autoctone, peraltro senza che questo “programma umanitario” preveda una fine, bastando infatti continuare a diffondere una martellante ed acritica propaganda su gente che “scappa dalla guerra”.
Anche qualcun altro, però, fa il finto tonto, ma il suo comportamento non è né comprensibile né tantomeno scusabile. Sto parlando della cosiddetta “sinistra”, che in teoria – molto in teoria – sta coi “lavoratori” ma nei fatti è schierata dalla parte del turbocapitalismo globalizzatore.
Son cose note, per carità, ma è bene ribadirle, specialmente dopo aver sentito il parere del capo dei comunisti ungheresi, intervistato un mesetto fa anche a proposito del referendum. In sintesi, il chiarissimo pensiero di Gyula Thürmer, espresso dal minuto 23.00 di questo filmato, è il seguente: quest’immigrazione incontrollata e senza limiti è folle; per prima cosa dobbiamo difendere i lavoratori ungheresi; condividiamo la linea di Orban sull’immigrazione; bisogna aiutare gli popoli in difficoltà a casa loro.
Pochissime le sbavature nel suo discorso (la storia della “fuga dalla guerra” andrebbe vista caso per caso: perché l’Arabia Saudita e le altre petromonarchie non accolgono i “profughi siriani”? è sensato diffondere l’idea che tutta l’Africa è un immenso campo dio battaglia???), ma sull’essenziale, ed anche qualcosa di più, ci siamo.
Quella dei comunisti ungheresi sull’immigrazione è una posizione che farebbe felice anche il leghista più convinto e persino i militanti di Forza Nuova. Ma a questo punto il Comunismo comincia a stare sulle balle anche al Tg3.
Nei Paesi dell’Europa Occidentale, quelli che hanno già visto la trasformazione dei Partiti Comunisti in PDS, DS, Ulivo, PD e poi chissà cos’altro che mi sto dimenticando, la linea dei comunisti ungheresi risulta ufficialmente assai indigesta perché “razzista”, “xenofoba” eccetera. Questo perché salvo rarissime eccezioni, come il partito d’ispirazione comunista guidato da Rizzo, che pure qualcosa in materia ultimamente ha detto, il mondo ex comunista italiano ed euro-occidentale s’è appiattito sulla linea del Partito Radicale, la quale ha del “proletario” una considerazione parecchio infima.
Qualcuno obietterà che i partiti comunisti dell’Europa dell’Est sono diversi dai nostri perché diversa è la loro storia (lì c’è stato effettivamente il Comunismo, geloso dei confini e alieno da ogni tendenza “radicale”), ma anche perché oltre il Danubio, dove riemerge sempre l’uomo carismatico dal piglio “patriottico”, anche i comunisti ufficialmente “all’opposizione” (come i “nazionalisti” spinti), si trovano a rincorrere il governo su posizioni “nazionaliste” per non perdere il contatto con la realtà (specialità della nostra “sinistra”) e dunque troppi voti.
In parte ciò è vero, difatti questo spiega perché parecchi “lavoratori” si sono stufati dei vari “sinistri” al caviale, votati e graditi da un tipo umano “buonista”, “cittadino del mondo” e fondamentalmente ostile a tutto quel che odora di “identitario”.
Questa “sinistra”, a favore di un’immigrazione senza limiti, trova il suo naturale complemento nella “destra”, ovvero nell’altra faccia del regime “democratico” sotto il controllo della Nato ed esautorato di ogni basilare sovranità. La prova provata di questo è che questa manfrina dell’“accoglienza” giustificata dalla “guerra” (che quando c’è davvero non si dice essere stata fomentata dagli occidentali stessi) non ci molla da oltre vent’anni, nel corso dei quali abbiamo visto di tutto al governo, persino un presidente del Consiglio che, abituato alle “sparate”, per tranquillizzare gli italiani sbarcò a Lampedusa annunciando d’aver preso casa anche lì!
A fronte del circo destra/sinistra del fronte democratico che condivide in tutto e per tutto l’ideologia liberista, l’europeismo più utopico e l’idea che il mondo non debba più avere frontiere, vi è un enorme vuoto, in attesa di essere riempito da una forza politica patriottica, inesistente anche perché questo regime è particolarmente feroce nel reprimere ogni avvisaglia di “reazione” al presente stato di cose.
In Ungheria e nell’est europeo in genere, sempre che non siano riusciti a blindare la situazione (come in Romania, attualmente, ridotta ad una succursale della Nato), il “centro” viene spontaneamente e fisiologicamente occupato da forze in una certa misura “patriottiche”, che se sono in buoni rapporti con Mosca (vedasi il caso dell’Ungheria) non possono non ribellarsi alle imposizioni dell’Unione Europea. Questo “centro” deve inoltre stare attento ad un’opposizione che, sebbene su alcuni punti fondamentali sostenga di fatto il governo, è ancora fortemente ideologizzata, cosicché il governo stesso deve tenere conto di questo fattore, il che gli evita di trasformarsi nel “nulla” dei governi occidentali, ridotti a meri esecutori dei fogli d’ordini inviati da Bruxelles e a torturatori dei loro governati.
Se non si comprende questo, trastullandosi invece con polemiche sul “razzismo” ed altri spauracchi, non si capisce l’atteggiamento auto-conservativo di popoli e governi come quello ungherese, assolutamente incomprensibili per il tele-suddito medio occidentale.
E così, quorum o non quorum, un fatto è certo. In Ungheria, nella “antidemocratica” Ungheria, si è votato sulle “quote di migranti”, mentre in Italia – dove si va avanti da anni con governi imposti “dall’alto” – non si vota su nulla, eppure ci si continua a raccontare la favola della “democrazia”.