Dai video di Bin Laden alla sceneggiata islamo-partenopea

di Enrico Galoppini

maria-giulia-sergioHa fatto il giro d’Italia (e di internet) la registrazione della telefonata di Maria Giulia Sergio (Fatima Zahra) ai suoi familiari in Italia, oggi tutti al centro di accuse che hanno a che fare col “terrorismo”, effettuata dai territori posti sotto l’autorità del sedicente “califfato islamico”.

Dopo gli attacchi alla sede del Charlie Hebdo e le stragi di turisti di Tunisia, basta poco a rinfocolare preoccupazione e odio verso tutto ciò che è “islamico”. Ma è proprio questo il punto: si mira a gettare tutto nel medesimo pentolone, in maniera che il tele-suddito – che a fatica distingue tra un buddista e un musulmano – ricominci a sudare freddo al pensiero di un centro islamico nei paraggi o anche solo di una famiglia musulmana praticante tra i vicini di casa.

Poco o nulla è cambiato dal clima successivo al fatidico 11/9/2001. A ondate periodiche, l’islamofobia serve a ricompattare gli occidentali, mentre gli stessi “apparati di sicurezza” tanto preoccupati per la nostra incolumità trescano alla grande con le “primavere arabe” e la sovversione di regimi che tutto erano e sono tranne che “fondamentalisti”.

In questa nuova fase della campagna islamofoba del terzo millennio, si registra dunque un nuovo fattore accanto a quelli già noti e sperimentati del “fondamentalismo” e dell’“integralismo”: quello del “jihadismo”. La giovane donna ed i suoi stretti familiari, tutti “convertiti all’Islam” (orrore!), sarebbero incappati in un non meglio precisato reato, che consisterebbe nel recarsi nei territori del cosiddetto ISIS per combattere “il jihad” che quello ha proclamato. Non ci metterei la mano sul fuoco, ma vorrei capire davvero se esiste una specifica norma che vieta di stabilirsi nei territori sottoposti all’autorità del cosiddetto “califfato”.

Si dirà che quello ci ha dichiarato guerra in quanto “Occidente”. Una dichiarazione invero strana perché, finora, se quello s’è dato anima e corpo a combattere i governi siriano e iracheno, a ridurre la Libia in un campo di battaglia, a tagliare le teste agli “apostati” (musulmani!), a minacciare la Russia e le sue posizioni nel Caucaso, a spedirci generosamente torme di “migranti” accolti a braccia aperte dal cattocomunismo e dal capitalismo occidentali, a massacrare inermi turisti in un paese ‘colpevole’ di aver eliminato dalla scena politica il braccio politico “moderato” del fondamentalismo islamico (e lo stesso dicasi dell’Egitto), non mi costa affatto che l’ISIS (né al-Qa’ida) abbia mai messo in cantiere un attacco ad Israele, che dovrebbe essere il suo “naturale” nemico.

dabiq_vaticanoInvece no, si va avanti con proclami contro i “crociati” e minacce spettacolari al Vaticano, mentre resta fuori dagli strali del “califfo” la galassia delle chiese protestanti americane ed europee, che pure non scherzano col proselitismo in terra d’Islam.

Tra America e ISIS, poi, in mezzo a dichiarazioni roboanti e qualche drone, di fatto son punture di spillo, mentre il prezzo più alto da pagare è – come da copione – per tutti gli altri, “alleati” compresi, i quali si sono intestarditi – almeno ufficialmente – nell’assurda ed autolesionistica missione di “esportazione della democrazia” dalla quale abbiamo sin qui raccolto altro che magagne e gatte da pelare.

Ma come si sceglie i “nemici” questo “Stato Islamico”? Come minimo, ci sfugge qualche elemento importante che non ci è dato di sapere.

Tutta questa caccia a chi cerca di “emigrare” nei territori del cosiddetto “califfato”, dal Regno Unito alla Francia, all’Italia, passando per un alleato di ferro della Nato, la Turchia, mi sembra allora una farsa bella e buona per riportare all’attenzione il “problema” del “terrorismo islamico”, dopo che la sovversione del mondo arabo sotto il nome di “primavera” è fallita in buona parte perché chi doveva sopportarne i peggiori sconquassi ha saputo reagire, dalla Tunisia alla Siria, dall’Egitto allo Yemen (dove dalla cabina di regia hanno costretto l’Arabia Saudita ad intervenire militarmente nel più assordante silenzio mediatico occidentale).

A San’a viene distrutto un “patrimonio dell’umanità” dichiarato dall’Unesco, ma i tele-beoti occidentali devono perdere il sonno per la distruzione di copie in gesso delle statue di Palmira. Che pagliacciata!

E che strazio doversi sorbire le telenovele su Skype di qualcheduno che s’è eccitato al pensiero di andare a vivere nel “migliore dei mondi possibili”. Non è forse quello della “utopia che diventa realtà” uno dei tòpoi classici dell’immaginario ideologico, e persino religioso, occidentale?

Abbiamo sopportato per decenni i miti ciechi ed unilaterali della “lotta di classe” e della “dittatura del proletariato”, che non erano solo minacciose “parole” ma si traducevano in azioni violente mirate alla loro realizzazione. Stiamo parlando di eliminazione fisica di quelli che venivano individuati – a torto o a ragione – come ostacoli. E siamo andati avanti per decenni con frasi fatte, avallate dallo stesso sistema di potere, come quella secondo sui “uccidere un fascista non è reato”.

Il “fascista” come il… “miscredente”, ma guarda un po’!

Siamo dunque sicuri che questa smania di individuare categorie malvagie che incarnano il “Male assoluto” sia una prerogativa “orientale” e, specificatamente, “islamica”? O non, piuttosto, un paradigma senza frontiere e che oggidì, con la “fine delle ideologie”, riesce, in mezzo a molti più “orientali” allo sbando, ad ammaliare, col suo semplicistico manicheismo, anche qualche occidentale?

volantinoislamofobiaE chi ce lo dice che spiattellando “casi” come questo della famiglia Sergio non si rincorra pure l’obiettivo di tenere lontane le persone dall’Islam? Sono persino in grado di suscitare seri dubbi di coscienza tra gli stessi musulmani!

L’Occidente è in una crisi di valori spaventosa, e non è certo dall’Islam – un Islam beninteso legato ai valori della Tradizione che per sua essenza è una – che possono provenire “pericoli” per chicchessia.

Ma per essere molto chiari ed obiettivi, bisogna sottolineare una cosa: che l’unica rilevanza di “casi” simili, quando non si tratti solo di una montatura mediatica e giudiziaria, sta nell’intenzione dichiarata di nuocere ad altri connazionali una volta che soggetti come questi, finiti sotto le lenti degli inquirenti e dei media, rientreranno in Italia. Acclarato questo pericolo, è doveroso prendere – come si procederebbe in tutti i casi consimili – le dovute misure per tutelare l’incolumità di tutti quanti.

Ma per il momento, in attesa che qualche “autorevole” medium e qualche magistrato “coraggioso” si prenda la briga di darci in pasto le conversazioni di qualche ambasciata “alleata”, magari proprio in materia di “terrorismo islamico” creato ad hoc, ci sia consentito di dubitare del fatto che una sceneggiata telefonica islamo-partenopea rappresenti il problema principale che dovrebbe togliere il sonno agli italiani.

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