Campagne Glbt ed equivoci sul concetto di “odio”

di Enrico Galoppini

Devo dire che questa me l’ero persa, anche se di solito non mi sfuggono le uscite più spericolate della lobby Glbt.

Le strade dei capoluoghi del Piemonte sono state tappezzate di manifesti celebrativi della “Giornata mondiale contro l’omofobia e la transofobia”, che recano in basso il patrocinio di tutte le cosiddette “istituzioni”.

marino_gay_prideMai come in questo caso è opportuno premettere “cosiddette”, perché quando un sindaco della capitale si pone in testa al “Gay Pride” e i soldi pubblici vengono spesi per insultare la religione predominante e chi la osserva significa che di “istituzionale” è rimasto davvero ben poco.

Questa volta, infatti, gli “attivisti” dell’omo(trans)sessualismo militante piemontese, che al Comune di Torino è riuscito nell’impresa di aprire un “servizio Glbt” appositamente dedicato a questo grave problema che colpisce la cittadinanza che fatica ad arrivare a fine mese… questi “attivisti”, dicevamo, hanno scelto per il manifesto della loro “giornataun’immagine a dir poco inopportuna per denunciare “l’odio che ti uccide”.

Che l’odio sia una brutta bestia, non c’è dubbio, perché filosoficamente parlando chi odia, qualsiasi cosa odi, non è un essere “risolto”, in quanto significa che esiste qualcuno o qualcosa in grado di suscitargli un malessere tale da corroderlo e poi rivoltarglisi contro da dentro e da fuori. Una conclusione, questa, sulla quale sono d’accordo anche gli psicologi che non partono da premesse religiose.

La rabbia e l’odio, a ben considerare, nascono dall’incapacità di “comprendere” letteralmente tutto quel che ancora non riesce ad essere “accolto”, o meglio “contenuto” in quel ‘recipiente’ che è il cuore.

Il che però non significa che se quei pochi che realizzano l’Amore nel vero senso del termine, e cioè i santi, siano indulgenti con gli errori e le deviazioni da ciò che Dio ha stabilito per il bene degli uomini in questo mondo e nell’altro.

Un conto è non odiare, un altro è ammettere lo scandalo.

Pieta-Michelangelo-glbtE questo manifesto con la Pietà di Michelangelo sfruttata per giustificare una posizione che, tra l’altro, trasuda odio verso chi non è d’accordo, mi pare davvero scandaloso.

E non è nemmeno il caso di spiegare perché. Chiunque non “militi” in una delle associazioni Glbt è in grado di comprendere immediatamente che il cadavere del Cristo tra le braccia di Maria Vergine non ha nulla a che vedere con la cosiddetta “omo(trans)ofobia” né con l’odio come lo intendono unilateralmente questi “attivisti”.

L’odio che portò Gesù al supplizio della croce dopo essere passato attraverso sofferenze sopportate senza manifestare alcuna forma d’odio (!), fu quello dei rabbini del Sinedrio.

Ma i loro discendenti spirituali, e cioè che quelli che ancora oggi non deflettono d’una spanna dalla loro posizione e che mentre pretendono “scuse” da tutti non si sono mai pentiti di quello che hanno fatto, sono diventati gli specialisti delle campagne di “denuncia dell’odio” che coverebbe sempre ed ovunque nei loro confronti.

Col che il cerchio si chiude, e si capisce come mai, in un’epoca che trasuda inganno e falsità da tutti i pori, possano esistere dei professionisti del vittimismo e del piagnisteo che mentre non subiscono (fortunatamente) nessuna “discriminazione” (se con ciò s’intende il dovuto rispetto quando analogo rispetto è tributato agli altri, oltretutto maggioranza) sono assurti a protagonisti assoluti della scena pubblica, occupando le istituzioni, sfruttandone le risorse e l’autorevolezza, e turlupinando così la maggioranza della cittadinanza con storie e “problemi” che per essa non rivestono alcuna rilevanza.

Il tutto, coerentemente, in nome dell’“amore”. Di un “amore” contraffatto, di una sua parodia tutta terrena e sessualizzata che è la logica maschera di chi per forza di cose deve riversare su chi non è “come lui” l’esclusiva della capacità di “odiare”.

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