Sulla “povertà” spirituale nell’Islâm

(a cura di ‘Umar A. Frigo)

faqrNel Tasawwuf (Sufismo) ci si definisce faqîr (povero) perché ci si ricorda a vicenda la “vera natura” ed il “vero stato” dell’uomo in questo mondo (dunyâ), come viene detto in questo versetto del Corano:

«O uomini, voi siete i poveri (fuqarâ’) [i bisognosi di Dio], mentre Dio, Egli è il Ricco (Al-Ghaniyy) colui che è sufficiente a Se stesso, il Degno di lode» [Corano, Sûra Al-Fâtir (Il Creatore) 35:15].

I Maestri Spirituali del Tasawwuf attirano l’attenzione del discepolo (murîd) sullo stato di «faqr» comunemente chiamato con «povertà spirituale» evidenziandolo come un passaggio “obbligatorio” per il cammino (sulûk) verso Dio e per la propria realizzazione spirituale. Realizzare la propria “povertà spirituale” nei confronti di Dio è perciò un passaggio molto “operativo” per chi vuol veramente “perfezionare” se stesso. Riporto di seguito alcuni brevi spunti, sui tanti che ci sono, su questo argomento, presi dai vari Sapienti, con l’augurio di “stimolare” la curiosità e l’interesse di chi leggerà queste righe, affinché ognuno possa trarne un beneficio personale, a Dio piacendo.

La Povertà Spirituale (Faqr) (da Shaykh ‘Abd el-Wâhid R. Guénon)

guenon_esoterismo_islamico«Si può definire “essere contingente” quello che non ha in se stesso la propria ragione sufficiente; un simile essere, per conseguenza, non è niente, di per se stesso, e nulla di quel che è gli appartiene in proprio.

È questo il caso dell’essere umano, considerato come individuo, cosi come di tutti gli esseri manifestati in uno stato qualsiasi, poiché, qualunque sia la differenza tra i gradi dell’esistenza universale, essa è sempre nulla nei confronti del Principio. Questi esseri, umani o no, sono dunque, per tutto ciò che sono, in totale dipendenza dal Principio, “al di fuori del quale nulla, assolutamente nulla, può esistere”; ed è proprio la coscienza di questa “dipendenza” che costituisce quel che numerose Tradizioni chiamano “povertà spirituale”.

In pari tempo questa coscienza (di dipendenza), per l’essere che vi sia pervenuto, ha per conseguenza il distacco da tutte le cose manifestate, in quanto un tale essere sa da quel momento che anche queste cose non sono niente e che la loro importanza è rigorosamente nulla nei confronti della Realtà Assoluta.

“Semplicità” e “piccolezza” sono altrettante attitudini equivalenti di quella “povertà” di cui si parla cosi spesso nel Vangelo, e che in genere è cosi mal compresa: “Beati i poveri in spirito, perché ad essi appartiene il Regno dei Cieli”. Questa “povertà”, in arabo el-faqru, conduce, secondo l’esoterismo musulmano, a el-fanà, cioè all’estinzione dell’“io”.

“Povertà”, “semplicità”, “infanzia” non sono che una sola ed unica cosa, e l’abbandono che tutte queste parole esprimono, culmina in una “estinzione” che è, in realtà, la pienezza dell’essere.

O uomini, voi siete i poveri (fuqarà) i bisognosi di Dio, mentre Dio è il Ricco (Al-Ghanì) colui che è sufficiente a Se stesso, il Degno di lode.” (Corano 35,15)

Le abitudini più tenaci da sradicare dall’anima sono “l’amore della gloria” e “l’amore della ricchezza”, affinché la gloria sia mutata in umiltà e la ricchezza in povertà.

“Umiltà” e “povertà” sono due porte monumentali per accedere a Dio e raggiungere la Sua Presenza».

 

Dal Corano:

«Non ti appartiene alcuna cosa nell’Ordine (divino) [laiysa la-ka mina l-‘amr shay’ (…)]. Ad Allàh appartiene ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra» (3:128-29).

«Di’: ‘In verità l’Ordine appartiene interamente ad Allàh’» (3:154).

«Di’: ’Tutto viene da Allàh’» (4:78)

«L’Ordine è interamente ricondotto a Lui» (6:123).

Massime sufi sulla “povertà spirituale”

al-bistami_tombaAbû Yazîd al-Bistâmî (m. 874) ricevette, tramite una voce interiore, un richiamo venuto da Dio che gli diceva:

«O Abû Yazîd! I nostri magazzini sono pieni di atti di obbedienza; vieni a Me per la piccola porta dell’umiltà (dhilla/khushû‘) e della dipendenza/bisogno (iftiqâr)! [la povertà spirituale (faqr)]».

‘Abd al-Qâdir Gilânî (m. 1166) ha detto:

«Io mi sono presentato a tutte le porte (del Paradiso), e dappertutto ho trovato folle di persone. Allora sono andato alla porta dell’umiltà (dhilla) e della povertà (faqr), e l’ho trovata libera. Sono dunque entrato ed ho chiamato: “Venite da questa parte!”»

Ahmad ibn ‘Agîba (m. 1809) ha detto:

L’umiltà (dhilla) consiste ad abbassarsi davanti a tutti i tuoi simili, davanti all’élite come davanti al volgo, in particolare davanti ai compagni ed ai fratelli che vi tengono in alta stima.

Quanto alla “povertà” (faqr) essa consiste nel rinunciare alle ricchezze e a vuotare il proprio cuore dalla preoccupazione di acquisirle.

(tratto da L’Autobiografia di Ahmad ibn Agîba).

La qualificazione dell’uomo è la povertà (al faqr); che l’uomo la realizzi, e la Ricchezza di Dio (al-Ghinâ) gli sarà presto data. Cosi pure colui che aspira a delle grazie elevate abbassi la sua anima e si cancelli davanti alle creature.

ata_allah_sentenze_e_colloquio_misticoIbn ‘Atâ’ Allâh (m. 1309) dice in una sua ‘sentenza’ (hikma):

«Realizza quali sono le tue qualità,

Egli (Allâh) ti soccorrerà con le Sue.

Sii cosciente della tua umile condizione (dhull),

Egli ti aiuterà con la Sua Potenza (’izza).

Sii cosciente della tua impotenza (‘ajz),

Egli ti soccorrerà col Suo Potere (qudra).

Sii cosciente della tua debolezza (du‘f),

Egli ti sosterrà con la Sua Forza (hawl) e il Suo Vigore (quwwa)».

Gli articoli de Il Discrimine possono essere ripubblicati, integralmente e senza modifiche (compreso il titolo), citando la fonte originale.

There are 2 comments for this article
  1. Bennnato Bennati at 7:12 am

    Al riguardo del precetto ” realizza quali sono le tue qualità “, per una sua interpretazione profonda, richiamo il concetto di ” indefinità semplice” ( nel simbolismo geometrico rappresentata dalla linea ) quale simbolo di una individualità integrale, come tale realizzabile con un immediato atto di sintesi, integrante un vero e proprio passaggio al limite ( non analiticamente, ché né una, né più vite, al riguardo, sarebbero sufficienti, la manifestazione delle dette “qualità” essendo indefinita e dunque inesauribile ), giusta quanto dallo Sheick Abdfel Wahed Yahia ( René Guénon ), illustrato in opere quali ” Il Simbolismo della Croce” e i ” Principi del Calcolo Infinitesimale” , su cui, se credete, potremmo qui effettuare collegialmente un approfondimento, utile per tutti.

  2. tango at 8:14 am

    Analizziamo : “ Quanto alla “povertà” (faqr) essa consiste nel rinunciare alle ricchezze e a vuotare il proprio cuore dalla preoccupazione di acquisirle.” Sarei piu’ propenso ad accettare la spiegazione semplice e chiarificatrice data da Enrico Galoppini:”— Il “povero”francescanamente inteso è il “povero di Spirito”.” La povertà anche materiale (San Francesco si spogliò di tutto quel che possedeva, come il Buddha e come tutti gli Inviati d’Iddio) può essere un segno della lampante consapevolezza realizzata intimamente che questa cosiddetta “realtà” è solo una parvenza della Realtà Suprema, ma guai a chi – in tempi di esagerazioni economico-sociali – intendesse vedere nella mera indigenza materiale una condizione che, automaticamente, fa spuntare l’aureola in capo, come purtroppo anche troppi religiosi fan credere a masse di cui cercano un consenso a buon mercato. La povertà materiale, difatti, quando non è gradita ed anzi è una sorta di una camicia di forza non piace a nessuno, né può costituire un deterministico punto di partenza per una “vittoria” spirituale. Sia il ricco che il povero (ancora intesi dal punto di vista del tenore di vita materiale) hanno le medesime possibilità di seguire la Via. Tutto dipende dal valore che danno a questo mondo, che non va disprezzato, ma certo va relativizzato per quello che è, ovvero una “possibilità”.— Onde evitare contradittori, rivolgiamoci umilmente alla verita’ del Sacro Corano. A’udhu billahi min ash-shaytaan-ir-rajeem [2:198] “ You commit no error by seeking provisions from your Lord (through commerce)” —[2:275] “Those who charge usury are in the same position as those controlled by the devil’s influence. This is because they claim that usury is the same as commerce. However, Allâh permits commerce, and prohibits usury. Thus, whoever heeds this commandment from his Lord, and refrains from usury, he may keep his past earnings, and his judgment rests with Allâh. As for those who persist in usury, they incur Hell, wherein they abide forever” — [30:46] “Among His proofs is that He sends the winds with good omen, to shower you with His mercy, and to allow the ships to run in the sea in accordance with His rules, and for you to seek His bounties (through commerce), that you may be appreciative..” ( uso la traduzione dall’arabo in inglese e non dall’arabo in italiano, per ovvi “motivi”). In questi versi ci viene spiegato il perche’ non incorriamo in errore se attraverso il commercio acquisiamo le nostre necessita’ materiali che possono essere intese non solo come un tozzo di pane [4:38] “They give money to charity only to show off, while disbelieving in Allâh and the Last Day. If one’s companion is the devil, that is the worst companion. ” [4:39] “Why do they not believe in Allâh and the Last Day, and give from Allâh ‘s provisions to them? Allâh is fully aware of them. ” [7:32] “Say, “Who prohibited the nice things Allâh has created for His creatures, and the good provisions?” Say, “Such provisions are to be enjoyed in this life by those who believe. Moreover, the good provisions will be exclusively theirs on the Day of Resurrection. We thus explain the revelations for people who know. ”

    Questo ultimo verso e’ “cristallino”.

    Per quanto riguarda Ahmad ibn ‘Agîba, : “l’ umiltà consiste ad abbassarsi davanti a tutti i tuoi simili, davanti all’élite come davanti al volgo, in particolare davanti ai compagni ed ai fratelli che vi tengono in alta stima.”

    Anche qui mi trova in disaccordo, l’ umiltà non consiste ad abbassarsi davanti a tutti i tuoi simili [9:114] “The only reason Abraham asked forgiveness for his father was that he had promised him to do so. But as soon as he realized that he was an enemy of GOD, he disowned him. Abraham was extremely kind, clement. ” [20:39] “Saying: ‘Throw him into the box, then throw him into the river. The river will throw him onto the shore, to be picked up by an enemy of Mine and an enemy of his. ” [25:55] “Yet, they still set up beside Allâh idols that cannot benefit them, nor harm them. Indeed, the disbeliever is an enemy of his Lord. ” [36:77] “Does the human being not see that we created him from a tiny drop, then he turns into an ardent enemy? Come posso dunque “abbassarmi davanti ai nemici di Allâh e di conseguenza miei? Tuttavia nel Verso [41:34] “Not equal is the good response and the bad response. You shall resort to the nicest possible response. Thus, the one who used to be your enemy may become your best friend.” —[48:29] “Muhammad—the messenger of Allâh —and those with him are harsh and stern against the disbelievers, but kind and compassionate amongst themselves”. Certamente e’ piu’ appropiato rispondere ed agire nel modo migliore ma di essere duro, rigito nei confronti del nemico e gentile e compassionevole tra credenti.

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