A proposito di “debito pubblico” ed “evasione”

di Enrico Galoppini

Con “l’Europa” che torna a bacchettare l’Italia per i suoi “conti”, tornano alla ribalta le due questioni del “debito pubblico” e della “evasione fiscale”. Figlie dell’altra, più a monte, che è quella della sovranità monetaria.

Sono dunque necessarie due parole sia sulla prima che sulla seconda questione che tanto danno da discutere più che altro a vanvera.

Sulla prima. La questione non sta nel cosiddetto “debito pubblico”, che pubblico non è, bensì contratto coi privatissimi “signori del denaro”, i quali si sono presi tutto questo potere perché, grazie alla cosiddetta “democrazia”, hanno potuto mettere al governo dei fantocci che hanno reso “legale” un abominio!

Sulla seconda. Né la questione sta nella cosiddetta “evasione”, che rebus sic stantibus (le tasse cioè vanno più che altro a coprire gli “interessi sul debito”, mentre una moneta emessa a debito non può altro che far salire il cosiddetto “debito pubblico”!) è quel che il famoso “uomo della strada” non può altro che escogitare per tirare a campare… Tanto, parliamoci chiaro, la canea che periodicamente fanno sull’evasione – con picchi di isteria come sotto il governo Monti – non è indirizzata a chi gode dei privilegi di un “mondo parallelo” (quello cioè in cui l’evasione non avviene con valigette piene di “contante”, bensì con clic da milioni a botta), ma a tutti noi, considerati a priori “furbetti” e dunque colpevoli dell’attuale stato delle cose!

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