Le strisce blu sono legali?

di Spectator

strisce-bluDa quando circola la parola d’ordine amministrativa delle “autonomie locali” i Comuni sono alla perenne ricerca di danari. Annaspano in un mare di debiti e di conti che non tornano.

E che si sono inventati da una ventina d’anni a questa parte, tra le varie delizie propinateci?

Le famigerate “strisce blu”, che hanno reso la maggior parte delle strade urbane a senso unico, dato che, insistendo sulla carreggiata, esse hanno ridotto lo spazio che c’era per la normale circolazione a doppio senso.

Ogni via è così diventata di fatto un parcheggio. A pagamento. E pure salato. L’aria, ça va sans dire, è irrespirabile come prima, ma ci raccontano che pagando, pagando e poi ancora pagando “salveremo il pianeta”.

Quello proveniente dalle strisce blu è un gorgo di soldi che i Comuni incamerano praticamente senza fare nulla, se non ridipingere ogni tanto le strisce ed incaricare del personale “ausiliario” di controllare se i cittadini hanno pagato il balzello. Con gente raccattata alla bell’e meglio e dotata di una pettorina che non dà loro alcuna “autorità”, ma che dobbiamo sopportare come tutto il resto.

Parcometri e riscossione vengono gestiti da “società” di comodo dietro le quali agisce quasi sempre (per non dire sempre) qualche prestanome o un “amico degli amici” del Comune stesso.

Apparecchi, oltretutto, che non restituiscono il periodo di sosta non sfruttato. Una cosa incredibile, quando tecnicamente ciò sarebbe possibile, ma che si spiega con l’evidente intenzione di estorcere denaro in maniera facile e truffaldina.

Insomma, uno schifo. Che diventa nauseabondo quando si scopre che i Comuni sono stati condotti al collasso finanziario anche grazie a spericolati “investimenti” in prodotti cosiddetti “derivati” o “tossici”. In breve, mentre nel “palazzo” giocano alla roulette coi soldi pubblici, la proverbiale “gente normale” deve versare continui oboli per tappare una falla dietro l’altra.

E poco importa che per fare cassa i Comuni adottino provvedimenti dalla dubbia legalità. Nessuno fiata. Anche se alcuni anni fa ci fu un gruppo di persone che – forte di una sentenza della Cassazione – si occupò di porre all’attenzione generale il problema delle strisce blu. Le quali non sono altro che porzioni di carreggiata, che per sua natura andrebbe adibita alla circolazione dei mezzi di trasporto ma che oggi viene sottratta alla sua normale destinazione d’uso.

Un parcheggio è un’altra cosa.

Ma cominciarono tanti anni fa con qualche piazza, dove si pagava avendo perlomeno in cambio un servizio: la custodia del mezzo.

abusiviE dove siamo arrivati? Che praticamente ogni strada cittadina è di fatto un ‘parcheggio’, sul quale imperversano, a vessare cittadini sempre più ‘pelati’ ed esasperati, parcheggiatori abusivi provenienti da ogni parte del mondo. Col risultato che sovente l’automobilista paga due volte, per mantenere tutti quanti.

Tutto fa brodo, pur di fare cassa, compresi i sempre più frequenti “dehors” che evidentemente fruttano più delle strisce blu. Chissà cosa s’inventeranno, prima o poi, per estorcere altro denaro e trasformare le strade in qualcos’altro.

La domanda che a questo punto uno dovrebbe porsi è la seguente: tutta questa valanga di soldi a cosa serve? Rispondono i soliti moralizzatori: ad offrire i servizi necessari.

Ma siamo sicuri che questi famosi “servizi”, avendo eliminato la demonizzata gestione diretta da parte del Comune, oggigiorno costino meno di prima? E come facevano, anche solo fino a vent’anni fa, i Comuni, ad andare avanti senza le strisce blu? Mistero.

Non sarà, piuttosto, che gli introiti di questi, come di altri odiosi balzelli, servono a pagare un indebitamento praticamente inestinguibile poiché a monte esiste un meccanismo perverso che fa indebitare sempre e comunque i Comuni?

Insomma, dove finiscono i soldi delle strisce blu?

Gli articoli de Il Discrimine possono essere ripubblicati, integralmente e senza modifiche (compreso il titolo), citando la fonte originale.

There is 1 comment for this article

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*