Un disastro della globalizzazione: i flussi migratori

di Antonio Messina

immigratiGli ultimi decenni del Novecento sono stati caratterizzati da un ampio spostamento di ingenti masse di popolazioni che – falcidiate da guerre o carestie – sono state costrette ad abbandonare la loro terra natia con la speranza di trovare altrove un destino migliore. Si tratta di un’ondata senza precedenti: centinaia di migliaia di uomini, spazzati via dall’Africa e dal Medio Oriente, raggiungono quasi ogni giorno le coste del Vecchio Continente. Questa situazione ha creato delle forti tensioni politiche nei paesi del mondo occidentale, determinando l’insorgere di una netta contrapposizione tra xenofobi e xenofili (1). Chi ha affrontato il problema dell’immigrazione, cercando di trovare una soluzione politica, lo ha fatto all’interno della dialettica di questa polarizzazione: da una parte i fautori delle frontiere chiuse, sempre pronti a dimostrare la “negatività” dell’immigrazione in termini di criminalità, lavoro, salute e demografia; dall’altro i sostenitori delle frontiere aperte, pronti ad accogliere i bisognosi in nome della secolare e intramontabile humanitas latina.

Pochi sono gli studi che hanno cercato di affrontare seriamente il problema dell’immigrazione ponendosi fuori dagli schemi precostituiti di siffatte opposte categorie, senza cioè cadere nella polarizzazione di cui ho accennato. I criteri di “moralità” e “immoralità” sono poco utili per comprendere il fenomeno in tutta la sua portata e vastità. L’immigrazione è un fenomeno globale, pertanto è necessario analizzarlo in un contesto geopolitico, considerarlo come una singola manifestazione del problema più generale della globalizzazione: la privatizzazione del mondo (2).

 

La disastrosa ideologia che ha partorito la globalizzazione

Alexandre_Zinoviev2Come ha fatto notare il filosofo russo Alexander Zinov’ev, oggi «noi viviamo in un mondo dominato da un’unica ideologia, portata avanti dal partito unico mondialista» (3), l’ideologia che Costanzo Preve ha definito capitalismo assoluto (anche se alcuni economisti tedeschi hanno preferito usare il termine Killerkapitalismus, ossia “capitalismo degli assassini” (4) ).

Questa ideologia aspira, attraverso le politiche neoliberiste imposte a Stati privati di ogni barlume di sovranità, alla massimizzazione del profitto, all’espansione dei mercati, all’accumulazione accelerata del plusvalore e alla «liquidazione più completa di ogni istanza, istituzione o organizzazione che potrebbe rallentare la libera circolazione del capitale» (5).

Il mito che alimenta siffatta ideologia è la creazione di una “società del benessere”, la più grande aspirazione del positivismo materialistico ottocentesco. Ma poiché le risorse non sono infinite, affinché alcuni godano di questo benessere è necessario che molti vivano in uno stato di perenne povertà. È così che abbiamo una prima frattura tra paesi ricchi (dove la ricchezza è detenuta da un’oligarchia affarista) e paesi poveri (saccheggiati delle proprie risorse e tenuti volutamente in stato di povertà permanente).

 

Prima causa delle migrazioni: la povertà artificialmente indotta

ziegler_privatizzazione_mondoStabilire le cause della povertà endemica dei cosiddetti “paesi del Terzo Mondo” richiederebbe una lunga trattazione storica, e un’ampia analisi sulla colonizzazione condotta dalle democrazie liberali. Ma in questa sede è indispensabile focalizzare l’attenzione sul ruolo svolto dalle oligarchie capitaliste, che effettuano investimenti industriali nei paesi poveri, sfruttando in tal modo i bassi costi di manodopera, con contratti a breve termine che causano un tasso elevato di disoccupazione. Un ruolo fondamentale è rivestito dalle cosiddette società transazionali (le cosiddette “multinazionali”), che controllano molte centinaia di migliaia di società affiliate in tutto il mondo e vendono la loro ampia gamma di prodotti sul mercato internazionale. Queste società controllano oltre un terzo delle attività produttive mondiali, sfruttano l’ampio differenziale fra tassi salariali del mondo per mantenere bassi i costi produttivi (6). Oltre alle società trasnazionali, il capitalismo interviene massicciamente nelle economie dei “paesi poveri” per mezzo del FMI (Fondo Monetario Internazionale) e dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio). Il sociologo Jean Ziegler ha mostrato il ruolo svolto da queste organizzazioni nelle crisi economiche di Brasile ed Argentina, per esempio, o nella devastazione della Nigeria e della Mauritania. Esse rappresentano la longa manus dell’imperialismo occidentale.

Nei paesi saccheggiati, depredati e sfruttati dal capitalismo, privati di ogni risorsa, ogni giorno circa centomila persone muoiono di fame. È un genocidio premeditato che si consuma in un pianeta le cui risorse alimentari potrebbero sostentare il doppio, se non il triplo, dell’attuale popolazione mondiale.

 

Seconda causa delle migrazioni: la guerra artificialmente indotta

navi_usaAssodato che il capitalismo occidentale è cresciuto, si è sviluppato ed è fiorito in virtù del fatto che le ricchezze sono state rubate ai popoli dell’America latina, dell’Africa e dell’Asia, a ciò bisogna aggiungere l’artificioso utilizzo della guerra come strumento di manipolazione, di minaccia e di controllo. Basti pensare al ruolo dei servizi segreti, ai dittatori imposti nei singoli paesi in quanto obbedienti agli interessi economici dell’occidente. È una guerra subdola, che il più delle volte avviene per mezzo di bande surrogate di terroristi, finanziati e addestrati dall’occidente allo scopo di destabilizzare e disgregare i paesi che non intendono “piegarsi” ai dettami dell’imperialismo occidentale (è il caso della Siria e dell’ISIS partorito dalla CIA).

Gli Stati Uniti si sono serviti regolarmente dell’Isis e di al-Qa‘ida per i loro fini politici, creando guerre civili e favorendo la proliferazione del terrorismo (7). Sarebbe auspicabile la stesura di uno studio che, partendo dai dati forniti dall’UNHCR, chiarisse le cause dei conflitti che dilaniano ogni singolo paese.

 

Lo sfruttamento delle migrazioni: cui prodest?

Schiavi_neri_nel_'700Le guerre e le carestie artificialmente indotte fanno sì che centinaia di migliaia di individui siano costretti, in preda alla disperazione, ad emigrare nei paesi occidentali, dove vengono sfruttati vergognosamente dagli oligarchi mondiali e nostrani, a danno dei cittadini dei rispettivi stati e dei disperati usati, col beneplacito dei governi vassalli asserviti alle lobby economiche che li finanziano. Coloro che non hanno la “fortuna” di ingrossare la fila degli schiavi sottopagati, ingrossano la fila della criminalità, sbocco inevitabile in una società decadente come quella in cui viviamo. Il problema risiede nel fatto che queste persone, entrate in Europa senza regole, trovano un’Europa decadente, falsa, inospitale e senza autorità, in cui le soluzioni sono: diventare schiavi o delinquere per sopravvivere. A ciò si aggiunge che all’immigrato, reso schiavo dallo “stato” che lucra sulla sua disperazione, non è concesso alcun modello di Cittadinanza Etico e di reale Integrazione, ma si sfrutta la sua peculiare “identità” per innescare nuovi conflitti sociali. Meglio una società disunita e frammentata, dove regna sovrano il multiculturalismo, piuttosto che l’Integrazione, l’Unità Morale e l’italianizzazione dei nuovi Cittadini di un vero Stato Nazionale.

 

Oltre la polarizzazione: un nuovo Modello di Civiltà

Se si vuole veramente risolvere il problema alla radice è necessario superare la polarizzazione su cui si è barricata l’opinione pubblica, e chiedersi: è giusto che migliaia di persone siano costrette a lasciare la loro terra? A chi giova tutto questo?

È chiaro che il fenomeno immigrazione è promosso dal capitale, sia indirettamente (attraverso guerre e carestie) sia direttamente (i migranti sono utili come schiavi sottopagati per distruggere i diritti sociali dei lavoratori). Esso inoltre è funzionale al dominio absolutus del capitale, che usa questo spostamento di euruomini allo scopo di promuovere la fallace ideologia del “multiculturalismo”, ossia la soppressione del concetto stesso di Civiltà (unitarietà di cultura, tradizioni, usi e costumi). Una società disgregata, senza valori, è più facile da piegare al monoteismo del Dio-Denaro.

Bisogna astrarsi dalle “soluzioni” politiche immediate, che non risolvono nulla, e adoperarsi per l’attuazione di soluzioni politiche a lungo termine. L’unica soluzione possibile è quella di abbattere quello che Proudhon definiva un «impero industriale», ossia combattendo contro il «feudalesimo industriale» al fine di «sottrarre i cittadini degli Stati contraenti allo sfruttamento capitalista e bancocratico». Solo al di fuori dalle logiche di questo sistema è possibile ripensare ad un nuovo tipo di società, in cui siano abbattuti i privilegi ed in cui le risorse del pianeta siano equamente distribuite a tutte le popolazioni del pianeta. Ma per arrivare a questo è necessaria una rivoluzione etica e politica, che riporti l’Uomo (oggi spoliticizzato) al di sopra di qualsiasi fattore economico o materiale.

          NOTE

  • Edoardo Greblo, Etica dell’Immigrazione. Una Introduzione, Mimesis, 2015.
  • Jean Ziegler, La privatizzazione del mondo. Padroni, predatori e mercenari del mercato globale, Mondolibri, 2003.
  • Alexander Zinoviev – Figaro -Magazine, 24th July 1999.
  • in Jean Ziegler, La privatizzazione del mondo… cit., p. 105,
  • Idem, p. 133
  • Arthur Getis Judit, Geografia Umana, Facoltà di Economia e Commercio, Palermo, p. 82.
  • http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-terrorismo-dellisis-e-le-complicita-delloccidente

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