Lo Stato etico corporativo come soluzione alla crisi europea

di Enrico Galoppini

Le nazioni europee come “idea”

nazionale-francia-2016Dopo la vittoria di Emmanuel Macron alle presidenziali francesi, una cosa definitiva la possiamo affermare: come l’America, nazione ideocratica per antonomasia, anche la Francia è diventata tale, così ad ogni elezione, e sempre più con la società “aperta” (e perciò anche multietnica) realizzata, gli elettori vanno a votare per una “idea” o l’altra della Francia.

In Italia stiamo andando nella stessa direzione, con migliaia di “profughi” alla settimana, al punto che già ora “l’idea d’Italia” della marocchina antifascista militante (*) vale più di quella dell’italiano i cui avi sono italiani da generazioni. Ma non finisce qui, perché a colpi di ‘rieducazione’ non solo esiste una base elettorale fidelizzata costituita da chi ha un concetto della Nazione ispirato alle campagne pubblicitarie della Benetton, ma si sta diffondendo sempre più un’ostilità preconcetta verso le fondamenta stessa di ogni Nazione, anzi di ogni Civiltà: la famiglia fondata sull’unione riconosciuta di un uomo e una donna con relativa discendenza di cui prendersi cura moralmente e materialmente.
Su quest’ultimo punto, inutile dirlo, gl’immigrati sono mediamente senz’altro meno degenerati di quegli “europei” dalla parte dell’unisex e del “gender”. Ma, probabilmente, se in un primo momento queste due tendenze (immigrazionismo e genderismo) possono entrare in rotta di collisione, le élite avranno stimato che a medio-lungo termine la contraddizione andrà risolvendosi, poiché i figli degli immigrati saranno debitamente “educati”, distaccandosi così dalle idee “medievali” dei loro genitori.

Fermi al 1789: Progresso contro Reazione

la-presa-della-bastiglia-rivoluzione-franceseNelle moderne Nazioni europee abbiamo dunque da una parte l’elettorato del Progresso, dall’altra quello della Reazione. Sembra di non essersi mai schiodati dal 1789, ma in estrema sintesi è così.

Certo, si può discutere di come l’alternativa a quello che Maurizio Blondet ha definito “il partito unico dell’Europa post-nazionale” sia ancora debole in termini di proposta politica e culturale, troppo rivolta al passato o, per parafrasare la categoria interpretativa proposta in apertura, ad una certa “idea del passato”. Ma l’impressione è che con l’aumento costante degli immigrati ed il Progresso en marche a colpi di “uteri in affitto”, “nozze gay” e ius soli, i Padroni del discorso si siano messi in una botte di ferro rappresentata da un elettorato “progressista” coltivato come verdure in serra pronto sempre e comunque a sostenere il Sistema (delle banche, ricordiamocelo e ricordiamoglielo).

Si è poi di fronte ad un corpo elettorale che, per giunta, non tollera più un capo, poiché nessuno intende più obbedire a nessuno (coscientemente, s’intende), tanto sono diffuse le illusioni anarcoidi della “libertà” e dell’ “eguaglianza”. Illusioni funzionali alla procrastinazione del Capitalismo e del “Mercato”, in continua evoluzione e tendenti verso la distruzione di ogni nozione di “limite”.

macron-rothschildZelanti esecutori di questo programma sono i Renzi, i Macron e, prima di loro, i Cameron, gli Zapatero (qualcuno se ne ricorda più?) e chissà quale altro personaggio messo su per non far vincere “il populismo”, “la destra”, “il fascismo”.

Lì per lì il guitto di turno sembra il “messia” che salverà la Francia, l’Italia eccetera dal Fascismo Eterno, ma quando avrà svolto la funzione per la quale è stato pompato verrà riposto in soffitta con gli altri vecchi giocattoli. Nulla deve più durare: per questo hanno cominciato la “rivoluzione” con l’eliminazione delle teste coronate, fino ad arrivare alle più recenti teorizzazioni di un mandato parlamentare per un massimo di due legislature. Uno vale uno. Cioè, uno vale l’altro, tanto la scorta di toy boy della politica democratica è inesauribile.

Finisce per avverarsi, dunque, la ‘profezia’ di chi ha vaticinato, forte della sua contiguità col Potere, una condizione nomadica, “migrante” sotto ogni aspetto, che attende tutti gli europei. Eletti ed elettori. Che poi questa sia una spudorata propaganda per gabellare come positiva l’assenza di ogni certezza e di ogni punto fermo è un altro paio di maniche, ma qui quello che conta è constatare come nel breve volgere di tempo le Nazioni europee si siano trasformate, a colpi di “globalismo”, in una sorta di club del quale si fa parte comprando una tessera che vale i soldi necessari per “pagare i contribuiti dei nostri vecchi”. Dei club nei quali ogni giorno si canta, si balla, si cucina e si offre l’opportunità, ai più “fortunati” (i più scaltri e a loro agio con le “regole” di questa società “fluida”) di accedere, come Macron, alla plancia di comando di un aereo teleguidato i cui proprietari non si fanno alcuno scrupolo, a seconda della tratta, di fare e disfare l’equipaggio, a partire dal comandante in capo, rimandato con le mostrine strappate a rifare le “primarie” e/o tenuto sulla graticola giudiziaria fintanto che non la smette di montarsi la testa.

Una nuova “guerra di idee”

messina_stato_eticoMa se guerra di “idee” dev’essere, che sia, allora. Per questo un movimento che seriamente intenda invertire la rotta rispetto a quella tenuta in questi ultimi trent’anni, quelli cioè del “turbocapitalismo” che ha voluto le “migrazioni globali”, l’inversione di paradigmi indiscutibili da millenni e la distruzione di ogni nozione di “limite”, non potrà che ripartire dalle “idee a posto”, per dirla con De Benoist. “Idee” sulle quali non conterà moltissimo essere italiani da generazioni o “nuovi italiani”. Questa è una sfida che riguarda i partiti “anti-sistema”, ma in realtà ancora dentro il sistema fintanto che non ricalibreranno la loro proposta in base alla nuova situazione. Il che non è detto che sia un male, poiché per troppi anni si è equivocato tra “la destra”, qualsiasi tipo di destra purché contro “la sinistra”, e un’idea capace di parlare a tutti quelli che, per un motivo o per l’altro, rivendicheranno l’esigenza di riportare al centro del discorso politico lo Stato.
Uno Stato – come ha titolato Antonio Messina un suo importante saggio – etico e corporativo. Che è l’esatto contrario dello status quo attuale, nel quale lo Stato è stato svilito e svuotato d’ogni significato superiore, l’etica è finita nel fai-da-te eterodiretto dai fabbricanti d’opinioni ed il lavoro è diventato più un “mercato delle vacche” piuttosto che un’attività quale la concepivano un Giovanni Gentile o anche solo un Ugo Spirito. Un’attività nella quale gl’interessi dei datori di lavoro e dei lavoratori, conflittuali in regime liberal-democratico, trovano grazie allo Stato e all’etica da quello promossa una ricomposizione all’insegna dell’interesse comune dei “produttori”.

L’alternativa è presto detta: un simulacro di Stato mantenuto solo per esigenze coercitive ed impositive dei dominanti; un’etica a rovescio rispetto a quel che è stato normale da sempre e ovunque; l’illusione del “successo” all’americana, con qualcuno baciato dal “dio denaro” ed il resto che arranca per sbarcare il lunario.

Nota:

(*) Quello dell’immigrato antifascista militante è davvero un fenomeno penoso ed inqualificabile, poiché abbracciando l’ideologia ufficiale del Sistema dimostra di essergli completamente subalterno, anche sotto il punto di vista intellettuale. L’immigrato antifascista – incline cioè a vedere il “fascismo” in ogni cosa che, ideologicamente, politicamente e socialmente, non gli piace – per prima cosa non sa assolutamente nulla sul Fascismo storico (1922-1945), sulle sue realizzazioni e sul fatto che rispetto alle popolazioni colonizzate fu proprio l’Italia fascista a voltar pagina rispetto ai metodi di sfruttamento brutale ed unilaterale messi in opera dalle “Grandi democrazie” (Inghilterra e Francia in primo luogo). Egli non sa inoltre che fu proprio il Fascismo ad ispirare numerosi leader delle varie lotte anticoloniali da un parte all’altra dell’Asia e dell’Africa. L’immigrato antifascista risponde dunque ad un riflesso condizionato, quello cioè di chi ha mandato a memoria perfettamente la “lezioncina” funzionale alla perpetuazione del vigente ordine politico ed economico liberal-democratico, nel quale lo Stato, svilito e spogliato di ogni riferimento etico e spirituale, si risolve in una macchina burocratica che invera l’ideale “contrattualistico” di Rousseau, nel quale anch’egli, individuo ormai “né carne né pesce”, va ad ingrossare le fila dei volenterosi sgherri del regime del “libero mercato” e del corrispondente tipo umano “nomade” e “sfuggente”.

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There is 1 comment for this article
  1. Bennnato Bennati at 3:00 pm

    Vi sono momenti nella storia in cui l’ unico modo per andare avanti è ritornare indietro e l’attuale è uno di questi, onde la Reazione , rigorosa , severa, senza compromessi,su tutti i piani, quello pubblico e quello privato, è ormai un imprescindibile dovere morale e sociale.
    Il Re è morto, viva il Re!

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